Correva l'anno 2005 quando prese forma e vita il progetto Eveline, splendido ensemble musicale nato in quel di Bologna, anche se già attivo da inizio secolo, quando aveva registrato un paio di ep autoprodotti, persi e dimenticati nel limbo dell'underground indie. E' con immenso piacere che sottolineo la provenienza geografica dei quattro Eveline,
visto che per quanto riguarda le produzioni nostrane ultimamente sembra cresciuta la quantità delle stesse con una non sempre adeguata corrispondenza del valore artistico mostrato. Questo “αω” segue di tre anni il precedente “Waking up before” (2008) uscito addirittura per una label anglo-canadese, la Sonic Vista Recordings e ben di cinque il primo vero lavoro “Happy Birthday Eveline !!!” (2003), pubblicato inizialmente dai veneziani della Shyrec e poi passato in mani germaniche per una distribuzione più capillare in tutta Europa. Gli Eveline non rendono note le loro identità, un pò come succedeva per i pazzi californiani The Residents, probabilmente per essere considerati un collettivo musicale più che quattro distinte personalità unite insieme. Il titolo del nuovo disco richiama altri titoli leggendari dell'underground passato e recente, cito a memoria un capolavoro misconosciuto come “The Cycle is Complete” (1971) dell'ex bassista dei Buffalo Springfield Bruce Palmer, che conteneva nelle sue lunghe 4 tracce un brano intitolato Alpha-Omega-Apocalypse, mentre degli artisti recenti sono i geniali Boards of Canada, duo scozzese di elettronica, che hanno così intitolato un brano da uno dei loro lavori migliori, “Geogaddi"(2002). I paragoni con gli esempi di cui sopra non si fermano qui: sono le sonorità dei bolognesi a ricordare certe atmosfere degli artisti citati, anche se risulta quasi impossibile fare riferimento a qualcosa in particolare visto il variegato lavoro sonoro alla base di questo disco. To kaluza's white quasar apre in maniera inquietante αω, atmosfere plumbee e la voce malata del cantante, forti i richiami con certi gruppi del glorioso Kraut Rock, lo stesso vale per le successive Interstellar, e Omega: qui sono i favolosi Can di “Tago Mago” o “Ege Bamyasi” a fare capolino, base ritmica ridotta all'osso con basso incalzante ed improvvise esplosioni ritmiche. A seguire She's from Mars, a mio parere il punto più alto di tutto il disco, 5 magici minuti, con una suggestiva intro pianistica, poi un lungo break strumentale e di nuovo la quiete dopo il temporale, cori celestiali in lontananza ci conducono alla fine dell'estasi sonora.
Non a caso questo magico brano è stato scelto come primo video tratto da “Alpha Omega”, le immagini sono davvero suggestive, pure questa a suo modo è una mini-opera d'arte girata dal bravo Andrea Fasciani, allievo del grande Werner Herzog, il tutto è tratto da un suo cortometraggio.
Dopo ll breve frammento sonoro di Last time at Alpha Centauri, anche qui più Can che Tangerine Dream, ai quali il titolo rimanda, arriva Terrible N°1 che non è così terribile come promette il titolo anzi: qui sono le liquide tastiere a farla da padrone, si strizza un occhio alla Astronomy Domine barrettiana, lo spazio intanto si avvicina e siamo pronti al decollo. La breve Little Comet è il preludio alla fine, lo space captain ci dà le ultime coordinate, 2011 odissea nello spazio verrebbe da dire. L'ultimo viaggio per arrivare a destinazione è quello più lungo, sono gli 11 minuti della epica Lunar 8, un blend sonoro a base di Radiohead di “Kid A” con qualche spruzzata di corrieri cosmici teutonici, la degna conclusione a quello che si può a tutti gli effetti considerare uno splendido space concept album. In un paese come l'Italia in cui la fuga di cervelli è un dato ormai tristemente assodato è davvero incredibile che anche nell'ambiente musicale formazioni come quelle degli Eveline siano più stimate all'estero che da noi. Il gruppo bolognese è stato infatti impegnato in un tour fianco a fianco con i Battles uno dei gruppi più in evidenza del momento, con ben trenta date in giro per l'Europa: inoltre dopo la pubblicazione di questo αω avvenuta a marzo la band ha scorrazzato in lungo e in largo tra club, teatri e locations varie, con alto gradimento di pubblico, per qualcosa come 60 show complessivi, molto oltre la media delle bands nostrane. Sperando che questo articolo accresca la visibilità di questo interessantissimo progetto, vorrei infine rivolgere un caloroso ringraziamento a Matteo, Valentina, Marina, ovvero a tutti gli splendidi ragazzi della Locusta, del Leningrad Cafè e del Locomotiv, per il grosso lavoro di promozione musicale che stanno facendo in quel di Pisa e Bologna, e senza i quali questa recensione non sarebbe stata la stessa.
Ricardo Martillos
EVELINE AT URTOVOX
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