Explosions in the sky, da Austin, Texas sono uno dei migliori gruppi del cosiddetto post-rock, i loro dischi sono totalmente strumentali: attivi dalla fine dello scorso decennio, hanno esordito nel 2000 con "How strange, innocence". Il gruppo si compone di Mark Smith , chitarre, (niente a che vedere ovviamente col leader di The Fall), Michael James, basso, Munaf Rayani, chitarre e Christopher Hrasky alla batteria. Tra ambient e in odore di soundtrack cinematografiche, spesso sono stati accostati ai grandi Goodspeed You Black Emperor! anche se questi hanno dalla loro una maggiore dilatazione delle songs oltre ad uno sperimentalismo più acuto.
sabato 4 giugno 2011
WARREN HAYNES: “Man In Motion” (2011, Mascot/Provogue)
Warren Haynes, North Carolina, classe 1960, è sicuramente uno dei musicisti rock-blues più importanti degli ultimi due decenni. La voce e chitarra dei Govt Mule ritorna a distanza di diciotto anni con un lavoro solista. Si tratta di "Man in Motion", un album che splende della luce della soul music. Come rivela lo stesso Haynes: "E' un album totalmente soul. Riporta sino alle mie influenze precedenti la scoperta del rock n' roll". A poche settimane di distanza dall'amico e collega Gregg Allman, anche Warren Haynes pubblica un lavoro solista, il secondo della sua lunga carriera nella quale vanta collaborazioni importanti.
BOOK REVIEWS: “11” di Mark Watson (2011, Einaudi Stile Libero, €.18,00)
Nel momento in cui Xavier Ireland, australiano da cinque anni trapiantato a Londra, decide di non intervenire per salvare un ragazzino malmenato da un gruppo di bulli, undici vite saranno sconvolte in vario modo dalle conseguenze di questa sua decisione. Del resto Xavier, nasconde un segreto, qualcosa di traumatico che ha spezzato un amore e una solida amicizia che durava dalle elementari è accaduto nel suo passato a Melbourne e lo ha indotto ad abbandonare il paese e a cambiare nome. Oggi vive da single e conduce una trasmissione radio notturna dispensando consigli agli irrequieti e solitari londinesi insonni. Ma nella vita fuori dall’etere Xavier ha deciso di non agire, le cose vanno come devono andare e il nostro intervento, anche con le migliori intenzioni, rischia di peggiorare le cose, questa è la sua filosofia di vita.
THE BASEBALL PROJECT Vol. 2: "High and inside" (2011, Yep Roc/IRD)
Steve Wynn e Peter Buck hanno condiviso due cose nella loro vita: musica e sport. E alla fine hanno finito per mettere su questo progetto che, fosse stato tirato su in Italia, ci avremmo riso fino a farci scoppiare le panze. Invece siamo qui a sorbirci questa “americanata” messa su da Wynn e Buck col supporto della moglie del primo (Linda Pitmon) e un amico dell’altro (Scott McCaughey) e coadiuvata da un po’ di amici invitati per l’ occasione (Ira Kaplan degli Yo La Tengo, Chris e John dei Decemberists, Ben Gibbard dei Death Cub for Cutie, Craig Finn degli Hold Steady e Steve Berlin dei Los Lobos).
WAINES: "STO" (2011, autoproduzione)
Plana come un Mangusta A129 su un disco dei Gov't Mule, il nuovo album dei Waines, piccola meraviglia siciliana. Un Cerbero che si nutre del corpo del blues, ne dilania le carni, ne mastica le interiora e poi sputa fuori quei grumi di sangue e di viscere, tirando fuori qualcosa che blues più non è. Non nella sua forma primitiva e rurale, perlomeno, perché "STO" riesce nel tentativo fallito da tanti di dare al blues una forma adatta al nuovo millennio. Una forma catastrofica di nu-blues. Un motore dalle prestazioni moderne, in grado di aprire dinamiche nuove sui vecchi ingranaggi unti del quattro quarti più antico del mondo, il mio concessionario ve lo venderebbe così. E’ il blues della club generation, con il dirigibile degli Zeppelin che si schianta e si infiamma sulla pista di un rave party.
JOHN'S CHILDREN: "Black & White" (2011, Acid Jazz)
Per me potevano pure tenerselo. E non per cattiveria gratuita ma solo perché questo disco dei “Leggendari” (sono loro stessi a dirlo, non io) John's Children non aggiunge nulla di davvero eccezionale sulla storia della band inglese entrata nella storia più per la breve militanza del giovane Marc Bolan tra le sue fila che per tutto quanto fatto dopo (ma anche prima). Il dopo e il prima sarebbero un album intitolato "Orgasm" registrato in piena epoca freakbeat ma uscito a band già sciolta per dei problemi di censura legati al titolo scelto per il disco e una patetica reunion nei primi anni Ottanta in contemporanea con la riedizione di quel disco a cura della Cherry Red. La reunion è però un mezzo fiasco, come tutte le storie ricucite e l’ avvio dei nuovi John's Children è rinviato di altri dieci anni, con l’ingresso di Boz Boorer (attualmente chitarrista nella band di Morrissey, NdLYS) alla sei corde e Johnny Bringwood al basso, nel ruolo dei figliastri di “John”.
venerdì 3 giugno 2011
CURRENT 93: “Honeysuckle Aeons” (2011 Coptic Cat/Goodfellas)
I Current 93 hanno abituato i propri fans a diverse svolte stilistiche nella loro quasi trentennale carriera. Il gruppo fondato dall'ex Psichic TV David Tibet, dopo gli inizi dedicati a magmatiche suite rumoriste, la svolta folk con album magnifici come “As the world disappear”, la psichedelia chitarristica degli album più recenti, declina in questo “Honeysuckle Aeons”, terza parte di una trilogia, una musica atmosferica e minimale. Sin dalla breve introduzione iniziale, Kingdom, siamo introdotti in un mondo fiabesco ma anche inquietante. Strumenti portanti sono piano, harmonium e organo, suonati da Baby Dee con semplici arpeggi scevri da ogni virtuosismo.
INTERVISTE - DORIAN GRAY: Davide Catinari
Dopo aver recensito "La Pelle Degli Spiriti", l'ottimo nuovo lavoro dei sardi Dorian Gray il nostro Maurizio Galasso ha intervistato il cantante-frontman della band Davide Catinari
Distorsioni: “La pelle degli spiriti” racchiude in un unicum molteplici aspetti artistici. Il Premio Lunezia che ti fu conferito per "Spleen" crea un ponte fra Ginsberg e la cosiddetta Beat Generation e Rimbaud, Baudelaire, Verlaine. In che misura e con quali dinamiche la poesia e la letteratura in genere hanno influenzato la tua musica e viceversa?
Davide Catinari: Il rapporto con certa letteratura è sempre stato una costante della mia scrittura ma non ho mai permesso che prendesse il sopravvento sull’immediatezza dei testi, che devono raccontare, esprimere, descrivere ma mai rappresentare un’opinione assoluta. Normalmente scrivo la musica prima del testo e questo forse mi aiuta a essere più conciso nell’elaborazione di concetti che debbono incastrarsi in metriche precise, cercando di rispettare le parole che uso, il loro significato e la loro musicalità.
Distorsioni: “La pelle degli spiriti” racchiude in un unicum molteplici aspetti artistici. Il Premio Lunezia che ti fu conferito per "Spleen" crea un ponte fra Ginsberg e la cosiddetta Beat Generation e Rimbaud, Baudelaire, Verlaine. In che misura e con quali dinamiche la poesia e la letteratura in genere hanno influenzato la tua musica e viceversa?
Davide Catinari: Il rapporto con certa letteratura è sempre stato una costante della mia scrittura ma non ho mai permesso che prendesse il sopravvento sull’immediatezza dei testi, che devono raccontare, esprimere, descrivere ma mai rappresentare un’opinione assoluta. Normalmente scrivo la musica prima del testo e questo forse mi aiuta a essere più conciso nell’elaborazione di concetti che debbono incastrarsi in metriche precise, cercando di rispettare le parole che uso, il loro significato e la loro musicalità.
KRAUTROCK/KOSMISCHE MUSIK - KRAUTROCK DELICATESSEN: Satin Whale, Necronomicon, Sameti
Dal profondo del marasma creativo relativo al Kraut Rock tedesco anni 70, alcune segnalazioni di dischi (e relative ristampe) interessanti quanto misconosciuti. Una scena molto viva quella del rock tedesco in quegli anni, in una Germania Occidentale sempre in bilico tra i tragici e ancora recenti ricordi degli orrori nazisti e una situazione di perenne tensione politica con l’ingombrante vicino Orientale. Dal 1966 si ebbe in quella nazione la crescita di un movimento giovanile fortemente politicizzato e molto polemico nei confronti di una società paternalista piena di claustrofobiche regole comportamentali e caratterizzata da un consumismo estremo.
CORDE OBLIQUE “A hail of bitter almonds” (2011 Progressivamente/Suono records)
Nuovo disco per Corde Oblique, attuale progetto del chitarrista Riccardo Prencipe, ex Lupercalia e collaboratore di molti gruppi tra cui Spakkaneapolis 55, Officina Zoè, Spiritual Front, Argine, solo per citare i più noti. In questo “A hail of bitter almonds”, quarto con questa denominazione, l'autore persegue una fusione di progressive rock, folk e melodia italiana. La strumentazione è fondamentalmente acustica, con chitarra e pianoforte a creare il tessuto armonico. Si alternano voce maschile e femminile, testi in italiano e in inglese. Il singolo Together Alone è affidato a Sergio Panarella, la voce maschile, mentre le voci femminili sono ben quattro: Floriana Cangiano, Claudia Sorvillo, Annalisa Madonna, Caterina Pontrandolfo. Prencipe, ottimo chitarrista di formazione classica, è un leader che lascia molto spazio agli ospiti, tra cui spicca il violino di Alfredo Notarloberti. In Slide sono presenti l'ex Aktuala Walter Maioli e sua figlia Luce agli strumenti antichi.
giovedì 2 giugno 2011
BATTLES: “Gloss Drop” (2011, Warp)
A volte ritornano: così si potrebbe iniziare a parlare di “Gloss Drop”, il nuovo disco dei Battles che segue a quattro anni di distanza quello che fu l’acclamatissimo “Mirrored”, visto come uno dei migliori esempi di MathRock (sorta di rock sperimentale emerso a fine anni ’80 basato su atipiche strutture ritmiche e irregolari momenti di start/stop) degli ultimi anni. Sì perché, dopo la dipartita dal gruppo del cantante e polistrumentista Tyondai Braxton (figlio del celebre jazzista Anthony) ci si chiedeva come avrebbe potuto proseguire l’avventura del supergruppo formato dal chitarrista Ian Williams (già nei Don Caballero, precursori del genere), dal chitarrista David Konopka (precedentemente nei Lynx) e dal monumentale batterista John Stainer protagonista prima della noise core band degli Helmet e successivamente nel progetto Tomahawk di Mike Patton.
Ex-KGB: “First Putin” (2010, Prosdocimi Records)
Gli Ex-KGB sono una band difficile da “imbrigliare” in una etichetta precisa; fondono tra loro generi diversi, ma lo fanno con gusto, con una intelligenza rara ai nostri giorni e con una capacità di uscire da schemi “massificati” non figlia dell’arroganza di chi cerca lo strano a tutti i costi, ma semmai con la freschezza e la spontaneità di chi fa qualcosa divertendosi, e trasmette questo piacevole senso di divertimento e questa voglia di non prendersi troppo sul serio anche all’ascoltatore.
Volendo dare a tutti costi delle coordinate, le sonorità potrebbero essere quelle dei Sonic Youth meno violenti e noisy, o dei Dinosaur Jr. prima che dichiarassero troppo apertamente il loro amore per Neil Young, o persino di certi Pixies e – perché no? – verrebbe persino tanta voglia di tirare in ballo i Foo Fighters!
Volendo dare a tutti costi delle coordinate, le sonorità potrebbero essere quelle dei Sonic Youth meno violenti e noisy, o dei Dinosaur Jr. prima che dichiarassero troppo apertamente il loro amore per Neil Young, o persino di certi Pixies e – perché no? – verrebbe persino tanta voglia di tirare in ballo i Foo Fighters!
mercoledì 1 giugno 2011
PIETRE MILIARI - THE BEATLES: "Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band" (1° Giugno 1967, Parlophone)
VISITA ILNUOVO SITO DI DISTORSIONI:
Il 1° giugno 1967, 44 anni fa esatti, usciva "Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band": The Beatles non furono mai più splendidamente ispirati, né prima né dopo, come in quel disco. Anche "Revolver", "Rubber Soul", "White Album" sono dei capolavori, e tutti pietre miliari per molteplici e diversi motivi, ma "Pepper" é superiore a tutti di parecchie spanne, é simbiosi suprema di ispirazione/creatività compositive e certosino, sublime lavoro di studio. Questo articolo, scritto da un altro musicista amico di Distorsioni, Stefano Silva, membro di una grande sixties-garage band italiana, The Temponauts, é sicuramente diverso, diversissimo, da tutti quelli che avete letto da 44 anni a questa parte sul Sergente, e non parliamo di noccioline. Si tratta di un lunghissimo, 'psichedelico', ramificato, impegnativo, improbabile, affascinante viaggio immaginifico tra i deliri incrociati del Sergente e dello scrittore di sci-fi Philip Dick: credetemi, vale la pena leggerlo, magari un blocco alla volta! Distorsioni ringrazia sentitamente l'ottima webzine Retrophobic, rivista di retronuovismo, per avercene permesso la pubblicazione: come minimo quindi ne approfittiamo per fare loro un pò di pubblicità! Ma la vera domanda é: 'Stefano quando hai scritto questa cosa monumentale da cosa erano influenzate le tue sinapsi? (wally boffoli)
ROBBIE ROBERTSON "How To Become Clairvoyant" (2011, 429/Bella Coola Records)
Sono trascorsi più di cinquant'anni da quando un giovanissimo Robbie Roberston entrava in formazione negli Hawk, che si trasformeranno successivamente in The Band, al fianco di Roy Buchanan e Ronnie Hawkins. Sono passati esattamente quarantatre anni dallo splendido esordio di "Music from Big Pink" della Band, vera pietra miliare del rock degli anni '60. Ventiquattro anni invece da quando Robertson esordì come solista con l'album omonimo e ben tredici anni dal suo ultimo lavoro discografico intitolato "Contact from the Underworld of Red Boy". Oggi, 2011, Robbie Robertson torna con "How To Become Clairvoyant". Anche questo album come tutti i lavori del canadese, specialmente i primi due, si avvale di contributi importanti: Tom Morello, Steve Winwood, Robert Randolph, Trent Reznor ed Eric Clapton, la sua vera ombra in questo disco.
TWILIGHT SINGERS: “Dynamite Steps” (2011, Sub Pop)
Greg Dulli è di quei musicisti atipici e indecifrabili che nel proprio percorso artistico non si è mai adagiato su sonorità compatte ma ha tradotto con la ricerca e la sperimentazione la sua tensione emotiva e la sua poliedricità. Con i Twilight Singers, dopo ben cinque anni di attesa, è finalmente uscito il quinto album da studio “Dynamite Steps” (Sub Pop Records 2011) che si presenta come un corposo e brillante ensemble di godibilissimo rock. Senza lacerazioni, senza cambi repentini, ogni commistione è ben armonizzata e dosata e ci restituisce un ritrovato equilibrio di questo raffinato, talentuoso songwriter. L’atmosfera che impregna il lavoro è un’introspezione un po’ cupa e vellutata, un romanticismo decadente supportato da un sapiente legame tra melodia e ritmica.
Dj 2P: “Delivery vibes” (2011 autoproduzione)
L'arte del “turntablism” ovvero fare musica usando i giradischi, che ha molti interpreti che vanno dagli inventori dell' hip hop fino ad artisti d'avanguardia come Scanner o Christian Marclay, prende piede anche in Italia. Andrea Ciaudano, alias Dj 2P, nato a Monza 24 anni fa, ne da un buon esempio col suo primo album autoprodotto “Delivery vibes”. Il disco è salomonicamente diviso in cinque brani strumentali e cinque rappati. Per il mio gusto personale preferisco i brani strumentali, come la traccia di apertura We like guitars o la conclusiva P.A.C., ritmate ma non nel 4/4 house, tracce molto ariose e scorrevoli, con spunti jazzati, come nel downtempo di scuola viennese di inizio millennio.
martedì 31 maggio 2011
WHITE LIES: "Ritual" (2011, Fiction)
Inizio subito precisando che questo nuovo disco dei White Lies, "Ritual" mi lascia perplesso come il primo “To Lose my life” del 2009, che li aveva fatti accostare ai primi Cure (non fosse altro per la stessa etichetta discografica, quella Fiction che dei Cure è stata casa per oltre vent’anni) e agli Interpol di “Turn on the bright lights”. Sono una band forte e capace di seguire la scia di gruppi come i Kaiser Chiefs o gli Interpol e di cavalcare la nuova onda di sonorità darkwave anni ’80, ma senza però avere il cuore o la spavalderia di altri; piuttosto sembrano volerci far credere che l’ispirazione scorra a fiumi nelle loro vene copiando l’ostentazione che pervade altre bands ben più memorabili come gli Editors.
EDDIE VEDDER: “Ukulele Songs” (2011, Universal)
Eddie Vedder si diverte a spiazzare. Lontano anni luce da tempeste elettriche e da furori in larsen il beautiful loser del grunge, armato solo di ukulele o ibridi simili lascia la sua voce profonda libera di creare i suoi canti orfici straniti e stranianti, leggeri come brezza, ma pronti a divenire uragano. Si diverte e sorprende il Signor Vedder, come da sempre ha fatto e continua a fare il suo padre spirituale, il divino Neil che i giovani eroi con la casacca a quadroni riconobbero come loro re nel bene e nel male, certi che è meglio bruciare che spegnersi lentamente. Il grunge ha ridato vita al rock ed è morto giovane, ma l’energia e la poesia di quegli anni lontani brillano tra i solchi di questo "Ukulele songs", bizzarro omaggio alla musica e alla vita intese come continua prova e sperimentazione.
LATRACCIA: “Ad un passo dalla rivoluzione” (2011, Autoproduzione)
Non manca nulla, tranne, forse, la rivoluzione. Per essere un “preludio” - come lo definisce l'autore Antonio Canto - questo ep d'esordio non se la cava male e svolge perfettamente la propria funzione di biglietto da visita. Quello che emerge dall'ascolto è il ritratto di una band capace, dal suono ben rifinito (certamente coadiuvato da un ottimo lavoro di produzione), dalle capacità interpretative indubbie, diplomata a pieni voti alla scuola del pop-rock italiano più classico, più radiofonico e meglio vestito. Le cinque tracce si lasciano ascoltare piacevolmente grazie a riff pop da manuale e ad arrangiamenti accurati che sanno spostare il focus dalle chitarre - patinate quanto basta - al pianoforte, che sottolinea abilmente i picchi sentimentali della composizione.
lunedì 30 maggio 2011
GRANPA: "In fast we trust" (2011, Octopus)
I ringraziamenti che Daniele Pellitteri mette in copertina ci stanno tutti: Kyuss e Mr. Jack White. Non ci credete? Partite da Was Right per incrociare i primi o da Five ‘o clock per imbattervi nel secondo. Solo, se avete dei marmocchi che circolano per casa o una collega imbalsamata accanto ricordatevi di togliere il cd dal lettore prima che scocchi l’ ultimo minuto, perché alla fine del viaggio si incontra anche qualcun’ altro. Granpa, dalla città di Addiopizzo, sputano fuori un gran bel disco rock. Tamarro quanto basta per farci schiacciare il piede sull’ acceleratore, fico quanto serve per farci inseguire ancora il sogno di un rock ‘n roll ribelle e veloce. Loro credono nella velocità e noi crediamo in loro, perché di questo si nutre il nostro stomaco: dell’ illusione che ogni rock ‘n roll band sia l’ occasione che stiamo cercando, soffiataci da sotto il naso.
TY SEGALL: “Ty Rex EP” (2011, Goner)
E mentre a distanza di 34 anni dalla sua morte, l’industria discografica continua a sfornare antologie di Marc Bolan e i suoi T.Rex (l’ennesima all’inizio di quest’anno, questa volta ad opera della Spectrum/Polydor), e la Gibson ha appena resuscitato il modello di Les Paul, replica tributo di quello da lui più frequentemente usato, Ty Segall sente il bisogno personale di rendergli omaggio con un EP di 6 canzoni da lui reinterpretate. Ty Segall è sicuramente, insieme a King Khan, uno dei personaggi più rilevanti del panorama garage da dieci anni a questa parte.
JIM JARMUSH : "La Musica di Jim Jarmusch" - Pt. 2 (1995-2009): Dead Man, Ghost Dog, Coffee and Cigarettes, Broken Flowers, The Limits of Control
JIM JARMUSH : "La Musica di Jim Jarmusch" - Pt. 1 (1980-1991):
Permanent Vacation, Stranger Than Paradise, Down By Law, Mistery Train, Night on Earth
Pt. 2 (1995-2009): "Del mondo ho perduto ogni traccia"
Dead man (1995)
Il capolavoro Western Psichedelico che vede Johnny Depp come protagonista forse non avrebbe avuto la stessa capacità di penetrare a fondo nell'anima dello spettatore senza il contrappunto emotivo suscitato dalla chitarra onirica di Neil Young. Il rocker canadese realizza un piccolo gioiello, improvvisando su di un pre-montato senza aver visto in precedenza il film; è lui stesso spettatore per la prima volta. La sua interazione estatica e fluida provoca una profonda sinergia con il bianco e nero scelto da Jarmusch. La distorsione della sua chitarra impressionista copre l'intera gamma dinamica disponibile mantenendosi principalmente sul registro medio e basso, mentre attraverso l'uso massiccio di delay, reverbero e leva del tremolo amplifica ancora di più l'effetto allucinogeno del film.
Permanent Vacation, Stranger Than Paradise, Down By Law, Mistery Train, Night on Earth
Pt. 2 (1995-2009): "Del mondo ho perduto ogni traccia"
Dead man (1995)
Il capolavoro Western Psichedelico che vede Johnny Depp come protagonista forse non avrebbe avuto la stessa capacità di penetrare a fondo nell'anima dello spettatore senza il contrappunto emotivo suscitato dalla chitarra onirica di Neil Young. Il rocker canadese realizza un piccolo gioiello, improvvisando su di un pre-montato senza aver visto in precedenza il film; è lui stesso spettatore per la prima volta. La sua interazione estatica e fluida provoca una profonda sinergia con il bianco e nero scelto da Jarmusch. La distorsione della sua chitarra impressionista copre l'intera gamma dinamica disponibile mantenendosi principalmente sul registro medio e basso, mentre attraverso l'uso massiccio di delay, reverbero e leva del tremolo amplifica ancora di più l'effetto allucinogeno del film.
BETTY POISON: “Beauty Is Over” (2011, Fastermaster Records)
“Beauty is Over" ovvero manuale di sopravvivenza per nichilisti, agnelli sacrificali, reietti, disadattati e liberi pensatori inadatti a vivere in un mondo che ci vuole belli, giovani, sani, puliti e allegri. Se il primo album era la caduta vertiginosa nella tana del bianconiglio, questo è l'impatto al suolo in un Paese delle Meraviglie livido e violento. Le creature che lo popolano sfuggono tutti i cliché e gli stereotipi, soprattutto da quello noiosissimo di "cattivi" del rock. Attraversano la vita come ronin solitari, addestrati loro malgrado a essere sempre pronti all'attacco e alla difesa; la loro vita è lotta, ruggiti e ferite, ma anche preziosi elementi di felicità e fiera e non negoziabile libertà.
LIVE REPORT - "Esben and The Witch", Spazio 211, Torino, 11 maggio 2011
Dicono che siano i nuovi Cocteau Twins, non credeteci, secondo il mio modesto parere non è così. Dal vivo questi tre ragazzi di Brighton sono un’esplosione di energia e ho deciso di andarli a vedere semplicemente perché la voce di lei mi ricorda quella di Bjork e di Beth Gibbons dei Portishead. Non amo sacrificare un gruppo in un genere preciso e gli Esben and The Witch spaziano in quanto a riferimenti sonori, è difficile etichettarli. Loro però si definiscono ‘nightmare-pop’.
domenica 29 maggio 2011
BOOK REVIEWS: “Il vino della solitudine” 2a Ed. di Irène Némirovsky (Adelphi 2011, pp.245, €.18,00)
Uscito in Francia nel 1935 e una prima volta in Italia nell’immediato dopoguerra, questo romanzo della Némirovsky viene ora ripubblicato da Adelphi che sta meritoriamente facendo conoscere al lettore italiano questa straordinaria scrittrice russo, ebrea, francese. La sua vita è già un romanzo, un tragico romanzo segnato dai drammatici avvenimenti che sconvolsero la prima metà del Novecento e da un’angosciante vicenda familiare. Fuggita con la famiglia dalla Russia in seguito alla rivoluzione d’ottobre e rifugiata in Francia, paese nel quale giovanissima comincerà la sua carriera di scrittrice, la Némirovsky concluderà la sua esistenza, così come il marito, nei campi di sterminio a soli 39 anni, si salveranno invece le sue due figlie.
LIVE REPORT - “Road To Ruins 12”: The Kids + Rock’n’roll Class + The Roolettes (Roma, Traffic, 7 Maggio 2011)
La serata conclusiva del festival romano si preannucia, almeno per me, molto appetitosa. Si comincia con gli ascolani Rock’n’roll Class. Conoscevo di loro solo 2 pezzi apparsi sulla compilation della Hate Records “Punk Rock-First Italian Punk Contest” datato 1998. Solo 2 pezzi ma 2 autentiche gemme grezze. Pensavo fossero spariti nell’oblio, invece eccoli qua pronti all’attacco.
LIVE REPORT: "The Wombats" (Alcatraz, Milano, 26 Maggio 2011)
Finalmente, dopo spostamenti di date e ben tre location diverse, è arrivata quella che aspettavo da diverso tempo, la serata degli Wombats. Apertura cancelli alle 20.30, un Alcatraz che si presenta aperto per metà ed un pubblico prevalentemente fatto di ventenni è la cornice che si presenta della serata. Inizio alle 21.10 con i supporter, sorpresa della serata, Orange, duo formato dal sempre giovane VJ di MTV Francesco Mandelli ed Enrico Buttafuoco che propongono una mezz’ora di una curiosa miscela garage-rock, sonorità anni ’60, e ritmi brits molto alla moda.
LIVE REPORT: “Deflore” (10/05/2011, Roma, Circolo degli Artisti)
Era da diverso tempo che aspettavo l’occasione giusta per andare ad ascoltare i Deflore dal vivo. La band romana, composta da Christian Ceccarelli al basso, programming e synth e da Emiliano Di Lodovico alla chitarra, loop e noises, propongono al Circolo degli Artisti la loro personalissima miscela di rock elettronico ed industrial. Arrivo con qualche minuto di ritardo, giusto in tempo per ascoltare La guerra degli orsi, il brano che apre il loro ultimo lavoro “2 Degrees of Separation” (2010, Subsound Records, distribuzione Goodfellas).
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