Non manca nulla, tranne, forse, la rivoluzione. Per essere un “preludio” - come lo definisce l'autore Antonio Canto - questo ep d'esordio non se la cava male e svolge perfettamente la propria funzione di biglietto da visita. Quello che emerge dall'ascolto è il ritratto di una band capace, dal suono ben rifinito (certamente coadiuvato da un ottimo lavoro di produzione), dalle capacità interpretative indubbie, diplomata a pieni voti alla scuola del pop-rock italiano più classico, più radiofonico e meglio vestito. Le cinque tracce si lasciano ascoltare piacevolmente grazie a riff pop da manuale e ad arrangiamenti accurati che sanno spostare il focus dalle chitarre - patinate quanto basta - al pianoforte, che sottolinea abilmente i picchi sentimentali della composizione.
Il cantato è garbato e gradevole, porta a casa il risultato senza strafare, senza eccedere in nulla, restando perfettamente dentro le righe di un prodotto fatto per piacere o almeno per non dispiacere. In sintesi, il poco che ha da dire questo EP lo dice benissimo. Qualche diverbio amoroso, qualche malinconia generazionale approfondita quel tanto che basta per dare un senso agli accordi in minore, ma la rivoluzione, sebbene sia a un passo, ancora non compare neanche all'orizzonte. D'altra parte la rivoluzione è una vecchia signora dal passato scandaloso, che si è ormai abituata a essere chiamata in causa ogni cinque minuti e per le ragioni più insignificanti. Tutti questi elementi, naturalmente, garantiscono al progetto Latraccia ottime possibilità di “sfondare” nel mondo elegante e scanzonato del pop sanremese, se nel primo full length comparirà almeno un “singolone” da hit parade. Un'altra possibile interpretazione di questo lavoro è che si tratti semplicemente della prima prova di una band che deve ancora trovare la propria personalità artistica. Di fatto l'unica vera pecca di “Ad un passo dalla rivoluzione” è la mancanza assoluta di originalità tanto nella composizione quanto nei testi a favore di una pulizia esecutiva impeccabile. Si ha l'impressione che l'impegno della band sia stato riversato principalmente sul “fare i compiti” per essere promossi a pieni voti, piuttosto che su una qualunque urgenza espressiva o stilistica, che non emerge nei ripetuti ascolti. Del resto non è obbligatorio che ogni disco prodotto cambi a chiunque lo ascolti la vita e il modo di vedere la musica: in questo caso il rischio è particolarmente lontano.Angela Fiore
Sarò peggio ioLATRACCIA
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