venerdì 9 novembre 2007

Recensioni / Italo-Inglesi / ATOMIC WORKERS : Embryonic Suicide (Acme Rec./ Nasoni Rec.-2006) - Wall of water behind me (Nasoni Rec. - 2007)

Gli Atomic Workers affondano le radici nei That's All Folks, ottimo gruppo psycho-stoner barese che pubblicò due notevoli dischi nei '90. L'elemento in comune é prima di tutto Michele Rossiello, poderoso bassista che all'indomani dello scioglimento dei T.A.F. (che vantavano un ottimo leader nel chitarrista Claudio Colaianni) durante il suo girovagare tra Londra e Berlino forma questa band che é una sorta di 'work in progress' messo in atto da musicisti italiani ed inglesi.

Embryonic Suicide (Acme Records/Nasoni Records - 2006)
Primo parto registrato tra la fine del 2003 ed inizio 2004 "Embryonic Suicide" contempla sotto la sigla Atomic Workers oltre a Rossiello, Angelo Pantaleo, batterista poliedrico che gli aficionados pugliesi conoscono bene, ex membro degli Skizo, una delle migliori bands punk locali degli anni '70, attualmente collaboratore anche dei Dictators, nonché titolare dei Tom Tom Studios, gli studi di registrazione più alternativi in quel di Bari!Quindi i due chitarristi Daniele Sindaco e Gary Ramon (ex Sun Dial) e l'altro inglese Lawrence O'Toole ai vocals e keyboards. Embryonic Suicide, come accennavo all'inizio, si ricollega idealmente all'esperienza dei TAF : basta ascoltare i quasi 10 minuti finali allucinati di Breakfast on the ocean (part 1), una colata incandescente di lava chitarristica psichedelica che già rivela le notevoli doti strumentali di Sindaco e di Ramon. L'estetica del disco é da un lato abbastanza lineare nel proporre un rock duro e privo di compromessi (Embryonic suicide / Down on earth / Far away, lacrimae) ma allo stesso tempo agile e sfaccettato.
No reaction ruba addirittura agli Stooges di Raw Power quel coté glam/perverso di cui molte rock bands attuali non hanno più memoria. L'altra faccia della medaglia é un accentuato gusto onirico che produce un piccolo capolavoro mutante come White, dalle sfumature jazzate, con i keyboards di O'Toole che emanano bagliori di grezzo diamante ed un ottimo lavoro della sezione ritmica. Plastic man si ricollega invece alla psichedelia dei sixties più acidi, quelli texani dei 13th Floor Elevators, con un'esaltante performance vocale di O'Toole e radiazioni chitarristiche letali. L'eclettismo degli Atomic Workers é confermato dalla gustosa cover di Hurdy Gurdy Man, inno pop-psichedelico dei tardi anni '60 targato Donovan, con Ramon ai vocals trattati. Rossiello invece 'vaneggia' ai vocals in Down on earth e Far Away (lacrimae), due composizioni trascinanti ricche di suggestioni etniche ed orientaleggianti.

Wall of water behind me (Nasoni Records - 2007)
L'accresciuta visibilità e funzionalità della sezione ritmica di Rossiello e Pantaleo vengono fuori alla grande nel secondo lavoro degli Atomic Workers, Wall of water behind me (Nasoni Records -2007), con il quale si accasano con l'etichetta tedesca Nasoni Records Berlin. Registrato nei Tom Tom Studio di Pantaleo a fine 2006 verrà poi prodotto in Inghilterra da Davide Viterbo (altro ex-Skizo, attivissimo musicista pugliese a tutto tondo).
La responsabilità della composizione é tutta sulle spalle di Rossiello con l'eccezione di Scientist Mantra (D.Sindaco) e Waterfall (A.Pantaleo). Il collettivo appare ulteriormente allargato in un lavoro molto diverso dalla splendida ortodossia di Embryonic Suicide: qui si scende negli inferi di un sound oscuro ed introverso che rivela ascendenze artistiche illustri; prima di tutto il krautrock spigoloso e folkeggiante degli Amon Duul II, con l'uso di strumenti non convenzionali come il sitar di Gary Ramon ed il violino della new entry Joolie Wood: Girl in the tower é una favola stralunata cantata dalla Wood che sfocia in un'accattivante effusione garagistica ad opera di Fabio Mongelli (vocals and organ), attivo protagonista del garage-rock pugliese emigrato in quel di Londra. Girl in the tower segue i due incubi Through the channel e I must confess, nei quali gli Atomic Workers sintetizzano le componenti basiche stoner/psichedelia in un espressionismo autoctono sorprendente che non fa prigionieri, a cominciare dal vocalismo perverso di Guy McKnight e dalle allucinate sortite chitarristiche di Sindaco e Ramon. Ma l'appeal carismatico primario della seite A é emanato dalla radioattiva Scientist Mantra, un'ipnotica misantropica invettiva contro il progresso che non lascia dubbio alcuno sulla 'serialità' del progetto Atomic Workers. A completare un quadro davvero ricco di suggestioni sulla seite B la saga quasi progressive di Waterfall, incantata e crimsoniana, dal fascino irresistibile, l'ombrosa e cattiva Unpredictable, carica di trascinante prolissità chitarristica e la finale Six Afternoon, imbevuta di 'fumati' effluvi krautrock con sitar e violino in magica evidenza. Sembra un outtake di Wolf City degli Amon Duul II. A questo punto ci aspettiamo dagli Atomic Workers, visto tali presupposti talentuosi, ulteriori 'visionarie' meraviglie sonore.


PASQUALE 'WALLY' BOFFOLI

domenica 4 novembre 2007

Recensioni / Esteri / THE UGLY BEATS : Take a stand with The Ugly Beats (Get Hip Rec./ 2007) by Pasquale Wally Boffoli


Ciò che gioca più a vantaggio degli Ugly Beats a mio parere é l’uso corale delle voci.
Infatti tutti e cinque i garagers di Austin, giunti con Take a stand with the Ugly Beats al loro secondo album per la Get Hip Rec. (dopo Bring on the beats!/2005) si avvicendano ed integrano ai vocals con risultati sempre lusinghieri: che sia il chitarrista Joe Emery ai lead-vocals (Light comes on, You’re the one, Your turn to cry), o il batterista Stephen o l’organista Jeanine alle armonie vocali in Million dollar man e Get in line.
Quello degli Ugly Beats è un garage con profonde radici melodiche e compositive in sixties-bands classiche come Beau Brummels e Remains, di cui fanno qui una dinamica cover, Let me through.
Che siano sixties-ballads dolci ed accattivanti come I’m gonna break her heart, Bring her down, Ain’t that old o brani più dinamici e danzerecci come Get in line, Take a stand, Last stop, Million dollar man è l’elemento vocale/corale come già accennato a prevalere sull’aggressività delle chitarre di Joe e Jackie (tranne eccezioni come la Let me through dei Remains) e sul discreto organo di sfondo di Jeanine, conferendo agli Ugly Beats connotati garage decisamente orientati verso il power-pop.
Ma nella loro musica si respira anche un’acuta nostalgia ed un approccio referenziale con il passato, tanto che nella bellissima cover strumentale dei Ventures Action Plus, con l’organo vintage di Jeanine in bella evidenza ed in quella corale di Nikky Corvette, You’re the one sono più gli anni ’50 ad essere tirati in ballo che i ’60.
Gli Ugly Beats eseguono dal vivo molti oscuri singoli del passato come I’ll make you happy degli Easybeats ed hanno una particolare abilità nel ricreare atmosfere danzerecce per teen-agers tipicamente sixties….ricordate quei filmati in bianco e nero degli specials televisivi sixties americani ? Il tutto con loro estremo compiacimento!
Take a stand! …se amate la musica che riesce ad abbattere nel 2007 le barriere temporali con grandi voci e e melodie.

http://myspace.com/theuglybeats
http://www.uglybeats.com/
http://www.gethip.com/

pasquale ‘wally’ boffoli