mercoledì 7 ottobre 2009

THE DOGGS e.p. (2009) by Pasquale 'Wally' Boffoli

Risale al 1970 il lavoro più devastante degli Stooges di Iggy Pop, Fun House.
E’ stato detto in innumerevoli occasioni sulla stampa e dalla critica specializzata di quanta influenza Fun House (così come l’omonimo precedente The Stooges del 1969) abbia avuto sulle generazioni di rockers e punkers successive : credo che non ci siano dubbi di sorta in merito.
Non me ne vorrà quindi il giovane trio milanese dei DOGGS formatosi nel gennaio del 2009 se scrivo che i quattro brani di questo loro primo e.p., inciso appena tre mesi dopo, aprile 2009, sin dall’iniziale Underground Drain appaiono diabolicamente ed integralmente avvolti nel bozzolo ‘vizioso’ di Fun House, quasi a voler puntigliosamente dimostrare di quali vibrazioni più di qualsiasi altre si siano nutriti nella loro pur breve esistenza.
Anche i successivi Kiss my blood, No lights ed Animal dispiegano un suono garage e punkoide saturo tipicamente americano: Marco Mezzadri, bassista cupo e martellante, rincorre il vocalismo indolente e crudele di Iggy; Riccardo Bertin attraverso l’efficacissimo uso chitarristico del wah-wah fa sua l’antica lezione di Ron Asheton incarognendo sino allo spasimo il sound dei Doggs; Grazia Mele percuote le pelli con fare essenziale e metronomico, come è giusto in questo contesto.
Se il contributo di Pypa (Vermi) al farfisa organ è essenzialmente limitato ad Underground Drain quello al sax di Piergiorgio Elia (lo Steve MacKay dei Doggs) è ben più corposo e si ottimizza attraversando pacatamente, senza i deliri di Fun House, i quattro brani dell’e.p.
Rappresenta inoltre dal vivo un costante punto di riferimento per i Doggs.
Dall’inizio incerto di Underground Drain (‘….noi proveniamo dall’infido underground!) il suono, attraverso gli orgasmi sensuali di Kiss my blood e l’estatica corruzione strumentale di No lights raggiunge l’apice del caos controllato nella conclusiva Animal, chitarra e sax ad incrociarsi subdolamente: i rantoli ed i bisbigli allusivi di Marco colpiscono crudamente e nel finale i Doggs raggiungono quel benedetto parossismo che nei precedenti brani è più volte sfiorato.
Questo debutto del trio milanese colpisce davvero per intensità nonostante la notevole assuefazione e dipendenza estetiche di cui sopra, facendo altresì intravedere l’obiettivo di un sound più personale.


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Pasquale ‘Wally’ Boffoli