Evoluzione naturale dei (Social)Deviants (vedi Distorsioni, 10 ottobre 2011) The Pink Fairies hanno proseguito anch’essi sulla strada della provocazione sonora con la loro musica e con i loro contenuti, ma con una visione meno politicizzata dei loro predecessori e molto più rivolta verso situazionismi art rock e provocazioni freak.
Devoti alle droghe pesanti a agli allucinogeni, furono una band con un grande potenziale commerciale, avevano il look giusto e suonavano alla grande un potentissimo hard rock saturo di elettricità: potevano essere dei potenziali concorrenti per superstar dell’epoca come i Led Zeppelin o i Deep Purple, ma il loro modo di porsi anarchico e trasgressivo, la loro scarsa attitudine al compromesso e ad edulcorare i contenuti spesso carichi di oscenità dei loro testi, li fece rimanere in ambito underground, senza permettere loro un vero successo commerciale di massa. La band nacque nel 70 per mano del trio Sanderson, Hunter e Rudolph, reduci dal disastroso tour americano dei Deviants e dagli scazzi con Mick Farren. Presero il nome per la band, da: Pink Fairies Motorcycle Club and All-Star Rock and Roll Band, denominazione ripresa da un racconto del manager dei Deviants, Jamie Mandelkau e utilizzata per le attività svolte dopo la loro collaborazione alla registrazione dell’lp "Think Pink" di John “Twink” Adler; questi in seguito fu cooptato come batterista per la nuova band, poi più brevemente chiamata: The Pink Fairies. Fu una delle rare rock band con (quasi sempre) due batterie in organico, il loro lavoro ritmico fu devastante e caratterizzò il sound dei Fairies, che fu ispirato dal rock n’ roll più classico, intersecato con la psichedelia e contaddistinto da suoni durissimi, ma sempre originali e creativi e da irrituali covers di songs come I Saw Her Standing Here dei Beatles e Walk Don’t Run dei Ventures. Ebbero ancora rapporti con Farren tramite il suo Worthing Workshop, tra cui l’organizzazione di un concerto gratuito al Beach House Park e la zona di residenza a Londra, che fu sempre quella di Ladbroke Grove a Notting Hill Gate, nel frattempo diventata sede della comune freak più importante della città, e base di partenza per altre band di successo come gli Hawkwind. Nel 70 registrarono per la Polydor il 45 gg. The Snake/Do It (un capolavoro), che piacque molto nei giri underground, questo garantì loro un contratto e la possibilità di registrare il primo 33 gg.per la Polydor: "Never Never Land". Il disco conteneva brani leggendari come: Do It, inno della (contro) cultura freak inglese anni 70, la selvaggia Teenage Rebel, la ballata psichedelica War Girl e la lunga Uncle Harry Last Freak Out, loro cavallo di battaglia dal vivo, che poteva durare anche più di 20’, un liberatorio momento di improvvisazione free dove le chitarre scatenate ricorrevano una ritmica terremotante; consiglio l’ascolto di questo brano, in cuffia ad alto volume, a chi ha problemi di depressione come un efficace antidoto! Co-prodotto dai Fairies con Neil Slaven, fu un grande disco-manifesto di un epoca, con le prime 200 copie pressate in vinile rosa, che oggi sono una preda ambita e costosa per collezionisti.
Nell’estate 1971, con la loro leggendaria performance al Glastonbury Fayre Pop Festival, momento topico della stagione dei free festival rock inglesi, con Edgar Broughton Band, Hawkwind e Arthur Brown, travolsero l’audience con un concerto leggendario; furono protagonisti anche del triplo album ricavato da quella mitica tre giorni di sex, drugs and r n’ r. Fu il periodo d’oro dei grandi raduni rock gratuiti e alternativi come Bath, Trentishoe, Bickershaw, Phun City e tantissimi altri, festival contrapposti a situazioni molto più legate al business come quella organizzata sull’isola di Wight; prima i Pink Fairies e poi gli Hawkwind di Bob Calvert e Lemmy, suonarono gratis per 18 ore, gli Hawkwind completamente nudi e dipinti d’argento, davanti ai cancelli di Wight, per contestare la commercializzazione di quell’evento!!! Quel concerto estemporaneo fu tramandato alla storia come Pinkwind Revue. Nel 1972 il secondo disco: "What A Bunch Of Sweeties" (Polydor), con nella line up il chitarrista Trevor Burton (ex bassista dei Move), la cover sleeve disegnata da Penny Smith e la comic strip Wonder Warthog versus Pigs From Uranus, disegnata da Gilbert Shelton all’interno del disco, le songs: la demenziale cover di I Saw Her Standing Here dei Beatles e Walk Don’t Run dei Ventures, Portobello Shuffle inno alla freakerie londinese a loro contemporanea, lo scatenato r n’ r Marylin e la lunga I Went Down, I Went Up, dissacranti come sempre e sempre musicalmente accattivanti; un altro bel lavoro, il loro maggiore successo commerciale con il 48° posto della UK charts. Poi Paul Rudolph lasciò la band per suonare con Eno e Bob Calvert, al suo posto l’ex Junior Eyes, Mick Wayne, ma il suo modo di suonare non convinse i Pink Fairies originali rimasti, e fu sostituito dal vecchio amico Larry Wallis. Con questa formazione la registrazione del loro terzo disco: "Kings Of Oblivion" (Polydor) del 1973, quello con i maiali rosa volanti sulla copertina, parto creativo dell’illustratore Edward Barker. Le songs: tra le altre, City Kids altro inno freak epocale, la durissima Street Urchin e When’s The Fun Begin, ritorno alla collaborazione con Mick Farren; all’interno del disco un inserto riportava delle foto esplicite dei componenti la band ripresi creativamente in relazione al loro concetto di “oblio”: in Italia sarebbe stata roba da sequestro immediato, guardare per credere. Dopo un periodo di nuovi tours, Wallis lasciò i Fairies per unirsi al primo mark dei Motorhead con il mitico Lemmy, proveniente dagli Hawkwind.
Fu la fine dell’avventura Pink Fairies originale; ma nel 1975 i nostri si riunirono per un concerto alla Roundhouse, i quattro membri originali più Wallis, una formazione con doppia batteria, Twink e Hunter. Il concerto venne registrato e venne pubblicato dalla Big Beat solo 7 anni dopo, nel 1982 (le prime copie su vinile rosa trasparente)."Live At The Roundhouse" a mio parere è stato uno dei migliori live album inglesi di quegli anni, solo 5 lunghi brani: City Kids e Uncle Harry dal loro repertorio, una chilometrica Waiting For The Man di Lou Reed, la selvaggia Lucille da Little Richard e la bluesata Going Down dell’americano Don Nix. Micidiale, ascoltare per credere, c’è la cd-r con nove brani aggiunti, se la trovate. In quel vinile è contenuta tutta la forza di quella live band incredibile che furono i Pink Fairies. Ma loro storia non finì qui: con l’avvento del punk, musicisti e band marginali e underground come i Fairies, Mick Farren , gli Hawkwind, i Chilly Willy & Red Hot Peppers di Martin Stone e Philip Lithman (poi fondatore negli USA dei Residents) e molti altri trovarono nuovi stimoli e nuove chance di affermazione; fiorirono case discografiche indipendenti come la Stiff e la Chiswick e gruppi pub rock e musicisti non professionisti ebbero la possibilità di incidere dei dischi e di farsi conoscere oltre la dimensione live. Anche i Fairies tornarono sulle scene con il live album "Previously Unreleased" nel 1982, Sanderson e Wallis con il batterista George Butler ex dei Lightning Raiders. Nel 1987 su input del manager della Demon Records, Jack Riviera un nuovo lavoro: "Kill’em and Eat’em", con parte della line up originale 1970 con Wallis e il chitarrista Andy Colquhoun e la collaborazione compositiva di Mick Farren, un ottimo disco che parlava di droghe, di dipendenze e marginalità varie, nella Londra della crisi economica (come adesso nel 2011), dell’immigrazione, del massacro sociale praticato dalla Thatcher e degli scontri con i fascisti del National Front; i Fairies fecero anche un tour inglese sold out che ebbe grande seguito e che durò sino al 1988. Di questa epoca rimane testimonianza il cd live: "Chinese Cowboys Live 1987". Negli anni 90 la collaborazione con il magazine underground (era il tempo del grunge e di un ritorno delle mode anni 70) UHCK (Uncle Harry’s City Kids), a cui collaborarono ex membri dei Fairies e del loro entourage, tra cui quel Boss Goodman, in passato roadie e spacciatore di sogni (acidi) al tempo dei Deviants, poi manager del Dingwall’s Pub, in seguito rinomato chef del Portobello Gold Pub e autore di un pranzo per Bill Clinton durante una visita ufficiale del Presidente USA in Gran Bretagna (magari gli ha messo un trip nel porridge…nda), chi l’avrebbe detto? Il marchio Pink Fairies è tuttora attivo nel 3° millennio: Wallis, Sanderson e Hunter, ciclicamente riuniscono la band per nuovi tours e nuove registrazioni, recentemente Mick Farren è tornato a Londra dopo molti anni trascorsi a Los Angeles; nel 2011 hanno suonato alla recentissima edizione del Glastonbury Festival con il nome di Mick Farren & The Last Men Standing, 40 anni dopo la storica esibizione del 1971. Nel 2007 è stata pubblicata la biografia: Keep it Together! Cosmic Boogie with the Deviants and Pink Fairies di Rich Deakin con la collaborazione dello stesso Farren e pubblicata dalla Headpress. I loro tre album degli anni 70 dovrebbero stare in qualsiasi collezione rock, magari nella versione originale in vinile, con le loro splendide, coloratissime cover sleeves e gli ironici e provocatori insert, pieni di fumetti e sberleffi: nella pochezza dell’attuale scena rock così povera di senso dello humor, sarebbero un vero toccasana!
Guido Sfondrini
Pink Fairies
DISCOGRAFIA (da Wikipedia)
• 1971 – Never Never Land (Polydor) – Rudolph; Sanderson; Hunter; Twink
• 1972 – What a Bunch of Sweeties (Polydor) – Rudolph; Sanderson; Hunter - UK #48[6]
• 1973 – Kings of Oblivion (Polydor) – Wallis; Sanderson; Hunter
• 1982 – Previously Unreleased (Big Beat) – Wallis; Sanderson; Butler
• 1987 – Kill 'Em and Eat 'Em (Demon) – Wallis; Colquhoun; Sanderson; Hunter; Twink
• 1996 – Pleasure Island (Twink Records) – Twink; Rudolph
• 1997 – No Picture (Twink Records) – Twink; Rudolph
Compilation albums
• 1975 - Flashback (Polydor)
• 1999 - Live at the Roundhouse / Previously Unreleased / Do It '77 (Big Beat)
• 1999 – Master Series (Universal)
• 2002 – Up the Pinks – An Introduction to Pink Fairies (Polydor)
Singles
• 1971 - "The Snake"/"Do It" (Polydor) – Rudolph; Sanderson; Hunter; Twink
• 1972 - " Pigs Of Uranus"/ "I Saw Her Standing There" German polydor release
• 1973 - "Well, Well, Well"/"Hold On" (Polydor) – Wayne; Sanderson; Hunter
• 1976 - "Between the Lines"/"Spoiling for a Fight" (Stiff) – Wallis; Stone; Sanderson; Hunter
• 1978 - "Do It '77"/"Psychedelic Punkeroo"/"Enter The Diamonds" (as Twink and the Fairies) (Chiswick) – Twink; Sanderson
Live albums
• 1982 – Live at the Roundhouse 1975 (Big Beat) – Wallis; Rudolph; Sanderson; Hunter; Twink
• 1998 - The Golden Years: 1969–1971 (Cleopatra Records) – Rudolph; Sanderson; Hunter; Twink (live, BBC sessions, Twink solo material)
• 1998 - Mescaline and Mandies Round at Uncle Harry's (NMC) – Rudolph; Sanderson; Hunter; Twink; Burton (BBC sessions, live)
• 1999 - Do It! (Total Energy) – Rudolph; Sanderson; Hunter; Twink (live, Twink solo material)
• 1999 - Live at Weeley 1971 (Get Back) – Rudolph; Sanderson; Hunter (live)
• 2005 - Chinese Cowboys (Captain Trip) – Wallis; Colquhoun; Sanderson; Hunter; Twink (live 1987)
• 2008 - Finland Freakout 1971 (MLP) - Rudolph; Sanderson; Hunter (live)
Do It
War Girl/Teenage Rebel
3 commenti:
mi sono sempre chiesto se i maialini volanti del 3° disco furono copiati da quegli altri Pink...
I Pink Floyd maializza la copertina di Animals che è del 1977...Guido
maializza...?
indubbiamente l'idea dei Pink Fairies é anteriore...mi chiedo se i Floyds presero spunto da loro...
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