La storia dell’ arte, dice lo psicoanalista Otto Rank, è la storia della liberazione dell’inconscio. Ogni opera d'arte è, così come il sogno, l'adempimento velato di un desiderio represso, rimosso, e i desideri consistono nel formare il momento ideale dell'opera d'arte (www.antoniobellanca.it). L’arte, dice Lacan, è la difesa del desiderio dalla bruttezza del reale. La funzione sociale dell’arte, se può essercene una, è la stessa del sogno: esprimere l’inesprimibile.
sabato 13 agosto 2011
JESU: “Ascension” (2011, Caldo Verde)
# Consigliato da DISTORSIONI
Di Justin Broadrick è sicuramente nota la prolificità artistica. Tale sovrabbondanza ha determinato spesso un effetto inflattivo sulle sue produzioni, con conseguente ed inevitabile diminuzione di valore. Forse ad un analogo epilogo è destinato anche “Ascension” (2011, Caldo Verde), quarto album dei Jesu, quindicesimo lavoro se si considerano anche gli EP e gli split prodotti nel frattempo.
Di Justin Broadrick è sicuramente nota la prolificità artistica. Tale sovrabbondanza ha determinato spesso un effetto inflattivo sulle sue produzioni, con conseguente ed inevitabile diminuzione di valore. Forse ad un analogo epilogo è destinato anche “Ascension” (2011, Caldo Verde), quarto album dei Jesu, quindicesimo lavoro se si considerano anche gli EP e gli split prodotti nel frattempo.
ACROSS TUNDRAS “Sage” (2011, Neurot Recordings)
Nella scelta di un disco a volte mi capita di lasciarmi attrarre dalla copertina, o dal titolo, oppure, come in questo caso, dal nome del gruppo. Questi giovanotti originari del Colorado mi hanno colpito per il nome, evocativo di pianure spoglie, battute dai freddi venti del nord e bagnate da gelide piogge artiche, prima di avere la possibilità di ascoltare questo loro album. Diciamo subito che non me ne sono dovuto pentire: il loro è uno stoner piuttosto evoluto, con qualcosa di più di una spruzzata di psichedelia e qualche più rada venatura country, che si fa ascoltare con un certo piacere, anche se, più che evocare le desolate tundre del nord, le loro composizioni ci trasportano in scenari desertici, probabilmente più consoni alle loro origini. I nostri, tra l'altro, non sono di primo pelo, visto che questo “Sage” è il loro sesto lavoro sulla lunga distanza ed il primo per la Neurot, etichetta gestita dai metallari eretici Neurosis. La formazione è il classico “power trio”, basso, chitarra e batteria, in cui il chitarrista e “bandleader” Tanner Olson si fa carico anche del ruolo di cantante. Le composizioni lunghe e avvolgenti, dominate dal possente rifferama del chitarrone di Olson, portato più all'utilizzo degli accordi che agli assolo, probabilmente anche a causa della struttura del gruppo.
L'album si apre con l'epica cavalcata In The Name Of The River Grand, uno dei migliori episodi dell'intero lavoro, che ci trasporta nel bel mezzo di un film western di quelli buoni, prosegue alla grande con la desertica (appunto) Hijo del Desierto, triste storia di un poveraccio sperduto nelle sabbie arroventate dal sole, assetato e assediato dai serpenti a sonagli, ma, musicalmente, piuttosto vivace. Segue la ballatona Buried Arrows: ancora deserto, condito da cactus e mandrie di bisonti, con una certa arietta country alla quale collabora la cantante Lily Hiatt, che si dimostra dotata di polmoni e ugola adatti al sound torrenziale della band duettando con Olson. I pezzi seguenti hanno un andamento più canonicamente stoner e, forse stanno un gradino sotto le prime tre tracks, almeno dal punto di vista creativo. Si tratta, infatti, di pezzi piuttosto simili tra loro, dominati dalla chitarra heavy e dalla voce roca di Tanner Olson, fatta eccezione per l'ultimo, Shunka Sapa, uno strumentale. Tra queste canzoni, una menzione particolare la merita la lunga, deragliante Mean Season Movin' On, dodici minuti abbondanti di arpeggi distorti, con tanto di vento in sottofondo, che rendono giustizia alle aspettative che il nome della band mi aveva suscitato.
Luca Sanna
Neurot Recordings
ANGELO BADALAMENTI & DAVID LYNCH: “The Twin Peaks archive” (2011, Warner Bros)
Che cosa sarebbe stato "Twin Peaks" se non ci fosse stata la colonna sonora di Angelo Badalamenti? Per rispondere abbiamo bisogno di inoltrarci per un momento in una delle serie televisive più geniali e morbosamente affascinanti degli ultimi 20 anni, un incubo curato nei minimi particolari venuto fuori dalla mente divina di David Lynch in collaborazione con Mark Frost: oltre alla regia, Lynch ha seguito passo per passo anche la creazione della colonna sonora, completando un disegno perfetto fatto di sfumature complesse e tortuose trame creative insieme al mastodontico Angelo Badalamenti, eccelso architetto musicale arruolato per arricchire le già preziose fondamenta cinematografiche di Lynch. Il mondo di David Lynch è un mondo strano, fatto di cose che accadono e poi scompaiono, personaggi che prendono forma man mano per poi scambiarsi ruoli ed identità, realtà astratte che vivono di luce propria in cui niente è come sembra e tutto al contrario.
Si comincia dal famoso main theme che trascina tutta la serie, proseguendo per i vari stacchetti ambient che si susseguono durante gli episodi, i vari intermezzi come Audrey's dance, The bookhouse boys e Dance of the dream man, dove lo schioccare delle dita diventa un must da cui non si torna più indietro, un incontrollabile ritmo da cui non se ne esce più vivi. La colonna sonora di "Twin Peaks" è la gemella del film, non possono esistere oltre ad esse musica e pellicola più perfettamente incastonate tra di loro, per creare qualche cosa di morbosamente unico e irripetibile, oserei dire: storico. La realtà di Twin Peaks è fatta di due mondi: il giorno e la notte, il buio e la luce, scenari che seguono melodie e viceversa, come la stanza rossa dove il nano parla al contrario e balla o la loggia nera dove la notte i demoni del tranquillo paesino di provincia vivono in un inferno fatto di stupri, pornografia e cocaina, per poi nascondersi alle prime luci dell'alba in una buona torta di mele, o come dice l'agente Dale Cooper, ”la migliore torta di mele che abbia mai assaggiato”.
Luca Fiorucci
Twin Peaks Theme (Alternate Version)
Angelo Badalamenti & David Lynch - Twin Peaks Theme (Nostalgia version)
Audrey's Preyer (Synth Version)
Twin Peaks Archive
venerdì 12 agosto 2011
LUIGI MARIANO: "Asincrono" (2010, autoprodotto)
Ho incontrato Luigi Mariano quasi per caso, come spesso accade negli incontri della propria vita, un po’ incuriosita dai tanti premi di cui ha fatto incetta negli ultimi tempi, dalla prestigiosa Targa Bindi come migliore testo con il brano Edoardo, al Premio Lunezia 2011. Ascoltando il suo disco d’esordio “Asincrono”, uscito il 30 aprile 2010, rigorosamente autoprodotto, quello che traspare è una musica fresca, genuina in bilico tra testi più intimi e altri ironici e impegnati a sfondo sociale, perfetta sintesi di musica e parole.
AMY WINEHOUSE: "27 anni vissuti pericolosamente"
THE BEGINNINGS: A BAD BABY
Amy Jade Winehouse, londinese, classe 1983 nasce a Enfield nel Middlesex da una famiglia ebraica, figlia più piccola di due fratelli, il padre Mitchell, tassista canta alla piccola le canzoni di Frank Sinatra, la madre Janis invece ha dalla sua strette parentele con strumentisti jazz oltre che conoscenze di professionisti del settore tra cui il leggendario Ronnie Scott. Alla giovanissima età di 10 anni Amy forma il suo primo gruppetto chiamato Sweet'n Sour, influenzato dalla miriade di band rap che
Amy Jade Winehouse, londinese, classe 1983 nasce a Enfield nel Middlesex da una famiglia ebraica, figlia più piccola di due fratelli, il padre Mitchell, tassista canta alla piccola le canzoni di Frank Sinatra, la madre Janis invece ha dalla sua strette parentele con strumentisti jazz oltre che conoscenze di professionisti del settore tra cui il leggendario Ronnie Scott. Alla giovanissima età di 10 anni Amy forma il suo primo gruppetto chiamato Sweet'n Sour, influenzato dalla miriade di band rap che
giovedì 11 agosto 2011
SHORT REVIEWS - ZIBBA e ALMALIBRE: "Una cura per il freddo" (2010-Volume!Records-Altoparlante)
Zibba è un cantautore, chitarrista e produttore che assieme agli Almalibre (Fabio Biale al violino, Andrea Balestrieli alla batteria, Lucas Bellotti al basso eletrico e Daniele Franchi all'altra chitarra) giunge nel 2010 alla pubblicazione di "Una cura per il freddo", lavoro composto da quindici tracce. Zibba è un bravo musicista, dotato di una voce calda e roca, autore di testi sardonici, sa giocare benissimo con rock, blues, jazz, reggae, rap e canzone d'autore:
SHORT REVIEWS - EMANUELE BARBATI: "Come sempre"(2011, autoprodotto)
Compositore, produttore e musicista attratto dalle sonorità cantautorali indipendenti statunitensi, forte di un'esperienza di lavoro a San Francisco, Barbati esordisce con il suo lavoro solista "Come sempre", composto da sette tracce fresche, leggere, gradevoli e di respiro internazionale, benchè cantate in italiano. Brano di punta è Scacco matto, dal quale è tratto un video promozionale, simpatica anche Defaillance e Di nuovo lei, in stile The Cooks. Un
SHORT REVIEWS – SIMONE AGOSTINI "Green" (2009 - fingerpicking.net)
# Consigliato da DISTORSIONI
Lo dico immediatamente: questo disco è bellissimo, una gemma che colpevolmente può passare inosservata! Simone Agostini, chitarrista acustico fingerstyle romano di nascita, ma abruzzese d'adozione, confeziona nel 2009 da solo questo cd costituito da dieci tracce in cui suona la chitarra, accompagnato occasionalmente da Peppino Pezzulo alla viola, Sandro Paciocco al piano ed il bravissimo Paolo Giordano alla slide guitar.
Lo dico immediatamente: questo disco è bellissimo, una gemma che colpevolmente può passare inosservata! Simone Agostini, chitarrista acustico fingerstyle romano di nascita, ma abruzzese d'adozione, confeziona nel 2009 da solo questo cd costituito da dieci tracce in cui suona la chitarra, accompagnato occasionalmente da Peppino Pezzulo alla viola, Sandro Paciocco al piano ed il bravissimo Paolo Giordano alla slide guitar.
mercoledì 10 agosto 2011
ITALIAN ROCK CONNECTION - MUSEO ROSENBACH
C’è stato un momento nella storia in cui Italia e Inghilterra erano tremendamente vicine per il modo di fare e ascoltare musica. Erano entrambe figlie dei Beatles e della musica beat, arrivavano dalla psichedelica (nel nostro paese in maniera molto minore, molto marginale, è bene ricordarlo. Quasi un buco mancante tra i due generi, che per ben due decenni rappresentò un periodo realmente
ITALIAN ROCK CONNECTION - BIGLIETTO PER L'INFERNO
Se provate a chiedere formazioni attive negli anni '70 ad un qualunque appassionato di rock progressivo, sia esso un brizzolato padre di famiglia o un ragazzo più giovane, certamente vi menzionerà gruppi italiani, e poco importa se è residente in Inghilterra, in Germania, in Italia, in Giappone o persino in America. La scena musicale italiana attiva in quel decennio era una polveriera, un fitto nugolo di gruppi e artisti che in molti casi arrivavano a
martedì 9 agosto 2011
LIVE REPORTS – “Massimo Volume” (Giovedì 21 Luglio 2011, 93 Feet East, Londra)
Vorranno scusarmi i fan dei Massimo Volume, per essermi presa la licenza di adoperare in questo articolo frasi dei brani eseguiti durante il concerto londinese di giovedi 21 luglio al 93 Feet East. Lo scorso ottobre, noi expat indie-rock italiani avevamo esultato alla notizia dell’uscita dell’album “Cattive Abitudini”. Questi dieci anni di silenzio per molti di noi, corrispondono anche agli anni da quando abbiamo lasciato la nostra amata e odiata Italia. La voce sul concerto londinese si e’ sparsa in fretta tra di noi, grazie a Luca. Sono venuti anche dei nostri amici
WANDA JACKSON: “The Party Ain't Over” (2011, Nonesuch)
Jack White, dopo aver rivitalizzato la stagionata leggenda del country Loretta Lynn, si è preso a cuore le sorti dell'altrettanto stagionata “Queen of Rockabilly” Wanda Jackson, signora settantatreenne dal passato glorioso quanto lontano, dotata tutt'ora di una graffiante voce e di un'energia invidiabile. Detto che il titolo del disco rimanda all'incendiario hit single che l'arzilla settuagenaria pubblicò nel lontano 1958, Let's Have A Party, e che White si è deciso a
lunedì 8 agosto 2011
OF MONTREAL: “The Controller Sphere EP” (Polyvinyl/Goodfellas, 2011)
# Consigliato da DISTORSIONI
Con questo Ep la band di Kevin Barnes conclude una trilogia che era stata annunciata nei versi finali, ‘Skeletal lamping, the controller sphere, false priest’, di Faberge Falls for Shuggie, brano di “Hissing Fauna, Are You The Destroyer?”, come si vede i tre titoli delle ultime opere di nostri. Versi criptici del bizzarro Barnes che si diverte a giocare con i suoi fan. Questo ep è composto da 5 brani che sono stati registrati durante le session di “False Priest”, ma poi non
Con questo Ep la band di Kevin Barnes conclude una trilogia che era stata annunciata nei versi finali, ‘Skeletal lamping, the controller sphere, false priest’, di Faberge Falls for Shuggie, brano di “Hissing Fauna, Are You The Destroyer?”, come si vede i tre titoli delle ultime opere di nostri. Versi criptici del bizzarro Barnes che si diverte a giocare con i suoi fan. Questo ep è composto da 5 brani che sono stati registrati durante le session di “False Priest”, ma poi non
I’M FROM BARCELONA: "Forever Today" (2011, Mute)
"Chi lascia la strada vecchia per la nuova ... ", così probabilmente avrei terminato la recensione del disco del 2008 "Who Killed Harry Houdini?" e con questa chiave si potrebbe leggere il nuovo lavoro dei I’m from Barcelona, "Forever Today".Sì perché, se nel lavoro precedente la band più numerosa di Svezia (29 membri attivi la maggior parte dei quali impegnati nelle parti corali) aveva evidentemente cercato di rendere il suo sound di maggior spessore con tonalità più cupe e malinconiche rispetto agli inizi del primo album "Let me introduce my friends" con esiti non proprio riuscitissimi, in questo nuovo disco si torna al passato e ad atmosfere più solari e primaverili, come si intuisce anche dal titolo di brani quali Always spring.
DOME LA MUERTE: “Poems for Renegades” (2011, Japan Apart/Audioglobe)
# Consigliato da DISTORSIONI
Domenico Petrosino, in arte Dome La Muerte, ex chitarrista dei Cheetah Chrome Motherfuckers , Hush, vera anima ‘nera’ e rock negli anni ’80 dei Not Moving , una solidissima carriera ormai sulle spalle, dopo due buoni dischi con i Diggers nel 2007 e 2010, sigla quello che è il suo primo album davvero solista, facendo un clamoroso centro, senza se e senza ma! Quattordici brani in cui il musicista abbandona (o quasi) l’elettrica, amplificatori e distorsore, imbraccia l’acustica, soffia grezzamente in un’armonica (ben sei brani), armeggia con sitar ed organo: si mette di buona lena ad esplorare l’eterna altra ‘side’ del rock, quella acustica, elegiaca, romantica, utopistica attraverso una serie di composizioni - le
Domenico Petrosino, in arte Dome La Muerte, ex chitarrista dei Cheetah Chrome Motherfuckers , Hush, vera anima ‘nera’ e rock negli anni ’80 dei Not Moving , una solidissima carriera ormai sulle spalle, dopo due buoni dischi con i Diggers nel 2007 e 2010, sigla quello che è il suo primo album davvero solista, facendo un clamoroso centro, senza se e senza ma! Quattordici brani in cui il musicista abbandona (o quasi) l’elettrica, amplificatori e distorsore, imbraccia l’acustica, soffia grezzamente in un’armonica (ben sei brani), armeggia con sitar ed organo: si mette di buona lena ad esplorare l’eterna altra ‘side’ del rock, quella acustica, elegiaca, romantica, utopistica attraverso una serie di composizioni - le
domenica 7 agosto 2011
JAPANESE NOISE - BORIS: “Heavy Rocks”, “Attention Please” (2011, Sargent House)
# Consigliati da DISTORSIONI
Heavy Rocks
Boris, band giapponese drone-metal, experimental-noise, stoner, hardcore e pop-rock, può certamente essere annoverata tra le formazioni più eclettiche del panorama del rock alternativo, capace di costruire il proprio marchio di fabbrica attraverso la sperimentazione e la manipolazione delle sonorità più dure. Attivi dal 1992, hanno realizzato 17 album in studio tra cui l’acclamato “Pink” (2005), numerosi album live, un numero imprecisato di EP e split,
Heavy Rocks
Boris, band giapponese drone-metal, experimental-noise, stoner, hardcore e pop-rock, può certamente essere annoverata tra le formazioni più eclettiche del panorama del rock alternativo, capace di costruire il proprio marchio di fabbrica attraverso la sperimentazione e la manipolazione delle sonorità più dure. Attivi dal 1992, hanno realizzato 17 album in studio tra cui l’acclamato “Pink” (2005), numerosi album live, un numero imprecisato di EP e split,
THE MOVEMENTS: “Follow” (2011, Misty Lane/Teen Sound Records)
# Consigliato da DISTORSIONI
The Movements, svedesi, di stanza a Stoccolma, sono certamente una delle bands più di prestigio di quella cerchia di musicisti svedesi che nel primo decennio del terzo millennio hanno rivolto accoratamente la loro attenzione al garage ed alla psichedelia di estrazione sixties, mettendosi d’impegno nel proporla con modalità nuove. Ennesima conferma, The Movements, di quanto alto e validissimo sia il tasso di proselitismo che questo tipo di sonorità ha avuto nei paesi
The Movements, svedesi, di stanza a Stoccolma, sono certamente una delle bands più di prestigio di quella cerchia di musicisti svedesi che nel primo decennio del terzo millennio hanno rivolto accoratamente la loro attenzione al garage ed alla psichedelia di estrazione sixties, mettendosi d’impegno nel proporla con modalità nuove. Ennesima conferma, The Movements, di quanto alto e validissimo sia il tasso di proselitismo che questo tipo di sonorità ha avuto nei paesi
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