sabato 22 dicembre 2007

News: IN THE NAME OF ELVIS with The Flowers, Fonte Delle Muse, 29/12/07


Era ora ed inevitabile che si celebrasse il grande ELVIS PRESLEY, e che a farlo fossero proprio allo scoccare del 2008, a prescindere da anniversari vari, la band barese forse più attaccata alla tradizione ed alle radici del rock and roll, THE FLOWERS.
Anno nuovo, ancora e più di prima la musica che amiamo da sempre: forse é giunto il momento di riscoprire gli anni '50 ed i grandi 'primi' che hanno forgiato il linguaggio del rock&roll di là a venire: Eddie Cochran, Buddy Holly, Gene Vincent, Jerry Lee Lewis, Little Richard, Chuck Berry, Fats Domino etc.
E soprattutto Lui, il grande Elvis, colui che con i suoi ancheggiamenti provocatori ed i suoi improvvisi impercettibili scatti suscitò lo sdegno degli americani cattolici benpensanti degli anni '50: dalla sua forte carica sessuale avrebbero imparato e sviluppato molto in seguito Mick Jagger, Jimi Hendrix, Iggy Pop, Jim Morrison, Rudi Protrudi, Lux Interior etc...
The Flowers gli dedicano il 29/12/07 una serata a Bari, IN THE NAME OF ELVIS, alla Fonte Delle Muse (Via Nicodemo 8/A), probabilmente introdotta e condotta dall'attore/regista Pino Cacace. ---- Sponsor ideale di IN THE NAME OF ELVIS il Bar Presley di Nino. Ligabue ha il suo Mario, noi abbiamo il nostro Nino.
The Flowers eseguiranno, oltre celeberrimi brani di Presley, altri meno conosciuti ma gustosissimi ed imperdibili incisi tra la fine dei '50 ed i primi '60. Qualche titolo : Good luck charm, A mess of blues, Return to sender, Little sister, You're the devil in disguise, Too much.

Pasquale 'Wally' Boffoli






martedì 18 dicembre 2007

Recensioni /Italiani/ Dome La Muerte and The Diggers (Go Down Records/Area Pirata-2007) by Pasquale 'Wally Boffoli


Lavoro dal torrenziale impianto chitarristico questo primo omonimo album solista di Dome La Muerte, ex Not Moving insieme ai Diggers, tutti ottimi strumentisti, dalla chitarra ritmica Matteo ‘basetta’ Gioli al funambolico batterista Emiliano sino alla solida bassista Lady Casanova.
Non poteva essere altrimenti visto il solido background artistico del chitarrista, che nei brani di suo pugno, soprattutto Get Ready e Gimme Some rivela spudoratamente influenze New York Dolls, Stooges, Gun Club producendosi in una serie di soli di pregevolissima fattura.
Un disco di grande e classico rock&roll caratterizzato da venature dark-blues (‘Bad Trip’ blues, Demons), liriche generazionali ribellistiche (Sorry, I’m a digger) e da almeno una ballata in odore Stones (You shine on me), che cresce pian piano e sembra uscita dai solchi di Beggars Banquet.
Tre covers (Fire of love/Gun Club, Heart full of soul/Yardbirds e Cold turkey/John Lennon) a ribadire il saldo legame di Dome La Muerte col passato ed una voce dagli accenti torbidi purtroppo non sempre all’altezza della situazione.
Delle tre covers la più riuscita è senz’altro Cold turkey, eseguita con tosta convinzione e dal finale psichedelico.
Ad affermare il carattere internazionale del disco la partecipazione di un guru del garage, Rudi Protrudi, che si esibisce con rabbia all’armonica in Blue stranger dancer.
Ancora grande rock dalla Go Down Records in collaborazione con Area Pirata.

www.myspace.com/domelamuerteandthediggers
http://www.godownrecords.com/
http://www.areapirata.com/
PASQUALE 'Wally' BOFFOLI

domenica 16 dicembre 2007

Recensioni / Libri / Paola De Angelis : JOURNEY TO THE STARS : I testi di Nick Drake by Pasquale 'Wally' Boffoli

Lo stesso titolo di questo libro di Paola De Angelis e' sintomatico della sua diversita' da tutti quelli usciti in precedenza sul menestrello inglese, la cui opera non ha mai perso mai d'attualita' nelle decadi successive la sua morte prematura, influenzando la poetica di tantissimi songriters venuti dopo di lui.
Un 'viaggio verso le stelle' : i testi di Nick Drake!
E' davvero straordinario il lavoro della De Angelis, teso ad interpretare i significati piu' reconditi, di volta in volta oscuri, ambigui o solari nascosti nelle pieghe delle liriche del poeta di Tanworth In Arden, strofa per strofa, verso per verso.
Lo fa indagando metodicamente nella sua breve tormentata vita, attraverso testimonianze di chi lo ha conosciuto e collaborato con lui, come il produttore Joe Boyd o l'arrangiatore Robert Kirby, citazioni di opere scritte su Drake nelle scorse decadi, ma soprattutto trovando evidenti affinita' tra 'il fruit tree' dei suoi versi e della sua sensibilita' e quello di poeti visionari e romantici connazionali del passato come William Blake, Wordsworth, Keats ma anche Baudelaire, Leopardi.
Di tutti questi poeti la De Angelis fa numerose citazioni poetiche confrontandole certosinamente con le liriche di Five Leaves Left, Bryter Layter, Pink Moon e Time Of No Reply che trattano gli stessi stati d'animo ed accadimenti: a volte l'autrice si lancia in spericolate e personali ipotesi letterarie, in ogni caso sempre affascinanti, tese a dimostrarne la modernità assoluta e l’intensità senza pari.
Inutile nascondere l'impegno necessario alla lettura di un'opera che difficilmente sara' superata, per dovizia di particolari e profondita' di scrittura da eventuali successive pubblicazioni.
Dimenticavo : la pubblicazione del libro coincide con i 35 anni di quella di Pink Moon, ultimo album di Nick Drake.


http://www.arcanalibri.it/

http://nickdrake.altervista.org/

PASQUALE 'WALLY' BOFFOLI

venerdì 14 dicembre 2007

Live-Report/ Esteri/ THE MORLOCKS, 10 Aprile :Byblos, Sassari by Gianni Sanna e Slania De Pau


Questa volta i miei amici sardi Slania e Gianni mi hanno fatto penare molto: ma sono convinto che anche alla bella distanza di otto mesi otto valga decisamente la pena pubblicare il loro live-report di THE MORLOCKS, leggendario combo americano che testardamente si ostina (insieme a Fleshtones, Chesterfield Kings, Fuzztones....) a sciorinare sui palchi di mezzo mondo il 'verbo' garage, quello che noi amiamo in modo sviscerato.
Da cinquantenni a cinquantenni
(Pasquale 'Wally Boffoli)






THE MORLOCKS -THE NIGHT OF THE PHANTOM ( GUITAR) – 10 Aprile -
The night when Sassari became a Big City.


Dopo i Ramones del Tour Acid Eaters , degno seguito sono stati i leggendari The Morlocks! Quanta acqua e’ passata sotto i ponti? Acqua ?!
Il concerto si e’ tenuto al Byblos , una discoteca poco lontana dalla città . I Morlocks con Paolo dei Rippers e Tito & The Brainsuckers viaggiano da Olbia verso Sassari, distanze irrisorie per gli Americani: Lenny Pops da Detroit e Leighton da L.A., gli altri tre, tengono a puntualizzare, sono canadesi.

Iniziano a scaldare il pubblico Tito & The Brainsuckers con il loro Bomping Sound Garage con venature hard.
La dimensione del concerto è molto familiare, riusciamo a parlare con il bassista Nick , mentre fumiamo fuori dal locale. Leighton è nell’ombra e già si sentivano i primi commenti sui suoi lunghi capelli, scarpe di serpente e look da pirata.

The Morlocks iniziano il gig, i presenti annuiscono entusiasti : Leighton si rivela un grande frontman da subito, le tracks del nuovo album Easy listening for the underchiever aprono le danze spietate; intrecci chitarristici , corti e taglienti , riff Kinksiani si amalgamano con i pezzi conosciuti, My friend the bird…quasi una little piece teatrale… molto commovente, I Need you, Body not soul , Get out of my life, woman da Submerged Alive presenti anche nell’ultimo album concepito in realta’ come un live-act .

Leaving here, dall’album con Tito & The Brainsuckers ha un intro quasi AC\DC- style diversa dalla versione di Submerged . E’ un orgia sonora che ripercorre le tappe di un gruppo dagli ottanta ad oggi. Ma un tuffo nel cuore la produce Hate dei mitici Gravedigger V, che canto parola per parola con Leighton che si abbassa all’improvviso e salta con uno scatto felino lungo l’asta del microfono, ora e’ a petto nudo e dice I’m FiFty.
Un fisico da ventisettenne… non riesco piu’ a capire se sono le birre o é Leighton con il suo muoversi sciamanico a minarmi il cervello in senso buono.

Le prime persone che mi balzano in mente sono Iggy, Rudi, Peter Zaremba e mi fermo qui, mitici...eterni animali da palcoscenico…i Morlocks suonano una pastosa miscela di Amboy Dukes e Kinks con aromi di Fun house degli Stooges passando per le jams di MC5.
Non a caso il chitarrista Lenny Pops viene da Detroit; Leighton é un po’ di tutto ciò ma con la sua voce piena di rabbia controllata selvaggia e calda .
Ma ecco che scende dal palco e canta assieme ai fans una versione alternativa di No friend of mine capace di far vibrare le nostre onde celebrali … mai ci saremmo aspettati di vedere in azione un gruppo di tale spessore a 2 km da casa, dopo venticinque anni piu’ in forma che mai.. Leighton la leggenda di fronte ai nostri increduli occhi … per sempre, come un sogno divenuto realta’.

GIANNI SANNA & SLANIA DE PAU
Foto di SLANIA DE PAU

domenica 9 dicembre 2007

Live-Report / Bari - C. Picco/Matt Elliot/L.Grimm a Time Zones 2007 by Claudia Mastrorilli

Sono davvero contento di ospitare nel mio magazine Claudia Mastrorilli, poliedrica protagonista della scena musicale barese.
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TIME ZONES - XXII Edizione -BARI

Larkin Grimm
Matt Elliot Orchestra
Cesare Picco feat.Taketo Gohara

Teatro Royal- Bari- 29 novembre 2007 –

La ventiduesima edizione del festival Time Zones, non poteva concludersi meglio con l’esibizione di due grandi musicisti: il songwriter di Bristol Matt Elliott e il trentottenne pianista di Vercelli Cesare Picco. Due artisti diversi per genere, ma che hanno in comune la stessa capacità di trasportare l’ascoltatore in un immaginario sonoro difficilmente definibile.
Le due coinvolgenti esibizioni programmate al teatro Royal di Bari, sono state anticipate dalla proiezione di un toccante documentario di immagini di repertorio dalla Cineteca pugliese, in ricordo del trentennale della morte di Benedetto Petrone, assassinato a Bari il 28 novembre del 1977 dai fascisti.

Un fuori programma molto gradito dal numeroso pubblico, così come la breve performance della cantautrice californiana Larkin Grimm che, con la sua vocalità travolgente e appassionata ha saputo regalare al pubblico barese momenti di intensa emozione.

Sono circa le ventuno e trenta quando il compositore piemontese Cesare Picco, artista eclettico dotato di un pianismo libero da ogni schema, accompagnato sul palco dal producer italo-giapponese Taketo Gohara, comincia la sua travolgente performance. Il talentuoso compositore, cresciuto tra Ravel, Bach e Bill Evans, è infatti un musicista dallo stile non stereotipato.
Attraverso le sue composizioni si respira un universo sonoro composito, dove la formazione classica ben si sposa con il jazz, l’elettronica ed i ritmi sudamericani. Nel suo curriculum d’autore si alternano composizioni per il teatro d’opera, per il balletto (è il musicista prediletto di Luciana Savignano), per il cinema e arrangiamenti pop d’autore (Ligabue).
Con My Room-Groovin’ Piano, l’album d’esordio di due anni fa (presentato alla Feltrinelli Libri & Musica di Bari nel maggio 2005), Bach to me (reinterpretazione personale di alcune pagine bachiane) e il recentissimo Light Line, Picco si colloca tra i grandi del pianismo italiano (Giovanni Allevi, Ludovico Einaudi, Stefano Bollani, Danilo Rea), ma é anche uno dei musicisti più apprezzati nel Sol Levante. Light line è il risultato della contaminazione tra le diverse culture che ruotano intorno al pianoforte dell’artista piemontese alla ricerca di una leggerezza nelle forme il cui obiettivo primario è la riscoperta di una profondità interiore.
Compagni di viaggio del musicista per la realizzazione dell’album, oltre che Taketo Gohara anche lo spagnolo d’adozione Matteo Malavasi, dal suono decisamente salsero e latin ed il giovanissimo batterista milanese Nik Taccori. Sul palco di Time Zones, il pianista ha presentato alcuni brani tratti dal suo ultimissimo progetto discografico ed alcuni inediti, sempre coadiuvato dagli interventi discreti e misurati del sound designer Gohara, artefice di un’elettronica umanizzata con i suoi interventi in real time su campionatori e teremin. Ad aprire il concerto è il brano Whisper, cui seguono L’orologio e The River, una composizione ispirata della quiete apparente del movimento delle acque che ben si esprime nell’articolato e fluido processo compositivo.
A seguire Sambaista, dalle sonorità sudamericane, la dolcissima October, con qualche riferimento alle melodie orientaleggianti del maestro Sakamoto, Il tuo respiro, nella quale il tocco lieve e vellutato di Picco sembra dare spazio alla forza del silenzio, e la travolgente Autumn leaves.
A suggellare la prestigiosa rassegna, diretta coraggiosamente da Gianluigi Trevisi, il concerto del cantautore Matt Elliott, l’ex leader dei Third Eye Foundation (formazione di Bristol, città che ha dato i natali al trip-hop con Massive Attack e Portishead).
Il pubblico appare incuriosito e desideroso di ascoltare un’artista che più di ogni altro ha saputo evolversi. Un percorso artistico partito dalle sperimentazioni industriali ed elettroniche, poi approdato alla riscoperta delle tradizioni classiche ed acustiche, il folk mitteleuropeo. Una miscela sonora decadente e malinconica, permeata di romanticismo per esprimere il tormento interiore del raffinato chansonnier inglese, da qualche anno residente in Francia. Nella performance barese, Matt Elliott ha alternato brani del suo recente album Failing Songs con alcuni dei precedenti The Mess We Made e Drinking Songs.
Testi disperati che esprimono il dissenso del musicista per un mondo liberal-militare verso cui ogni intervento umano appare vano. L’accettazione passiva di questo stato, rappresenta il leit motiv dell’intero progetto discografico, un malessere che deriva dall’impotenza umana verso un destino ineluttabile e spietato ben rappresentato nel brano simbolo Gone.




CLAUDIA MASTRORILLI
su gentile concessione di http://www.puglialive.net/

domenica 2 dicembre 2007

Cinemania : Il meglio del cinema in DVD by Antonio Petrucci

Titolo: ASHURA Giappone 2006 - Colore, 118 minuti
Regia: Yojiro Takita
Genere: Action/Fantasy
DVD edizione: Keyfilms

Del regista giapponese Yojiro Takita esce in versione DVD questo ottimo film action/fantasy.
Si tratta della trasposizione cinematografica di uno spettacolo teatrale di successo in Giappone a cui il regista aveva assistito: rimasto favorevolmente colpito dal soggetto e dalla sceneggiatura decide di farne un film, nonostante i rischi che tale operazione poteva comportare.
Il risultato finale è un ottimo film certo non privo di qualche difetto ma una pellicola che riesce ad appassionare chi apprezza questo genere; bisogna precisare che Yojiro Takita ha realizzato un'altro film simile nel 2001 dal titolo Yin-Yang Master uscito anche in Italia: anche questo è un interessante fantasy ambientato in Giappone nel XII secolo.
Ashura racconta la storia di un Samurai cacciatore di demoni che si innamora di una misteriosa donna, che si rivelerà essere la medium che diventerà la reincarnazione del demone Ashura.
Da questo nascerà il loro conflitto che li porterà ad un drammatico scontro finale.


ANTONIO PETRUCCI

venerdì 30 novembre 2007

Recensioni / Italiani / Wild Sound From The Past Dimension (Go Down Records/Audioglobe, 2007) by Pasquale 'Wally' boffoli

WILD SOUND FROM THE THE PAST DIMENSION, compilation realizzata dalla Go Down Records insieme all'associazione Circolo Fantasma trasuda autentica e sviscerata passione per il rock seminale dei '60 e '70 in tutte le sue sfaccettature, lo spirito che sempre dovrebbe essere alla base di operazioni di questo tipo, molto frequenti di questi tempi, quasi un trend!
Bands nazionali, alcune appartenenti alla scuderia Go Down Records, una delle piu' attive labels indie italiane (Los Fuocos, Gorilla, Small Jackets, Valentines) ed internazionali che rimescolano le carte in tavola coverizzando sia vere e proprie icone dei due decenni chiave in questione che artisti oscuri o semi-sconosciuti ma che hanno contribuito perfidamente a forgiare 'the true spirit of rock&roll!'.
Si passa dai grandi inglesi sixties-mod e della psichedelia pop (Bowie, Small Faces, Kinks, Brian Auger, Hendrix, Sorrows, Smoke, Beatles, Pink Floyd) a 'les fleurs du mal' dell'oltraggio glam/pre-punk, hard e garage dei seventies, soprattutto americani come Iggy Pop & the Stooges, 13th Floor Elevators, Motorhead, MC5, Monks, sino ai Cramps ed ai Real Kids, eroi seminali a tutto tondo persi tra power-pop, psychobilly e garage.
Il packaging di W.S.F.T.P.D. e' nobilitato da due tavole 'psichedeliche' del grandissimo Matteo Guarnaccia, autore anche del logo della raccolta.
Un plauso a Laura Timpano, che ne ha curato tutta la parte grafica, a Filo e Leo della Go Down che hanno messo
insieme i 22 brani e all'Ass.Fantasma, spiritual guide, nonche' agli Atomic Studio di Longiano (FC) che hanno reso possibile la realizzazione tecnica del progetto.

Tante le gemme di questo disco: come al solito non resisto dal citarne alcune, a mio parere piu' luccicanti e riuscite :
Black Cat/B.Auger (Enri), molto fedele all'originale (chi se la ricorda?), Let me in/The Sorrows dei sardi Rippers, davvero selvaggia e devastante, una disinvolta Suffragette City/David Bowie (Les Bondage), Kissin' Cousin / E.Presley dei nostri Not Moving, che inevitabilmente riporta al tiro della storica cover dei punks australiani The Saints, una pimpante Sister Ann / MC5 (Los Fuocos), una torbida Lucifer Sam/Pink Floyd (Dome La Muerte & Not Right).
Una fragorosa e martellante I need you / Kinks (The Cavemen), una perforante Complication/Monks (The Intellectuals), l’agile e vitale All Kinda girls / The Real Kids (Chronics).
La ruvida Universal Vagrant / Smoke (Les Playboys), le power-pop e fresche Touch too much /Arrows (Sator) e That’s how strong my love is/Otis Redding (Temponauts), ovvero come sbiancare sobriamente il ‘deep’ soul di matrice nera, sino alla finale Love You to/Beatles (Sgt.Peppe), un’articolata e fascinosa versione elettro/acustica del brano di George Harrison contenuto in Revolver (1966).
Presente anche una ghost-track , uno stralunato psycho-blues di cui non è indicato l’esecutore.

Alcune covers invece soffrono fatalmente un pò (soprattutto vocalmente) al confronto con il potente ‘shininig’ degli originali, come Tin Soldier / Small Faces (Small Jackets), Search & Destroy / Iggy & the Stooges (Electric 69), Can you pussy do the dog?/Cramps (Valentines), Stone Free/Jimi Hendrix (Victorians), Reverberation/The 13 Floor Elevators (Pater Nembrot).

Lungi da me comunque il voler stilare classifiche di merito, criterio palesemente in contrasto con il ‘totalizzante’ giocoso spirito celebrativo dell’operazione che, recuperando alla lettera lo spirito selvaggio delle due decadi chiave per capire il ‘vero’ rock, quello che ha cambiato la vita di tanti di noi, giunge infine all’orgogliosa dichiarazione (pienamente condivisa da chi scrive!) ‘Rock ‘n’roll never die !!! ‘, in barba a tanti spocchiosi esegeti ed addetti ai lavori che con frequenza nauseante continuano da anni a ripetere che il rock è morto !

E non perdetevi (se potete!) il festival Go Down Records al Jailbreak di Roma il 14/12/07

http://www.godownrecords.com/

www.myspace.com/godownrecords

www.myspace.com/circolofantasma

PASQUALE ‘Wally’ BOFFOLI

martedì 27 novembre 2007

Cinemania (Il meglio del cinema in DVD): STRANGE DAYS (1995, Kathryn Bigelow) by Antonio Petrucci


Riscoprire e rivedere un buon film non fa mai male! (Wally)


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STRANGE DAYS USA (1995) - Colore, 139 minuti
Regia: Kathryn Bigelow

DVD edizione: Twentieth Century Fox Home Entertainment



Film della regista Kathryn Bigelow sceneggiato e prodotto da James Cameron, ultimo erede alla fine degli anni 90 di un cinema di confine, commerciale ma anche molto vicino alla controcultura e al filone cyberpunk: per intenderci vicino a pellicole quali 1997: FUGA DA NEW YORK e BLADE RUNNER.
STRANGE DAYS narra in modo serrato ed originale le disavventure di un ex-poliziotto, che per vivere spaccia una nuova forma di droga che permette di vivere a livello sensoriale le esperienze vissute da altri individui, denominata squid, che lo porterà a scoprire la causa della morte di un rapper.
Questo suo segreto proprio alla vigilia dell'anno 2000 lo costringerà ad indagare per scongiurare terribili conseguenze.
Il film con una bella fotografia vede la partecipazione di ottimi attori quali Ralph Fiennes, Lanny Nero, Angela Bassett e Juliette Lewis, ma il valore aggiunto del film lo percepiamo in alcuni intensi momenti in cui si riconosce chiaramente la attuale situazione mondiale, con l'umanità sempre più schiava delle realtà virtuali, impoverita dalla globalizzazione, e privata di molti diritti, costretta a vivere nella PAURA.
ANTONIO PETRUCCI

lunedì 26 novembre 2007

Rubriche : L'altra verità by Antonio Petrucci



L'ALTRA VERITA'


« Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformate in azioni.
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo »

Mahatma Gandhi


Questa rubrica nasce dall'esigenza di diffondere informazioni e pensieri che spesso vengono definiti ALTERNATIVI: con questo non si vuole affermare che questa sia la strada della verità, ma si vuole ricordare che spesso le verità stanno da entrambe le parti, e che per capire in profondità certe cose bisogna prima di tutto essere ricettivi ed aperti al confronto.
Iniziamo questa rubrica con un interessante documentario disponibile su sito video http://www.google.it/ ottimamente realizzato da un gruppo indipendente, che contiene notizie che sicuramente stimoleranno riflessioni e dibattiti.
Questo filmato di circa due ore si propone di dare una versione alternativa a tre problematiche dell'umanità che non a caso sono diventate anche forme di schiavitù per gran parte di essa: la RELIGIONE le GUERRE, l'ECONOMIA.
Non possiamo affermare con certezza che le cose descritte siano tutte vere e dimostrabili, ma sicuramente ci faranno riflettere su molte cose che causa il "PENSIERO DOMINANTE" diamo a torto per scontate.

ZEITGEIST -(PENSIERO DOMINANTE) SOTTOTITOLATO IN ITALIANO

Link:
ANTONIO PETRUCCI

Recensioni / Esteri / SIGUR ROS : Heima, 2 DVD (Emi Records by Antonio Petrucci

Il gruppo islandese dopo la pubblicazione dell'album Takk..., e di rientro dal tour di concerti in tutto il mondo, decide di offrire alcune date gratuite in varie località dell'Islanda.
Heima, cofanetto con doppio DVD è il resoconto audio e video di questi concerti, graficamente essenziale ma ben fatto.
Contiene due DVD: il primo della durata di circa 97 minuti contiene la versione ufficiale del documentario, il secondo DVD della durata di circa 152 minuti contiene una versione estesa dello stesso con materiale non inserito nel 1° DVD ed alcuni extra.
Il gruppo ormai attivo dal 1994, con l'uscita del l'album Ágætis byrjun nel 1999 riesce ad ottenere il maggiore successo a livello internazionale, e con i successivi, soprattutto Takk... consolida questo successo confermandosi una delle band più originali ed importanti a livello internazionale.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico il DVD risulta sia nel formato audio che video ineccepibile, e nel 1° DVD sono presenti anche i sottotitoli in Italiano.
I SIGUR ROS sono riusciti a creare ed a trasmettere delle emozioni che rendono il documentario una delle migliori cose viste negli ultimi anni, anche se siamo spettatori di spezzoni di concerti, di brevi interviste ai componenti del gruppo come anche di riprese dei bellissimi paesaggi dell'Islanda.
L'unità del gruppo e la loro visionaria musica sono riusciti a rendere veramente uniche e magiche le sequenze del documentario: in alcuni indimenticabili momenti sembra di assistere ad un film di Werner Herzog; infatti i SIGUR ROS riescono a fare con la musica quello che ad Herzog riesce con le immagini, trasmettere l'essenza delle cose, percependo il lato nascosto e misterioso del mondo che ci circonda.
Per questo motivo posso soltanto dire ai SIGUR ROS: … grazie!

http://www.sigur-ros.co.uk/



Video: guarda il trailer del film ‘Heima
http://www.heima.co.uk/video/



ANTONIO PETRUCCI

sabato 24 novembre 2007

Live / TIME ZONES-XXII ed.: GOWNS - CARLA BOZULICH BAND - FATHER MURPHY, 22 / 11 / 07, Bari, Bohemien, by Pasquale 'Wally' Boffoli

Serata piuttosto discussa quella dell 22 Novembre, all'interno della XXII edizione di Time Zones, perché la connotazione pub del Bohemien, ed il continuo accentuanto vociare di molti frequentatori che sembravano interessati a tutto meno che alle bands sul palco hanno nuociuto al risultato finale della serata oltre che disturbare chi era lì invece unicamente per gli shows in programma.
Nonostante ciò l'esibizione iniziale degli americani Gowns é riuscita a galvanizzare una ristretta ed rispettosa platea, all'inizio blandita dalle nenie reiterate di Erika Anderson, all'insegna di uno slow-core ipnotico che poi invece é lievitato gradualmente in performances appassionatamente noise!
Il deus ex-machina del sound dei Gowns si é però ben presto rivelato il giovane Ezra Buchla con i suoi inquietanti marchingegni elettronici, infettando un sound rock tutto sommato canonico con malsane maree 'ambient' e rumoristiche .
Sorprendente anche l'uso parossistico che ha fatto del violino, soprattutto in una lunga tormentata suite in crescendo dall'effetto finale davvero catartico.
Quella dei Gowns é musica difficilmente etichettabile come quella di molta della scena post-rock contemporanea, nella quale estetiche apparentemente inconciliabili riescono in realtà attraverso sentieri tortuosi a saldarsi componendo mosaici sonori affascinanti ed a volte, come nel caso dei Gowns, sconvolgenti!

Chi é stata disturbata in realtà maggiormente dagli astanti completamente disinteressati é stata proprio l'attrazione maggiore della serata, Carla Bozulich, straordinaria interprete proveniente da Los Angeles con la sua band sull'onda del successo del suo album 'Evangelista'.
Perché la sua carismatica performance si é basata su marcati chiaroscuri: la parte più sperimentale, nella quale ha trafficato con 'strani oggetti' sulla sua chitarra e sulla pedaliera, cantando in un microfono particolare, coadiuvata dagli italiani Anna Troisi (electronics), Francesco Guerri (violoncello) e Mirko Sabatini (batteria), oltre alla bassista Tara Barnes, che hanno incorniciato i suoi rumorismi con ibridi interventi a metà strada tra free jazz e musica aleatoria.
Particolarmente intenso il lavoro al violoncello di Francesco Guerri.
Ma é stato quando la Bozulich ha rivelato, urlato, attraverso scarni arrangiamenti o quasi in perfetta solitudine scendendo dal palco, con la sua voce scarna ma potente un dolore quasi 'metafisico', un'ansia di liberazione 'totale', che abbiamo capito di trovarci di fronte ad un'artista unica (che, attraverso le fasi della sua vita é passata pare dalla prostituzione alla crisi mistica!), che sublima recitazione, grido disperato, deriva esistenziale in un unico flusso espressivo carico di ansia di riscatto ed é impossibile non rimanerne profondamente impressionati!
Forse penalizzati dall'essere gli ultimi ad esibirsi, i Father Murphy hanno offerto una tiepida esibizione dal sapore post-rock, all'insegna di un 'mood' troppo vago per riuscire a farsi identificare in un tratto estetico più o meno convincente.




Foto di Vito Russo :


PASQUALE 'Wally BOFFOLI
























lunedì 19 novembre 2007

LIVE REPORT / TUXEDO MOON, Palatour Perla, Bitritto (Ba), 18/11/07- Time Zones XXII ed.- by Pasquale 'Wally' Boffoli

TUXEDO MOON.: 30 anni di attività.
Per festeggiarli un nuovo disco, Vapour Trails, un ricco cofanetto, '77o7 tm' contenente il nuovo disco, due cd di rarità e live + 1 dvd ed un tour che ha toccato anche Bari il 18/11/07 in occasione della XXII ed. della rassegna TIME ZONES, che non si é lasciata sfuggire l'occasione per riproporli ai loro numerosi fans locali.
I T.Moon erano stati già a Bari nel 1983 al Petruzzelli (concerto 'storico'), poi al Camelot qualche anno dopo. Steven Brown invece ci aveva fatto visita tre volte, una delle quali per presentare il suo 'S.B. plays tenco'.
30 anni densi di avvenimenti, progetti solisti ed attività espressive collaterali.
I forti umori punkoidi ' ...no tears for the creatures of the night!' fine anni '70 sembrano perdersi nella notte dei tempi, quando bands come Tuxedo Moon, Chrome, Residents, MX 80 SOUND, di stanza in quel di San Francisco, e sotto l'egida di etichette gloriose come la Ralph Records sconvolsero il panorama avanguardistico rock internazionale traducendo in musica paranoie e frustrazioni suburbane post-industriali attraverso un nuovo linguaggio sincretico inquietante ed a volte ermetico che condensava sfrontatezza punkoide, uso massiccio dell'elettronica, seduzioni parajazzistiche (free nella fattispecie) ed addirittura (come nel caso dei T.Moon) sghembi riferimenti alla classica.
Tutto ciò mentre Brian Eno portava in studio a New York terribili terroristi sonici traviati dalla stessa perdita d'identità metropolitana, siglando quel contorto manifesto no-future e no-wave che si chiamava No New York, ed a Cleveland (Ohio) i Pere Ubu avvinazzati di David Thomas aprivano 'danze moderne' altrettanto claustrofobiche!
Anni cruciali insomma!
Una vera rivoluzione estetica quindi quella dei Tuxedo Moon, giunta al massimo splendore tra fine '70 e la prima metà degli '80, attraverso albums ed ep. indimenticabili ed indimenticati come Scream with a view, No Tears, Half mute, Desire, Holy Wars.
Ma sappiamo che fatalmente anche le intuizioni più ardite col passar degli anni perdono il loro shining originario: motivo per cui i suoni ed il mood espressi il 18/11/07 ad alcuni, soprattutto addetti ai lavori, son parsi scontati e superati dalle tendenze più recenti della musica contemporanea.
Vediamo le cose da un'altra angolazione: i magnifici 4+1 di San Francisco dopo 30 anni ed in occasione del nuovo Vapour Trails son diventati dal vivo una 'macchina' sonora perfetta (l'hanno dimostrato chiaramente a Bari!) e ben oleata nei cui gorghi sonori profondi, complessi e stratificati labirinti sonori si viene risucchiati, anche attraverso irresistibili dejà-vu!
Nulla é stato lasciato al caso dalle incisive partiture fiatistiche della coppia Steven Brown (saxes), penetrante e lirico come sempre e Luc Van Lieshout (tromba e chromonica), poliedrico e dal fascinoso fraseggio improvvisativo, dalle sghembe strategie del violino di Blaine Reininger e dalle inconfondibili, legnose, dolorose linee di basso di Peter Principle, coadiuvato da potenti patterns ritmici preregistrati per tutto il concerto.
Grande attrattiva é venuta dal proverbiale eclettismo strumentale di Steven Brown, che passava convulso dai saxes alle tastiere (stupende quelle vintage!) e di Blaine Reininger, che alternava chitarra e violino elettrici.
Ineccepibili anche i loro intrecci vocali, stentoreo e sofferto S.Brown, vigoroso ed aggressivo Reininger.
Mentre il fedele ed imprevedibile Bruce Geduldig traduceva in immagini su uno schermo le loro visioni soniche, aggirandosi per il palco come un novello Marcel Marceau i quattro hanno alternato brani risalenti a vecchi ep. ed albums dei '70 ed '80 come Desire ed Holy Wars ad altri più recenti (Baron Brown, A home away, Luther Blisset dal magnifico Cabin in the sky del 2004) sino al materiale nuovo tratto da Vapour Trails.
Vecchie ma sempre splendide geometrie decadenti di stampo mitteleuropeo (Brown ha cantato in inglese, francese, italiano) hanno diviso l'ora e mezza dello show con sonorità notevolmente diverse.
Steven Brown vive ora in Messico, Blaine Reininger in Grecia e le ripercussioni sono palesi nei nuovi brani: una jungla etnico-ritmica dalle atmosfere marcatamente messicaneggianti e morriconiane (il vecchio Morricone delle colonne sonore western di S.Leone), nella quale la voce acre di Reininger fa da padrone.
Un fascinoso e misterioso meltin' pot non privo di porzioni improvvisate, a volte forse un pò caotico, bisognoso di essere riascoltato ed approfondito!
Del resto si sa: quello dei Tuxedo Moon é un work in progress che dura da trent'anni.
Tra i bis concessi ancora vecchi brani: l'ultimo addirittura Volo Vivace, protagonista il violino visionario di Reininger, dal capolavoro del 1980 Half Mute (Ralph Re.).

Foto di Vito Russo
OCCHIO MAGICO occhiomagicofoto@libero.it

 'Wally' BOFFOLI

domenica 18 novembre 2007

LIVE / BARI, Teatro Di Cagno -TIME ZONES 07- XXII Ed.-15/11/07/ A.CELLETTI - JASON MOLINA - DAMON & NAOMI (Galaxy 500) by P.Wally Boffoli

Sta diventando una consuetudine della rassegna barese Time Zones, giunta quest'anno alla sua XXII edizione e considerata ormai da tempo come una tra le più significative vetrine delle tendenze più interessanti della musica contemporanea (sulla via delle musiche possibili!), raggruppare nella stessa serata artisti eterogenei ed apparentemente distanti nelle rispettive estetiche musicali.
Poi magari collegamenti apparentemente improbabili li si trova dopo averli ascoltati di seguito.
Un pò questo é successo il 15 novembre, al secondo appuntamento con la rassegna.
La serata é stata aperta dalla bellissima performance pianistica solitaria di Alessandra Celletti, molto variegata per mood, delicata ed impetuosa allo stesso tempo, imperniata tra l'altro sul suo nuovo disco appena uscito The Golden Fly, su tre frammenti dedicati ai metalli, su una composizione dedicata al cardinale Martini e conclusasi con l'esecuzione di un segmento delle Metamorfosi di Philip Glass. Ha anche eseguito un eccellente brano con l'inserimento incantato della voce!
La Celletti, con la sua fluente e toccante poetica fatalmente si va ad affiancare, all'interno della scena pianistica italiana neo-classica, a figure come Ludovico Einaudi e Giovanni Allevi.
E' stata poi la volta di Jason Molina: cow-boy americano (Songs: Ohia. Magnolia Electric Co.) dalla delicata emozionalità vocale a volte contenuta, altre intensamente urlata.
Ha confermato, anche lui in perfetta solitudine, compagna solo una chitarra dalle mille suggestioni riverberate suonata con una tecnica particolare, toni parchi alternati ad evocativa intensità, la spiccata tendenza ad una struggente e desertica loneliness comune a buona parte del songwriting americano contemporaneo.
Tra country ed echi Neil Young/David Crosby/Van Morrison ci ha letteralmente rapiti attraverso un'esibizione che ha avuto nel saggio rapporto silenzi-pieni una delle sue maggiori attrattive.

Una vera sorpresa l'act di Damon Krukowski e Naomi Young, ex Galaxy 500 (Boston, MA), ovvero una delle bands americane più suggestive e sottilmente psichedeliche fine anni '80, in possesso di un sound etereo ed onirico dalle influenze Velvet U. Qualcuno nel pieghevole della rassegna ha tirato in ballo incautamente a loro proposito anche Nick Drake!
Damon e Naomi nella loro nuova veste hanno rimescolato un pò le carte in tavola: il primo é passato dalla batteria alla chitarra acustica ed alla voce, Naomi dal basso alle tastiere ed é la lead-vocal. Accompagnati da un esotico chitarrista elettrico dimostratosi davvero abile attraverso interventi discreti ed incisivi, e da un sassofonista estremamente creativo l'etereo Damon e la statuaria Naomi hanno sfoderato un appeal atmosferico ed armonico avvolgente non molto distante in fondo dai Galaxy 500, corroborato però da più accentuati e precisi risvolti melodici.
Più pop rispetto ai Galaxy 500 ed in qualche episodio addirittura folksy.
Magico il delicato equilibrio strumentale ed emozionante la fredda liricità della voce di Naomi.


PASQUALE 'Wally' BOFFOLI






sabato 17 novembre 2007

BOB DYLAN :The other side of the mirror:Live at Newport Folk Festival '63-'65 / DVD / Sony / Oct.30 2007 by Gianni Porta

E' la prima volta che parliamo di Bob Dylan su questo magazine: ed é davvero un piacere ed una soddisfazione per l'editore farlo attraverso le parole di Gianni Porta, uno dei più grandi conoscitori (ed interpreti) della sua opera, forse il primo in assoluto, qui dalle nostre parti ...intendo Puglia ed in senso lato meridione.
Gianni Porta é insegnante di letteratura italiana ma sin dagli anni '70 é stato membro importante della Via del blues, ultima band pugliese insieme ai rinnovati The Flowers del cui sito questo magazine fa parte, a 'predicare' ancora oggi preservandone lo spirito originale, il vangelo folk-rock e blues dei sixties. Di recente ha formato un duo folk-blues con Gino Giangregorio, chitarrista della Via del blues, The Doorways, artefici di tre cd di cui parleremo presto in questo magazine.
Gianni, in un momento in cui la 'cosa' Dylan straripa nei media (il complesso e controverso film biografico I'm not There, la relativa doppia colonna sonora con brani rivisitati da tanti 'grandi'!, la tripla antologia), mi ha inviato un pezzo sul dvd appena uscito The Other Side of the mirror, riguardante le vicissitudini in bianco e nero di Dylan al famoso folk-festival di Newport tra il '63 ed il '65.
Come lui stesso mi scrive : '
'...appena terminato il dvd in oggetto ho asciugato qualche lacrima, soffocato qualche sospiro (caspita...avevo 42 anni di meno!), mascherato qualche tremore del cuore e delle mani, e ho buttato giù queste parole. Non credo possano definirsi una recensione ma solo una porta socchiusa che poi si è spalancata sotto la forza delle sensazioni. '
Grazie Gianni...alla prossima ! (Wally)

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THE OTHER SIDE OF THE MIRROR!


L'altro lato dello specchio…ti obbliga a confrontarti con te stesso, con le idee, le immagini, la forma stessa che ognuno di noi aveva, almeno per quelli che sia pure soltanto anagraficamente c'erano. Allora avevo 8 anni. E che lui ci fosse non ne avevo neanche idea, come il 99% delle persone che menavano i propri passi in questo paese che era alle prese con il boom, la 500, la Lambretta, le terribili Douphine e i primi (il primo?) album (che parola magnifica per indicare un disco!) dei Beatles.
Non credo sia il caso di parlare delle canzoni: ognuno le avrà ascoltate centinaia di volte e ognuno se le è lette per proprio conto, trovando significati, rimandi, riferimenti; forse, per quelle meno conosciute, tipo Talkin World War III, bisognerebbe fare qualche rimando alla sterminata messe di bootleg, anche se le Bootleg Series credo abbiano offerto anche ai meno dylaniani, scampoli di stoffe preziose e schegge di gioielli (anche se non è il caso della canzone citata, ovvio!).
Ho guardato con attenzione i volti delle persone.
Barbe come non se ne vedono da tempo; vestitini che neanche nei grandi magazzini dell'(ex) URSS; persone stipate una accanto all'altra, fra una sigaretta e la convinzione di essere presenti a un evento che prima ancora che culturale, era politico. La presenza di Pete Seeger era una garanzia: non si stava lì a fare o ascoltare "bella musica": si ascoltavano storie e spinte verso un mondo diverso; la 'nuova frontiera', in un modo o nell'altro, aveva contagiato tutti.
La paura della Baia dei Porci era ancora strisciante ma il peggio era andato, dietro l'angolo c'era la possibilità della collaborazione mondiale e anche la soluzione dei problemi interni, la convivenza con la gente di colore, erano a portata di mano, bastava allungarla.Le persone intorno ai musicisti:strabiliante! Nessun diaframma; potevi toccarli e parlarci pure.
La ragazzina che picchietta con la manina sul vetro del camper; lui che canta e suona con ragazzi assiepati sino al bordo del palchetto.
Addirittura lui che si mette a posto il microfono da solo! E i microfoni li avete visti? Due pallotte che ondeggiano al vento, appese chissà come e chissà dove...per non dire dei completino della regina del folk. Roba di altri secoli... oggi neanche in una saletta della più solitaria parrocchia o sul palco del più scassato dei centri sociali.
La scena di lui che suona con Seeger alla sua sinistra, gambe accavallate e sguardo vigile di chi deve controllare la purezza dell'evento; e alla destra un tipo con la chitarra fra le gambe e il braccio appoggiato al pianoforte. A occhio e croce, tutto il palco era tre metri per due. E la signora che, mentre vanno le note del Tambourine man e le immagini del danzare sotto un cielo di diamanti con una mano che ondeggia liberamente, sta lì, seduta con la borsa stretta sulle gambe, come se fosse capitata per caso e fosse stata fatta prigioniera da quella esperienza.
E il duetto, con lo sguardo amorevole della regina e il suo sorriso sornione, appena nascosto: chi ha visto Don't Look Back vedrà poi la regina uscire silenziosamente da una stanza d'albergo, consapevole che non ha più niente a che fare con quel tipo lì e che lui, soprattutto, non ha alcuna intenzione di condividere la propria scena con chi stava ancora a cantare le proteste e i tradizionali.
Ancora oggi si discute se il pubblico abbia rumoreggiato perché non ci capiva nulla del fracasso che veniva fuori dall'amplificazione (e ci credo: date un'occhiata agli 'altoparlanti' usati dai Beatles allo Shea Stadium e poi vediamo se qualcuno riusciva a sentire una sola nota!) o se perché si sentisse realmente oltraggiato dalla comparsa di uno strumento elettrico e demoniaco nel tempio della chitarra acustica; ha importanza sapere la risposta? Ce ne sarà mai una definitiva e sicura? Di sicuro c'è solo che Seeger voleva tranciare i cavi con un'accetta.
"...possono fischiare sino alla fine dei tempi": credo abbia detto così, con la sicurezza di chi aveva già chiaro in testa da quale parte andare e cosa cercare; quel thin wild mercury music che sarebbe stato il suono di Highway 61 e Blonde on Blonde.
Ecco: questo dvd è il ponte fra il tempo 'come era' e il 'come sarebbe stato'.
Nel bene e nel male.
Per la musica, per la sua musica, nel bene.

GIANNI PORTA

http://www.bobdylan.com/moderntimes/home/main.html

















mercoledì 14 novembre 2007

Recensioni / Anniversari / PUNK 77 - 07 , 30 anni di rock&roll swindle (Tre Accordi Rec./ Self / Punkadeka - 2007) by P.Wally Boffoli

Un pezzo sul trentennale del punk era in predicato (sempre che si voglia considerare il 77 l'inizio di tutto!) da tempo, prima che il 2007 se ne andasse!
Colgo l'occasione quindi di questa bella iniziativa della Tre Accordi Rec./Self, un tributo al trentennale ad opera di punk bands italiane per consumare la mia brava celebrazione! (Wally)
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Nel 1977 avevo 25 anni, quindi non proprio un ragazzino di primo pelo, ancora preso da artisti di cui di lì a poco il punk avrebbe fatto tabula rasa. Il mio fratellino meno pigro tra il '76 ed il '78 aveva fatto parecchie puntatine in una Londra in fiamme, 'disturbata' irrimediabilmente dalla disoccupazione e dal punk 'no future' dei Sex Pistols, Clash. Damned , Stranglers....di cui portò al ritorno in Puglia provvidenziali testimonianze su vinile!
Ecco, é così che come tanti altri sono stato contagiato a distanza e di riflesso da una straordinaria onda d'urto che molti miei coetanei appassionati rinnegarono da subito...e continuano a rinnegare!
Ma come non riconoscere, al di là dei suoi pur essenziali connotati sociali e 'politici' antagonistici, lo straordinario 'bagno di giovinezza' cui le punk-bands del 76-77 sottoposero il rock&roll?
Esso viene ribadito, in occasione del trentennale dei suoi primi vagiti, da questa ottima iniziativa della Tre Accordi Rec. / Self insieme al patrocinio spirituale e pratico di Punkadeka, il più importante ed approfondito sito punk italiano.
23 abili e consumate punk-bands italiane esplose soprattutto durante i '90, che coverizzano anthems fondamentali o poco meno di quell'anno cruciale (con qualche eccezione), con grande personalità, rinnovata energia e soprattutto entusiasmo!
Voglio essere banale: riascoltando brani come Holiday in the sun, Neat neat neat, Garageland, Los Angeles....mi sono esaltato/eccitato come fosse la prima volta ma soprattutto capisci come quell'energia vergine e sintetica, genuinamente dissacrante, sia andata un pò irrimediabilmente perduta nei decenni successivi in pesanti e pedanti recrudescenze hardcore ed inutili sottogeneri. Un pò la stesssa cosa successa all'hard e metal primigenii.
Questa godibile raccolta-tributo ci ricorda allora come in quegli anni in Inghilterra come in America il punk (etichettato col senno di poi 'human punk') non significasse necessariamente negazione assoluta della melodia trasversale (Buzzcocks, Adverts, Vibrators...) o di generi precedenti come il surf, il rock&roll, ska, reggae, glam (Ramones, Clash, Generation X ...) ma fosse prima di tutto un ritorno (preceduto dal 'proletario' e apripista pub-rock!) all'essenzialità ed alla purezza del rock&roll riviste con l'adrenalina della frustrazione giovanile ( ..1-2-3-4) e l'ottica nichilista del no-future.
Ecco perché bene hanno fatto i compilatori ad includere covers di New York Dolls (Vietnamese Baby) e Cramps (Lonesome Town). E non avrebbe certo guastato in tale ottica al n.24 una Sonic Reducer (Dead Boys).
La rivista acclusa al cd offre un'ampia ed esauriente panoramica delle punk bands italiane coinvolte, oltre tre pezzi sull'avvenimento di Federico Guglielmi, Stefano Gilardino e Marco Philopat, particolarmente penetrante!
Il livello dele covers é davvero eccellente e le bands riescono, pur con approccio modernista, a preservarne lo spirito originale. So che non é 'politically corrected' ma permettetemi di esprimere una particolare predilezione per Vietnamese Baby/N.Y.Dolls (Thee STP), Neat neat neat/Damned (Mudlarks), Suzy is a headbanger/Ramones (Senzabenza), Los Angeles/X (Sorelle Kraus), Automatic lover /Vibrators /(Super sex boy), One chord wonders/Adverts (Valentines), Holidays in the sun/Sex Pistols (Tommi e gli onesti cittadini), Action time vision/Alternative Tv (Club27), Garageland/Clash (Klaxon), Victims of the vampire/Slaughter &The dogs (Taxi), senza nulla togliere alla grinta e passionalità punk delle altre bands.
Nessuna band dal sud Italia...o sbaglio?
Sei covers americane e ben 17 inglesi! Ma allora il punk é nato in Inghilterra ?

http://www.punkadeka.it/ PASQUALE 'Wally' BOFFOLI




venerdì 9 novembre 2007

Recensioni / Italo-Inglesi / ATOMIC WORKERS : Embryonic Suicide (Acme Rec./ Nasoni Rec.-2006) - Wall of water behind me (Nasoni Rec. - 2007)

Gli Atomic Workers affondano le radici nei That's All Folks, ottimo gruppo psycho-stoner barese che pubblicò due notevoli dischi nei '90. L'elemento in comune é prima di tutto Michele Rossiello, poderoso bassista che all'indomani dello scioglimento dei T.A.F. (che vantavano un ottimo leader nel chitarrista Claudio Colaianni) durante il suo girovagare tra Londra e Berlino forma questa band che é una sorta di 'work in progress' messo in atto da musicisti italiani ed inglesi.

Embryonic Suicide (Acme Records/Nasoni Records - 2006)
Primo parto registrato tra la fine del 2003 ed inizio 2004 "Embryonic Suicide" contempla sotto la sigla Atomic Workers oltre a Rossiello, Angelo Pantaleo, batterista poliedrico che gli aficionados pugliesi conoscono bene, ex membro degli Skizo, una delle migliori bands punk locali degli anni '70, attualmente collaboratore anche dei Dictators, nonché titolare dei Tom Tom Studios, gli studi di registrazione più alternativi in quel di Bari!Quindi i due chitarristi Daniele Sindaco e Gary Ramon (ex Sun Dial) e l'altro inglese Lawrence O'Toole ai vocals e keyboards. Embryonic Suicide, come accennavo all'inizio, si ricollega idealmente all'esperienza dei TAF : basta ascoltare i quasi 10 minuti finali allucinati di Breakfast on the ocean (part 1), una colata incandescente di lava chitarristica psichedelica che già rivela le notevoli doti strumentali di Sindaco e di Ramon. L'estetica del disco é da un lato abbastanza lineare nel proporre un rock duro e privo di compromessi (Embryonic suicide / Down on earth / Far away, lacrimae) ma allo stesso tempo agile e sfaccettato.
No reaction ruba addirittura agli Stooges di Raw Power quel coté glam/perverso di cui molte rock bands attuali non hanno più memoria. L'altra faccia della medaglia é un accentuato gusto onirico che produce un piccolo capolavoro mutante come White, dalle sfumature jazzate, con i keyboards di O'Toole che emanano bagliori di grezzo diamante ed un ottimo lavoro della sezione ritmica. Plastic man si ricollega invece alla psichedelia dei sixties più acidi, quelli texani dei 13th Floor Elevators, con un'esaltante performance vocale di O'Toole e radiazioni chitarristiche letali. L'eclettismo degli Atomic Workers é confermato dalla gustosa cover di Hurdy Gurdy Man, inno pop-psichedelico dei tardi anni '60 targato Donovan, con Ramon ai vocals trattati. Rossiello invece 'vaneggia' ai vocals in Down on earth e Far Away (lacrimae), due composizioni trascinanti ricche di suggestioni etniche ed orientaleggianti.

Wall of water behind me (Nasoni Records - 2007)
L'accresciuta visibilità e funzionalità della sezione ritmica di Rossiello e Pantaleo vengono fuori alla grande nel secondo lavoro degli Atomic Workers, Wall of water behind me (Nasoni Records -2007), con il quale si accasano con l'etichetta tedesca Nasoni Records Berlin. Registrato nei Tom Tom Studio di Pantaleo a fine 2006 verrà poi prodotto in Inghilterra da Davide Viterbo (altro ex-Skizo, attivissimo musicista pugliese a tutto tondo).
La responsabilità della composizione é tutta sulle spalle di Rossiello con l'eccezione di Scientist Mantra (D.Sindaco) e Waterfall (A.Pantaleo). Il collettivo appare ulteriormente allargato in un lavoro molto diverso dalla splendida ortodossia di Embryonic Suicide: qui si scende negli inferi di un sound oscuro ed introverso che rivela ascendenze artistiche illustri; prima di tutto il krautrock spigoloso e folkeggiante degli Amon Duul II, con l'uso di strumenti non convenzionali come il sitar di Gary Ramon ed il violino della new entry Joolie Wood: Girl in the tower é una favola stralunata cantata dalla Wood che sfocia in un'accattivante effusione garagistica ad opera di Fabio Mongelli (vocals and organ), attivo protagonista del garage-rock pugliese emigrato in quel di Londra. Girl in the tower segue i due incubi Through the channel e I must confess, nei quali gli Atomic Workers sintetizzano le componenti basiche stoner/psichedelia in un espressionismo autoctono sorprendente che non fa prigionieri, a cominciare dal vocalismo perverso di Guy McKnight e dalle allucinate sortite chitarristiche di Sindaco e Ramon. Ma l'appeal carismatico primario della seite A é emanato dalla radioattiva Scientist Mantra, un'ipnotica misantropica invettiva contro il progresso che non lascia dubbio alcuno sulla 'serialità' del progetto Atomic Workers. A completare un quadro davvero ricco di suggestioni sulla seite B la saga quasi progressive di Waterfall, incantata e crimsoniana, dal fascino irresistibile, l'ombrosa e cattiva Unpredictable, carica di trascinante prolissità chitarristica e la finale Six Afternoon, imbevuta di 'fumati' effluvi krautrock con sitar e violino in magica evidenza. Sembra un outtake di Wolf City degli Amon Duul II. A questo punto ci aspettiamo dagli Atomic Workers, visto tali presupposti talentuosi, ulteriori 'visionarie' meraviglie sonore.


PASQUALE 'WALLY' BOFFOLI

domenica 4 novembre 2007

Recensioni / Esteri / THE UGLY BEATS : Take a stand with The Ugly Beats (Get Hip Rec./ 2007) by Pasquale Wally Boffoli


Ciò che gioca più a vantaggio degli Ugly Beats a mio parere é l’uso corale delle voci.
Infatti tutti e cinque i garagers di Austin, giunti con Take a stand with the Ugly Beats al loro secondo album per la Get Hip Rec. (dopo Bring on the beats!/2005) si avvicendano ed integrano ai vocals con risultati sempre lusinghieri: che sia il chitarrista Joe Emery ai lead-vocals (Light comes on, You’re the one, Your turn to cry), o il batterista Stephen o l’organista Jeanine alle armonie vocali in Million dollar man e Get in line.
Quello degli Ugly Beats è un garage con profonde radici melodiche e compositive in sixties-bands classiche come Beau Brummels e Remains, di cui fanno qui una dinamica cover, Let me through.
Che siano sixties-ballads dolci ed accattivanti come I’m gonna break her heart, Bring her down, Ain’t that old o brani più dinamici e danzerecci come Get in line, Take a stand, Last stop, Million dollar man è l’elemento vocale/corale come già accennato a prevalere sull’aggressività delle chitarre di Joe e Jackie (tranne eccezioni come la Let me through dei Remains) e sul discreto organo di sfondo di Jeanine, conferendo agli Ugly Beats connotati garage decisamente orientati verso il power-pop.
Ma nella loro musica si respira anche un’acuta nostalgia ed un approccio referenziale con il passato, tanto che nella bellissima cover strumentale dei Ventures Action Plus, con l’organo vintage di Jeanine in bella evidenza ed in quella corale di Nikky Corvette, You’re the one sono più gli anni ’50 ad essere tirati in ballo che i ’60.
Gli Ugly Beats eseguono dal vivo molti oscuri singoli del passato come I’ll make you happy degli Easybeats ed hanno una particolare abilità nel ricreare atmosfere danzerecce per teen-agers tipicamente sixties….ricordate quei filmati in bianco e nero degli specials televisivi sixties americani ? Il tutto con loro estremo compiacimento!
Take a stand! …se amate la musica che riesce ad abbattere nel 2007 le barriere temporali con grandi voci e e melodie.

http://myspace.com/theuglybeats
http://www.uglybeats.com/
http://www.gethip.com/

pasquale ‘wally’ boffoli