Jasmine è un esempio perfetto del mood dell'album. Non ci sono chitarre o violoncello, strumenti che dominavano i dischi precedenti, mentre hanno una forte presenza il theremin, suonato da Armen Ra, musicista di origine iraniana, e la kalimba di Lisa Pizzighella. La ricerca sui suoni strani e antiquati può far venire in mente l'ultimo Capossela, ma la musica qui è qualcosa di totalmente diverso. Abbiamo una serie di brani lenti e ripetitivi, sorta di litanie antiche dal fascino arcano. Alla lunga però il cantato di Tibet, quasi un recitativo, può risultare monotono. Fanno eccezione un paio di brani, Cuckoo e Lily, di impianto più orientaleggiante, in cui compaiono percussioni e oud, suonato da Elliott Davis. Nella sterminata discografia della band il disco più vicino a questo “Honeysuckle Aeons” è “Soft black stars”, che forse è il più amato dai fans, ma quello era persino più minimale. I Current 93 non sono certamente un gruppo di facile ascolto e fanno parte di un filone la cui visione del mondo è spesso fraintesa. Ricordo tempo fa un quotidiano nazionale che definiva la loro musica “rock satanico”, definizione errata, poiché Tibet non è certamente un satanista, anzi da una recente intervista ho ricavato l'impressione di un uomo molto spirituale e sereno. Come dice il suo nome d'arte è interessato alle religioni orientali, all'esoterismo, alla tradizione alchemica. Da questi studi deriva anche l'interesse per i temi apocalittici, ma questo non fa di lui un reazionario, altrimenti non avrebbe collaborato con persone come Antony, Baby Dee o Marc Almond. Il disco è dedicato alla memoria di Peter “Sleazy” Christopherson, ex Throbbing Gristle e Coil ed apprezzato videomaker (anche per Vasco Rossi) e di Sebastian Horsley, misconosciuto artista londinese.
Alfredo Sgarlato
HoneysuckleCurrent 93
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