giovedì 2 giugno 2011

BATTLES: “Gloss Drop” (2011, Warp)

A volte ritornano: così si potrebbe iniziare a parlare di “Gloss Drop”, il nuovo disco dei Battles che segue a quattro anni di distanza quello che fu l’acclamatissimo “Mirrored”, visto come uno dei migliori esempi di MathRock (sorta di rock sperimentale emerso a fine anni ’80 basato su atipiche strutture ritmiche e irregolari momenti di start/stop) degli ultimi anni. Sì perché, dopo la dipartita dal gruppo del cantante e polistrumentista Tyondai Braxton (figlio del celebre jazzista Anthony) ci si chiedeva come avrebbe potuto proseguire l’avventura del supergruppo formato dal chitarrista Ian Williams (già nei Don Caballero, precursori del genere), dal chitarrista David Konopka (precedentemente nei Lynx) e dal monumentale batterista John Stainer protagonista prima della noise core band degli Helmet e successivamente nel progetto Tomahawk di Mike Patton.
La risposta è altrettanto semplice quanto funzionale al progetto: con un album prevalentemente strumentale e fatto di ospiti che colorano qua e là il disco dando una profondità maggiore del puro e semplice tecnicismo. Così come la presenza di Matias Aguyano dona a Ice Cream (primo singolo tratto dall’album) una atmosfera solare e funky che già si intuisce dal titolo del brano, allo stesso modo, Gary Numan rende noiser e più compatta la esplorazione jungle, accompagnata da un potentissimo basso, di My machines oppure la Blonde Redhead Kazu Machino innesta un sensuale up-tempo in Sweety & Shag e Yamantaka Eye riempie i quasi otto taglienti minuti della drum’n’bass rallentata di Sundrome di urla, versi e monosillabi ai limiti dell’assurdo. Il resto è un susseguirsi appunto strumentale con tempi dilatati come nel terzetto di Futura, Inchworm e Wall street che spazia dallo swing al caribe alle atmosfere da dance-hall per arrivare alle ritmiche d’acciaio di Dominican Fade e White Electric dal potente incedere post-rock. La precedente furia espressiva fatta di tecnicismi da funamboli dello strumento intenti all’esplorazione dei più oscuri angoli del suono lascia il posto ad una
non intenzionale (almeno nelle dichiarazioni dei membri del gruppo) voglia di divertirsi quasi a voler esorcizzare il passato e sentirne meno il peso. Un disco che gira sul mio lettore da una settimana ininterrotta: era iniziato in quattro sulle fondamenta del lavoro precedente e, dopo la dipartita di Braxton, è stato completamente rilavorato partendo da una Ground Zero sonora senza la quale non avrebbe sicuramente visto la luce, con i suoi ritmi indubbiamente più solari del passato, i grooves avvolgenti, gli ospiti non invadenti ed il generale senso di libertà che, più che parlare di chi se ne è andato, sembra guardare al futuro con rinnovate idee. Insomma, a questo nuovo giro di giostra da cui è saltato giù uno dei protagonisti sembra comunque che la battaglia tra passato e presente sia stata vinta e si sia pronti a guardare al futuro con ottimismo rinnovando stimoli; dopo aver scalato la montagna di "Mirrored" ora i Battles hanno voglia di affrontarne altre, non meno difficili ma semplicemente diverse e allora, zaino in spalla, attrezzatura pronta e questo disco nel lettore; la vostra estate non potrà essere migliore!
Ubaldo Tarantino
Warp

1 commento:

michele passavanti ha detto...

Disco che sembra interessante...da approfondire.