venerdì 8 giugno 2007

Recensioni / From The Past / CHROME CRANKS : Live In Exile (Konkurrel/Wide - Au-Go-Go; 1997) by Pasquale Boffoli



Non é un mistero per chi mi conosce che considero THE CHROME CRANKS una delle migliori bands in assoluto degli ultimi 15 anni.
Mi hanno sempre fatto letteralmente uscire di testa con il loro noise-blues privo di compromessi e perforante!
L'uscita all'inizio del 2007 per l'Atavistic del doppio di rarità, singles e demos Diabolical Boogie (di cui mi occuperò quanto prima!) ha ridato linfa vitale all'ardente culto mai morto che nutro per loro !
Nel frattempo vi propongo un flashback su uno dischi migliori della loro bollente discografia, Live In Exile. Originariamente il pezzo lo scrissi nel maggio del '98 ed appare per la prima volta on-line, rivisto e corretto.
Presto anche maggiori ragguagli su questa band ormai defunta, ma la cui eco é ben lungi dallo spegnersi! (P.B.)


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CHROME CRANKS (Live in Exile – 1997)
(Konkurrel/Wide/Au-go-Go )



Uno dei dischi più ‘forti’ usciti nel corso degli anni ’90 dello scorso millennio é Live In Exile dei Chrome Cranks (disciolti ormai da anni), pubblicato nel 1997.
Quartetto newyorkese in giro dai primi anni ’90 registrò questo sordido ‘capolavoro’ nel ‘96 in alcuni malfamati clubs olandesi come il Vera di Groningen, sigillando a fuoco il loro marchio di fabbrica che stravolgeva blues, rock e tradizione sfigurandoli in una fumigante e disperata lava noise!
Non potrebbe essere diversamente visto che vi militavano ex Pussy Galore e Sonic Youth come Bob Bert (drums), ovvero le due bands che hanno trasfigurato a cavallo tra ’80 e ’90 il suono rock americano, staccandosi bruscamente dal revivalismo di gruppi come Long Ryders, Green On Red ed imponendo vangeli noise e garage/punk intrisi di crudezza suburbana .
Il bassista Jerry Teel, fondatore dei Chrome Cranks era nei primi anni ’80 l’animatore degli Honeymoon Killers, gruppo lo-fi newyorkese seminale che sporcava il blues con il punk, al pari dei gloriosi Gories di Detroit.
Se non vantate una certa dose di masochismo auricolare è difficile reggere per intero il disperato attacco sonico dell’angosciato vocalismo e delle urla straziate di Peter Aaron, uno che sembra perennemente sull’orlo del suicidio, un incrocio tra l’indimenticato Darby Crash e il sordido Lux Interior, delle chitarre assassine di William G.Weber ed Aaron, vere e proprie rasoiate spaccatimpani, supportate dalla drums inossidabile di Bert e dal basso minaccioso di Teel.
Oltre ai loro classici Lost Time Blues, Hit The Sand, Way-Out Lover, Hot Blonde Cocktail, rese dal vivo con cattiveria da serial killers vi segnalo una devastante, assatanata Dead Cool e le covers del traditional blues See that my grave is kept clean (violentato a dovere!) , di The Slider (T.Rex), Fire Escape (Scientists) e addirittura The Pusher (dei mitici Steppenwolf) che da loro è velocizzata e stravolta da far paura.
Prendere o lasciare !

http://www.scaruffi.com/iweb/vol5/chromecr.html
http://www.grunnenrocks.nl/bands/c/chromecr.htm
http://www.myspace.com/chromecranks


Pasquale Boffoli

Cinema UNDERGROUND (il meglio del cinema in dvd) n°.5 by Antonio Petrucci



Titolo: Takeshis', Giappone 2005
Regia: Takeshi Kitano
Genere: Drammatico
DVD edizione: Dolmen


Dopo l'acclamato Zatoichi, Kitano torna con questo film autobiografico ricco di situazioni surreali ed ironiche, che racconta di TAKESHI affermato attore che incontra un suo sosia KITANO che vuole diventare anche lui un attore famoso.
Questo incontro darà il via ad un continuo scambio dei ruoli in cui sogno e realtà si mescolano: un ottimo film del regista giapponese che ci dimostra che si può fare del cinema veramente libero e personale.

Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=7SDlBPpTCpM

(Antonio Petrucci)






Titolo: Bangkok Dangerous, Thailandia 1999
Regia: Fratelli Pang
Genere: Drammatico
DVD edizione: Eagle Pictures


Molti conoscono l'ultima produzione dei fratelli Pang, legata in prevalenza al genere horror; questa pellicola del 1999 li vede impegnati in un film di azione, anche se non mancano le citazioni del cinema di genere occidentale.
Il film riesce ad avere una sua personale connotazione, con interessanti spunti e rielaborazioni che rendono la visione piacevole e mai scontata.

Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=lNgRK7mZCeo

(Antonio Petrucci)




Titolo: OLD BOY, Corea 2004
Regia: Park Chan-Wook
Genere: Drammatico
DVD edizione: Lucky Red


Secondo film della trilogia sulla vendetta del regista coreano Park Chan-Wook, vincitore anche al festival di Cannes con il premio della giuria; opera molto discussa che ha dalla sua parte una forza drammatica ed una bellezza formale che difficilmente può passare inosservata.
La sua forza è anche nella sceneggiatura che mantiene sempre alta l'attenzione dello spettatore.
Personalmente ritengo che della trilogia questo sia il film meglio riuscito.

Trailer : http://www.youtube.com/watch?v=YLn1y9v6yno

(Antonio Petrucci)

mercoledì 6 giugno 2007

Recensioni / Italiani / THE SOUTHERN KROSS : The Southern Kross (2006 / Sugna Rock Productions) by Pasquale Boffoli



Molti sono i riferimenti (o gli eroi se preferite!) rock che leggo nelle info dei baresi Southern Kross, dagli anni '70 ad oggi.
E sin dall'iniziale La Croce del Sud della loro omonima seconda demo sbattiamo contro un eclettico sound hard che vede protagonista l'agile e tosta chitarra Les Paul di Nicola 'Nikk Wylde' Virgilio.
La successiva Lovin' Ms.Lucy Pher mette meglio le cose in chiaro: quella dei Southern Kross é una psichedelia hard/dark dalle forti ascendenze '70 (Blue Cheer, Black Sabbath, Gran Funk Railroad...), chiare anche nel vocalismo del bassista Cicco 'Cycoccio' Ronchi, rivisitata con la tipica 'pesantezza' stoner dei '90 (Kyuss, Q.O.T.S.Age...).
Suggestivo l'inserimento dei keyboards psyche di Domenico Bisceglie ed appassionante l'uso del wah-wah di Nikk.
La loro propensione sudista appare chiara dai primi liquidi accordi di Marmelade Sky: aromi forti di Allman Brothers per una fascinosa ballata ricca di chiaroscuri, impreziosita da un serpentino ispirato solo chitarristico e 'stonerizzata' nel finale. Ancora sobri ed efficaci i keyboards in sottofondo.
La funkeggiante What a Good Ol'Style con un ennesimo intermezzo tastieristico crepuscolare culmina in una mini-epopea chitarristica di Wylde dalle pregevoli sfumature blues (come il suo background...leggo!) che conferma il suo talento espressivo.
Si conclude qui, troppo presto, la seconda demo dei Southern Kross (dopo Rock&Roll From The Desert del 2003) che a mio parere, se riusciranno nel loro prossimo lavoro a coagulare e mettere a fuoco meglio le varie componenti molto valide del loro sound ottimizzerebbero quello che già sono: una solida realtà del panorama rock pugliese e non.
Nel solco tracciato da una gloriosa formazione barese psycho-stoner, i That's All Folks! .

http://www.myspace.com/thesouthernkross

Pasquale Boffoli

lunedì 4 giugno 2007

La Top 3 della settimana. in collaborazione con UNDERGROUND BARI

In collaborazione con UNDERGROUND THE MUSIC STORE di Ninni Portoghese,
Via Nicolò Dell'Arca 8/A 70121 BARI(Tf. 080 5721239 -
e.mail: underground.bari@fastwebnet.it) .
(a cura di Pasquale Boffoli e Ninni Portoghese)
Tutti i dischi segnalati sono disponibili o richiedibili presso UNDERGROUND BARI
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La Top 3 della settimana (n°.5)


1) WILCO : SKY BLUE SKY

Jeff Tweedy (e c.) confeziona un album cristallino, puro come l'acqua sorgiva, cosa che il titolo eloquente fà già presagire.
Evidentemente sta attraversando una fase esistenziale (ed ispirativa) molto diversa da quella che produsse un'opera complessa e sperimentale come A Ghost Is Born (2004).
Sky Blue Sky ne é lontano anni luce con brani sereni e colmi di temi ed melodie suadenti come Impossible Germany, Either Way, Please be patient with me, On and on and on, dove riecheggiano (anche nelle interpretazioni vocali di Tweedy) le armonie country/psychedelic- oriented di Jerry Garcia ed i suoi Grateful Dead, la dolcezza country lancinante di Gram Parsons e gli agili duelli chitarristici degli Allman Brothers.
Un'opera preziosamente 'rootsy' corroborata dal songwriting di un Jeff Tweedy molto rilassato ed ispirato!
(Pasquale Boffoli)




2) BJORK : VOLTA

Ogni volta che si ascolta un nuovo disco dell'artista islandese non si può non provare un senso di spaesamento di fronte alla decisa non ortodossia delle sue proposte musicali. Anche Volta dilata come tutti i suoi lavori precedenti un concetto di 'pop' contemporaneo dai connotati decisamente aristocratici .
Earth Intruders, Pneumonia, la fascinosa Wanderlust, Vertebrae by Vertebrae sono il prodotto di un audace meltin' pot sonoro dove severi ottoni 'classici' convivono con ritmi sintetici, e le arcane complesse armonie sono padroneggiate dal vibrante metafisico vocalismo di Bjork!
Due meravigliosi duetti con Antony Hegarty (Antony & The Johnsons) impreziosiscono il disco : i quasi 8 minuti dell'evanescente The Dull Flame of Desire che da soli giustificherebbero l'acquisto del disco e l'altrettanto fascinosa My Juvenile.
Ma Bjork e Volta dispensano anche il parossismo in crescendo di Declare Indipendence, i profumati cromatismi etnico/orientaleggianti di I See Who You Are ed i toni accorati di Vertebrae by Vertebrae.
Se amate avventurarvi in lande sonore sempre imprevedibili non potete fare a meno di Volta e della piccola...grande Bjork!
(Pasquale Boffoli)




3) SPARKLEHORSE : DREAMT FOR LIGHT YEARS IN A BELLY OF A MOUNTAIN


Non stiamo parlando certo di un novità discografica (il disco risale al Settembre 2006) ma vista la recente esibizione della band di Mark Linkous dalle nostre parti...
credo di poterlo recuperare (ed altrettanto chi legge) tranquillamente.
12 ballate cariche di fascino slow-core ai limiti del narcolettico (uniche eccezioni le movimentate Ghost in the sky e It's not so hard): con See the light, Mountains, Morning Hollow (con Tom Waits al piano e Jane Scarpantoni al cello!), Some Sweet Day, Mark Linkous sigilla a fuoco una vena introversa ed intimistica che scava nel profondo dell'animo dell'ascoltatore consegnandoci un piccolo capolavoro di pathos discreto del nostro tempo.
Molte le sottili suggestioni pop in questi solchi (!?) dalle melodie avvolgenti : dai Beach Boys di Brian Wilson (Don't take my sunshine away) a Bowie ed ai Beatles, sino al trip-hop di Getting it wrong, con la voce filtrata di Linkous, uno dei brani che 'prende' di più dell'intero album.
Linkous é anche uno polistrumentista ed in Shade and honey, Some Sweet Day e Ghost in the sky fa tutto da solo!
Si chiude con gli oltre 10 minuti strumentali di Dreamt for light years in the belly of a mountain (aka Maxine),vellutata sinfonietta guidata dal piano di Linkous, semplicemente magnetica!
(Pasquale Boffoli)