Suonando senza sezione ritmica la musica è molto d'atmosfera, i due prediligono tempi lenti. Ma non sono mai cerebrali o inutilmente virtuosistici e anche molti non appassionati di jazz che ho visto tra il pubblico sono conquistati. La gran parte dei brani, vedi la splendida Sacred place , segue una stessa costruzione: introduzione di Towner, tema e assolo di Fresu, assolo del chitarrista, finale, tranne lo standard Beautiful Love che inizia col solo di Fresu al flicorno. Tra le composizioni di Ralph spiccano Summer ends, una bossa, e Chiaroscuro, spagnoleggiante. Nel brano conclusivo, basato su un ostinato di chitarra, Fresu ricorre nel finale alla respirazione circolare, tecnica che consente di continuare a suonare senza interruzioni, oggi molto usata dai jazzisti ma scoperta dai suonatori sardi di “Launeddas” (cornamusa locale) secoli fa. Entrambi suonano seduti, Towner immobile, a parte qualche strana gag, Fresu si contorce sulla sedia. Parlano poco, ma non pensate siano poco comunicativi: suonando a questo livello le parole non servono. Grandi applausi prima del bis e standing ovation finale per due musicisti tra i più importanti in circolazione. Uscendo dalla sala mi rendo conto che hanno suonato quasi due ore, e mi era sembrato un concerto breve. La rassegna aperta da questo magnifico duo si chiama Note in Libertà, è ideata da La Compagnia dei Curiosi e si conclude sabato 30 Aprile con la leva cantautorale degli anni zero (Simona Gretchen, Giua, Maler e Giuseppe Righini), un progetto ideato da Enrico de Regibus in collaborazione col MEI.
Alfredo Sgarlato
Paolo Fresu e Ralph Towner Teatro DonizettiRalph Towner & Paolo Fresu Seattle 2010
Doubled Up
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