lunedì 30 maggio 2011

TY SEGALL: “Ty Rex EP” (2011, Goner)

E mentre a distanza di 34 anni dalla sua morte, l’industria discografica continua a sfornare antologie di Marc Bolan e i suoi T.Rex (l’ennesima all’inizio di quest’anno, questa volta ad opera della Spectrum/Polydor), e la Gibson ha appena resuscitato il modello di Les Paul, replica tributo di quello da lui più frequentemente usato, Ty Segall sente il bisogno personale di rendergli omaggio con un EP di 6 canzoni da lui reinterpretate. Ty Segall è sicuramente, insieme a King Khan, uno dei personaggi più rilevanti del panorama garage da dieci anni a questa parte.
Dopo aver maltrattato la tradizione folk, pop, surf, rock americana con varie creature come Traditional Fools, Epsilon, Sic Alps, Party Fowl in una propria rivisitazione pigra, indolente e rappresentativa dell’autentico spirito punk “fai da te”, Segall ha intrapreso un suo percorso solista che consta di quattro album ufficiali (il quinto in uscita a metà giugno) alcuni dei quali registrati tra la camera da letto e lo studio, o pubblicati esclusivamente in cassetta e vari EP, 7” tra cui il nuovo “I can’t feel it” di imminente uscita più questo nuovo “Ty Rex”. Ciò dovrebbe bastare per darci un’idea del personaggio in questione e del ritmo con cui la sua incontenibile ispirazione si traduce in progetti e uscite discografiche. Questo aspetto lo accomuna al sopracitato King Khan, a differenza invece dell’età, che risulta sorprendente se si pensa che ha solo ventun’anni. Il suo sound scarno e amatoriale, un confuso amalgama di chitarre
ruvide, abrasive come solo i Cheater Slicks ci avevano fatto conoscere, e spesso ornato da interventi di elettronica cheap e vintage, una voce molto riverberata che dà al tutto un senso di sospensione, diventa un curioso esperimento se applicato al repertorio di un Marc Bolan che della ricerca dei suoni aveva fatto un’ossessione. Quello che ne emerge di primo acchito, è quanto le melodie degli originali riportino in vita il mito stesso, a riprova del vero e proprio genio di chi le ha pensate: suonale come vuoi, ma l’appeal compositivo è inconfondibile. Si parte con Fist Heart Mighty Dawn Dart col suo irresistibile ritornello, l’hard rock di Buick McKane che nella rendition di Segall non cala assolutamente il tono, per procedere con The Slider dall’omonimo album del ’72 e Woodland Rock dal successivo "Bolan Boogie", mentre Salamanda Palaganda e Elemental Child vengono riesumate dal primo periodo dei Tyrannosaurus Rex, quando il loro suono più folk e psichedelico si limitava alla chitarra di Bolan e le percussioni di Steve Took. Senza pesare in maniera troppo reverenziale Ty Rex ep. riesce benissimo nell’ intento commemorativo, riconfermando l’estro personale di Segall davvero interessante e promettente che sì, ha ancora di che crescere, ma non a caso la Sub Pop da un po’ di tempo se lo sta filando, e sembra stia per riuscire ad accaparrarselo. Se la speculazione sui miti deceduti è ancora uno degli stratagemmi commerciali più sfruttati, diciamo che tra ciò che di recente riguarda il dinosauro del glam-boogie, questo disco fa sicuramente la sua porca figura e non vi toglie nemmeno troppi soldi dalle tasche. Uscito in occasione del Record Store Day, e stampato in sole 1000 copie, pare sia reperibile esclusivamente dall’etichetta stessa. Se siete ancora in tempo.
Federico Porta
Ty Segall – Woodland Rock
Goner Records

1 commento:

Anonimo ha detto...

Beh! dopo questa recensione non mi resta che ascoltarlo. Un'altra novità grazie a Distorsioni

SDH