Venezia, 1° Agosto 2010: il concertoVedo
Patti Smith dal vivo il 1° agosto 2010 a Venezia, nella splendida cornice di Piazza San Marco, in un concerto acustico a favore di
Emergency. Il concerto è davvero emozionante, sarà per il contesto della spettacolare piazza nel quale si svolge, sarà per il susseguirsi di quei pezzi che sono diventati così famosi da poter essere cantati anche da chi non è fan della rocker, dei veri e propri inni per più d'una generazione, come
People Have the Power, Because the Night, Gloria, Frederick, Dancing Barefoot e così via.
Patti Smith è accompagnata dalla sua band con l'amico di sempre, il chitarrista
Lenny Kaye, e la figlia,
Jesse Paris Smith, al pianoforte, e non nasconde di essere anche
lei emozionata di cantare proprio in quel luogo suggestivo nel quale, spiega al pubblico, mai avrebbe immaginato di poter fare un concerto un giorno.
Strana e rara sensazione alla fine del concerto, quella di aver assistito a un evento memorabile che ne richiama subito alla mente un altro, di molti anni prima ma indimenticabile per chi l'ha vissuto, il live dei
Pink Floyd in quella stessa città, suonato da un palco galleggiante posto di fronte a Piazza San Marco. Una sensazione che rimane per tutto il giorno dopo ed è ancora viva quando vengo a sapere, un po' all'ultimo momento, che Patti Smith terrà un incontro allo IUAV, l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Per fortuna non ho ancora lasciato la città e mi precipito all'incontro con un'amica.
La conferenzaSiamo in prima fila e assistiamo alla conferenza a pochi passi da
Patti Smith, percependone tutta l'aura di vera icona del rock,
le immancabili trecce, lo sguardo dolce e sereno, nonostante le diverse vicende tragiche che hanno caratterizzato la sua vita (la morte prematura del fratello,
Tod, e del marito,
Fred 'Sonic' Smith, già chitarrista degli
MC5 e poi dei
Sonic's Rendezvous Band). Lei si presenta puntuale con la chitarra a tracolla che le servirà per accompagnare l'ora abbondante di conversazione con alcuni brani cantati, e con lo stesso abbigliamento della sera prima: giacca nera, jeans e maglietta che noto essere bucata, il che mi stupisce per una star del rock; forse, penso, è l'abito di scena, ma forse no perché lei dà proprio l'impressione di non essere stata cambiata dal successo e di essere la stessa ragazza che nella primavera del 1967 lascia la città in cui vive con i genitori, Philadelphia, e un destino di insegnante, per raggiungere New York in autobus, senza nemmeno avere i soldi sufficienti per il biglietto.
The book: "Just Kids"E' uno degli episodi della sua vita che racconta al pubblico venuto a sentirla alla conferenza di Venezia ma che descrive anche nel suo libro appena uscito in Italia per
Feltrinelli con il titolo
"Just Kids".
L'incontro veneziano è difatti l'occasione per presentare il libro. Il volume, davvero una lettura bella e intensa, è dedicato a
Robert Mapplethorpe, fotografo estremo, e racconta dell'incontro
dei due artisti a New York, della loro storia d'amicizia e d'amore e del loro percorso artistico, fino alla morte di Mapplethorpe per Aids il 9 marzo 1989.
Patti Smith spiega che prima della sua morte aveva promesso a Robert che avrebbe scritto la loro storia e con questo libro mantiene la promessa.
Alla conferenza veneziana Patti Smith racconta con naturalezza, come fosse tra amici, il loro incontro e la vita in comune tra le mille difficoltà economiche degli inizi e i lavoretti per tirare avanti, le loro passioni condivise, i libri, la musica, l'arte, l'amicizia con
Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Burrroughs, l'incontro con la scena musicale rock e underground degli anni '60 a New York, il periodo al
Chelsea Hotel.
Il tutto è descritto ampiamente nel libro, come per esempio le serate al
El Quixote, il bar-ristorante adiacente all'hotel, dove trova gli artisti là riuniti per partecipare a Woodstock:
"Al tavolo alla mia sinistra Janis Joplin teneva banco con la sua band. Più lontano, sulla destra, c'erano Grace Slick e i Jefferson Airplane, assieme ai componenti di Country Joe and the Fish. All'ultimo tavolo di fronte alla porta c'era Jimi Hendrix, il capo chino, mangiava col cappello in testa dirimpetto a una bionda".
Bastano queste poche frasi per capire come il libro proietti il lettore nell'atmosfera unica di quegli anni. Anni in cui si poteva incontrare
Allen Ginsberg alla tavola calda, dove Patti Smith un giorno si reca per prendere un sandwich con i soldi contati ma scopre che il prezzo è aumentato di dieci centesimi che lei non ha e sarà proprio Ginsberg, che lei conosce solo di fama, ad aggiungere quei centesimi. Anni in cui si assisteva ai
concerti dei gruppi sopra citati nei locali newyorkesi, ma anche dei
Velvet Underground, The Band e soprattutto dei
Doors che danno una prima consapevolezza alla giovane venuta da Philadelphia:
"Ricordo quella sensazione meglio del concerto in sé. Mentre guardavo Jim Morrison, sentii che anch'io avrei potuto fare una cosa del genere. Non so dire perché mi venne da pensare così. Nella mia vita non c'era nulla che potesse lasciarmi credere che esistesse una tale possibilità, eppure mi ritrovai con quella presunzione. Nei suoi confronti provai affinità e disprezzo. Percepivo il suo imbarazzo e contemporaneamente la sua estrema fiducia in sé. Emanava un misto di bellezza e disgusto nei propri confronti, un malessere mistico, come un San Sebastiano della costa occidentale".
Poi l'incontro con
Jimi Hendrix all'inaugurazione del locale rilevato da Hendrix per farne uno studio di registrazione.
"Morivo dalla voglia di andarci. Mi misi il cappello di paglia e mi diressi in centro, ma una volta arrivata non me la sentii di entrare. Per puro caso Jimi Hendrix, salendo le scale, mi trovò seduta come una campagnola che se ne stava lì a fare da tappezzeria. Sogghignò. Doveva prendere un aereo per Londra e partecipare al Festival dell'Isola di Wight. Quando gli dissi che avevo troppa fifa per entrare rise dolcemente; al contrario di ciò che le persone potrebbero credere, era timido, e le feste lo rendevano nervoso. Mi fece un po' di compagnia sulle scale e mi parlò di ciò che avrebbe voluto realizzare grazie allo studio. Sognava di radunare a Woodstock musicisti da tutto il mondo, di farli sedere in un campo, in cerchio, e di farli suonare e risuonare".
Un sogno che Hendrix non farà in tempo a realizzare poiché in quello stesso anno, il 18 settembre 1970, sarà trovato morto nella sua camera d'albergo a Londra. Destino che lo accomuna ad altri musicisti dell'epoca come
Janis Joplin, a cui Patti Smith deve il soprannome 'la poetessa',
Brian Jones e
Jim Morrison.
Ancora il libro racconta l'incontro con
Sam Shepard, il commediografo, a un concerto degli
Holy Modal Rounders, i primi reading di poesia e i primi concerti, già con
Lenny Kaye, le esperienze teatrali, la relazione con
Allen Lanier, tastierista di una band che sarebbe diventata successivamente i
Blue Öyster Cult, fino all'incisione del primo singolo, la cover di
Hey Joe, proprio negli
Electric Lady Studios creati da Jimi Hendrix. In parallelo, vi è la crescita artistica di Robert
Mapplethorpe e il suo legame con il collezionista d'arte e mecenate
Sam Wagstaff che durerà fino alla morte del fotografo. Ciò che traspare comunque da tutta la narrazione, sempre interessante e molto scorrevole, è il rapporto intenso, quasi simbiotico, tra Patti Smith e Robert Mapplethorpe, un rapporto fatto di sostegno e incoraggiamento reciproci che di certo ha contribuito alla crescita artistica e personale di entrambi e al loro successo. L'aveva intuito forse quell'anziana signora che nell'estate del 1967 insieme al marito vide i due ragazzi in Washington Square:
“Oh, fagli una foto” disse la donna al suo amato marito. “Penso che siano degli artisti”. “Oh, avanti,” fece lui scrollando le spalle. “Sono soltanto ragazzini”.
Just kids.Rossana Morriello
Foto di
Rossana MorrielloDal concerto per Emergency,
Venezia, Piazza San Marco, 1 agosto 2010
People Have the Power Because the NightDancing BarefootGloria
Frederick
Free MoneyMother RoseWingGhost Dance Play With FireMy Blakean Year
Redondo BeachJust Kids