Affinity & Linda Hoyle: "A progressive dream" C'era un epoca il cui la musica rock era qualcosa di più che un file o un video bensì la forma espressiva di una generazione, delle sue speranze e delle sue angosce, della sua rabbia e della voglia urgente di cambiare lo stato delle cose. Così è stato dagli anni '50 agli '80, dal blues a Chuck Berry ed Elvis sino ai Clash e Patty Smith, con un appendice negli anni '90 con gente tipo Pearl Jam e Nirvana, ma poi? Questo il mio parere, forse non tutti saranno d’accordo, ma trovo affascinante la possibilità di descrivere le meraviglie sonore che quell’epoca piena di speranze e rivoluzionaria ci ha regalato, perle dimenticate ed uniche, spesso lontane da qualsiasi forma di successo commerciale e ammirate per il fascino che ancora oggi emanano come preziose reliquie Maya o Azteche.
Una band che quando ascoltai per la prima volta seppe emozionarmi, furono gli Affinity, inglesi originari di Brighton, dove alla Sussex University formarono il primo nucleo del gruppo nel 1965. Tre studenti di scienze con l’amore per il jazz: Lynton Naiff (tastiere), Grant Serpell (batteria) e Nick Nicholas (basso), che ottenuta la laurea lasciò il progetto e fu rimpiazzato da Mo Foster. Dopo l’università il combo jazz da loro costituito si sfaldò e all’inizio ognuno andò per la sua strada. Ma poi Serpell, Naiff e Foster continuarono a suonare in un momento topico per il rock come gli anni 1966 e 1967, quando psichedelia e flower power dominavano la scena musicale e non solo, e l' 'underground' oltre alla musica voleva dire anche cinema, pittura, teatro e altre mille forme di espressione culturale. I nostri si ritrovarono e, cooptato il chitarrista Mike Jopp ex componente della mod band The Trident, fecero
alcune audizioni alla ricerca di una voce solista, la scelta cadde su una certa Linda Hoyle, opzione quanto mai azzeccata perché la sua eccellente calda voce bluesy sarà l’asso nella manica della band, quel qualcosa in più che gli permise di farsi largo in una scena musicale ipertrofica dove farsi notare non era certo facile e richiedeva qualità esplicite e assoluta originalità creativa.
Ottennero un aiuto economico dal padre di Jopp e questo permise loro di acquistare la strumentazione necessaria tra cui un Hammond M 102 ed un furgone Ford Transit, con cui cominciarono a scorazzare per il sud della Gran Bretagna. Scelsero il nome Affinity ispirandosi al titolo di un lp del pianista jazz Oscar Peterson: questo dato testimonia di quale cultura musicale fossero in possesso questi giovanissimi musicisti. Nel 68 approdarono a Londra
dove effettuarono il loro primo gig al Revolution Club di Bruton Place. Ottennero l’attenzione di Ronnie Scott, celebre dj e una scrittura per una serie di date nel suo omonimo e prestigioso jazz club. Dopo di ciò le cose diventarono più facili e gli Affinity si fecero un nome come live band, soprattutto nel circuito dei college e delle università, allora estremamente vivo in GB. La loro musica consisteva in un un jazz/prog originale con coloriture soul, blues e folk, basato sulla loro grande sapienza strumentale e come già detto sulla voce da favola della Hoyle.
Affinity : "Affinity" (1970, Vertigo) Il loro primo (e unico) lp ufficiale fu dato alle stampe per la Vertigo nel 1970,
"Affinity". Un disco divenuto con gli anni una rarità e che mantiene ancora oggi il suo grande fascino come una bottiglia di pregiato cognac ben invecchiato. Colpisce immediatamente
la cover sleeve dell’lp, parto del fotografo/creativo Marcus Keef: ispira un senso di calma e tranquillità, quasi un prodromo alla musica contenuta nel disco. Soul e jazz, con una venatura psichedelica dai sapori westcoastiani, sapientemente miscelati e con un tracking list che vede l'alternanza di originali composizioni della band come
Night Flight e
Three Sisters e creativi arrangiamenti di brani come:
I Wonder If I Care As Much degli Everly Brothers e
Coconut Grove dei Lovin' Spoonful sino alla trascinante rilettura della dylaniana
All Along The Watchtower, lungo brano dove le notevoli capacità strumentali dei componenti gli Affinity si evidenziano chiaramente; il tutto in una rilassata atmosfera “freak oriented” tipica dell’epoca e con la splendida voce di Linda Hoyle a dare ulteriore lustro a tutto l’insieme.
Un grande disco ristampato per la prima volta in digitale dalla Repertoire nel 1994 con l’aggiunta di due inediti:
Eli’s Comin/United States Of Mind. In seguito andarono in tour per l’Europa, particolarmente in Scandinavia, suonando in molti rock festival, parteciparono anche ad alcuni programmi tv, tra cui Disco 2, precursore dell’Old Grey Whistle Test, rock broadcast di punta di BBC 2 dal 1971 al 1988; inoltre Naiff e Jopp furono gli autori dello spot commerciale della Shredded Wheat, una nota casa produttrice di cereali.
Affinity sembrarono lanciati sulla strada del successo di critica e commerciale, ma proprio quando iniziarono a lavorare su nuove composizioni per un secondo lp, Linda Hoyle lasciò improvvisamente, dichiarandosi disgustata dallo show business: questo causò lo split della band, l’ultima loro performance live fu quella al Bournemouth's Winter Gardens Theatre il 10 febbraio del 71.
Nayff in seguito suonò con gli hard rockers Toe Fat e con gli irlandesi Killing Floor; nel giugno dello stesso anno i sopravvissuti Jopp, Serpell e Foster annunciarono la reunion della band con una nuova cantante, Vivienne McAuliffe, ma il progetto abortì e degli Affinity rimase solo il raro vinile con l’etichetta a spirale a testimoniare la loro bravura e la loro originalità compositiva.
Linda Hoyle: Pieces Of Me (1971, Vertigo)Curiosamente Linda Hoyle, causa della fine dell’esperienza Affinity, ebbe un'altra occasione, con la registrazione dell’lp
"Pieces Of Me" (1971, Vertigo), uno dei dischi più rari del catalogo Vertigo, oggi valutato intorno alle 200 sterline per ogni copia originale. Ancora una volta la Hoyle colpisce nel segno, coadiuvata da John Marshall e Carl Jenkins dei Soft Machine e da Chris Spedding
allora con i Nucleus; dà alle stampe un disco bellissimo, variegato e originale, dove blues, soul ed eteree jazz ballads pianistiche si susseguono in un costante crescendo emozionale. L’apertura del disco è da brividi, con
Backlash Blues, la song di Nina Simone, dove Linda dà il meglio di sé, con una performance vocale carica di sensualità, contrappuntata dal solismo nervoso e aggressivo del chitarrista Chris Spedding; poi il potente funky blues
Black Crow e una splendida cover di
Lonely Woman di Laura Nyro. A conclusione del disco
Barrellhouse Music che sembra un race record inciso da Mamie Smith negli anni 20. Grandiosa la vocalità della Hoyle in tutti i brani, con toni caldamente blues/soul ed una estensione vocale incredibile. Chi non l’ha mai ascoltato cerchi di recuperarlo, la prima ristampa cd è della Repertoire e risale al 1995. In anni recenti l’etichetta Angel Air ha stampato molto materiale anche inedito degli Affinity: nel 2002
l’italiana Akarma produce il cd
"If You Live", spacciato come un lost album, in realtà si tratta di una raccolta di demo tapes e radio broadcast, non tutti di grande qualità; nel cd ci sono molte covers come:
I’m The Walrus dei Beatles,
If You Live di Carole King e
You Met Your Match di Stevie Wonder, interessante ma non indispensabile. Affinity e Linda Hoyle, pura espressione della golden era del rock progressivo inglese: decisamente da recuperare.
Guido SfondriniLinda Hoyle: Paper TulipsThe Ballad of Marty MoleAffinityProg ArchivesAffinity discography
• Affinity — (1970, Vertigo), (1994, Repertoire) (2002, Angel Air)
• Live Instrumentals 1969 — (2003, Angel Air)
. If You Live (2002, Box Set/Compilation, Akarma)
• 1971-1972 — (2003, Angel Air)
• Origins 1965-67 — (2004, Angel Air)
• Origins: The Baskervilles 1965 (2007, Angel Air)
• Box di 5 cd edito dalla giapponese AMR archives Record nel 2006
. Linda Hoyle: "Pieces Of Me (1971, Vertigo)(ristampa 1995, Repertoire)