Ian Anderson ormai é una leggenda vivente: lasciateci parlare di lui (noi estimatori dei Jethro Tull di vecchissima data!) in questi termini oggi che a 60 anni é ancora vivo e vegeto ed in splendida forma artistica e non, come spessissimo accade nel rock, quando sarà trapassato a miglior vita.
Ian negli ultimi anni é sempre più di casa in Italia, questa volta é venuto con la nuova line-up dei Jethro Tull: di questo e dell'unico concerto tenuto nella nostra penisola il 1° Luglio ci racconta un fan incallito, nonché grande conoscitore della materia rock, Francesco Tunzi, 'inviato speciale' per l'occasione di www.musicbx.blogspot.com, nonché autore delle foto a corredo dell'articolo. (P.B.)
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L'occasione era allettante e da non mancare: quella di assistere a un concerto dei Jethro Tull all'interno di un castello, la splendida fortezza di Civitella del Tronto, suggestivo centro sulle colline in provincia di Teramo. Al loro ultimo tour mondiale, il mitico gruppo si presenta al pubblico italiano in ottima forma regalando un concerto inappuntabile e senza sbavature.
Alle 21.45 salgono sul palco i musicisti a partire dall'inossidabile Martin Barre alla chitarra, Doan Perry alla batteria, David Godier al basso, John O'Hara (piacevole sorpresa) alle tastiere e alla fisarmonica, e per ultimo, accolto da un grande entusiasmo Ian Anderson.
Il concerto si apre con il classico blues Someday the sun won' t shine for you ** seguito da Living in the past , Jack in the green, The donkey and the drum quindi Thick as a brick eseguita in maniera splendida.
Nonostante i suoi sessant'anni e una voce che negli acuti non è ovviamente più la stessa, Ian Anderson continua a tenere la scena con la solita ironica spavalderia e a conservare un carisma davvero unico suscitando ancora grandi emozioni come nell'esecuzione del madrigale Pastime with good company o come nei brani Mother goose , My God e l'immancabile Bourée.
Il concerto è splendido complici un suono corposo, la grande sintonia tra i musicisti e Ian Anderson che col suo flauto e le sue movenze incanta i 2500 presenti nella piazza d'armi. Si prosegue con Steal , Farmer on freeway per giungere a uno dei punti più alti della serata, ovvero i meravigliosi otto minuti di Aqualung con l'intro che accenna Starway to heaven dei Led Zeppelin.
Ian Anderson insieme al suo fido Martin Barre, anch'egli in buona forma, ne offre una versione da brividi scatenando l'entusiasmo degli spettatori. Non è finita. Ian "spiazza" il suo pubblico divertendo e divertendosi con un omaggio a Emerson Lake & Palmer e una versione di America da West side story.
Il concerto si chiude in bellezza con una emozionante Budapest e l'immancabile bis rappresentato dalla classica Locomotive breath degna chiusura di un concerto da ricordare.
http://www.j-tull.com/
http://www.itullians.com/
FRANCESCO TUNZI
** (per inciso nel repertorio dei Flowers)
martedì 17 luglio 2007
lunedì 16 luglio 2007
Recensioni / Italiani : IL TEATRO DEGLI ORRORI : Dell'impero delle tenebre ( La Tempesta Rec./ Venus Dischi - 2007) by Pasquale Boffoli
Devo confessare che la cosa che più mi ha colpito e spiazzato ai primissimi ascolti di DELL'IMPERO DELLE TENEBRE, disco d'esordio dei nostrani Il TEATRO DEGLI ORRORI é stato l'uso 'luciferino' della lingua italiana del lead-singer Pier Paolo Capovilla calato nel contesto noise ed acido dei brani in un certo senso prevedibile, sapendo che vi militivano Capovilla e Giulio Ragno Favero (basso e produttore tra i più ricercati nel panorama rock italiano), due membri degli One Dimensional Man, strepitoso ed influente act noise-blues all'opera dalla metà dei '90 che ho avuto anche la fortuna di ammirare 'live' dalle mie parti in quegli anni.
A completare la line-up di questo nuovo supergruppo il chitarrista Gionata Mirai (Super Elastic Bubble Plastic) ed il batterista Francesco Valente.
Ribadendo l'eccezionale muro di suono creato dalla neo-band in brani come Carrarmatorock, L'impero delle tenebre, Vita mia, Il turbamento della gelosia soprattutto grazie all'impatto travolgente delle chitarre di Mirai e Favero, l'elemento più rimarchevole e sperimentale di Dell'Impero Delle Tenebre é proprio la rinuncia all'inglese (privilegiato dagli O.D.M.), lingua ideale per il tipo di sonorità adottate ed il tentativo di sposarle ad una espressività italiana quasi cantautorale.
Essa tocca con cinica amarezza e totale disincanto temi come la perdità d'identità ed il senso d'inutilità del vivere (L'impero delle tenebre), ma anche una strenua ricerca di speranza (Vita Mia), l'ipocrisia delle guerre (Carrarmatorock), il suicidio (La canzone di Tom), ma i toni si fanno anche elegiaci e teneri in Lezione di musica e Compagna Teresa, con qualche ingenuità disseminata qua e là.
Capovilla quindi riesce ad essere duttile ma in generale nel disco il suo 'mood' vocale é sulfureo e distaccato, ricordando (come giustamente sottolineano le info riguardanti la band) a più riprese i cinici toni declamatori di un Carmelo Bene.
Individuerei l'apice creativo del disco nella finale epica Maria Maddalena, tutta giocata su controversi temi religiosi, dove fondamentale appaiono i contributi del violino di Nicola Manzan e del violoncello di Angelo Maria Santisi per una drammatizzazione di 8 minuti che da soli conferiscono una infinita dignità ad un'opera decisamente 'unica', nel bene e nel male, nell'attuale contesto indie italiano.
www.ilteatrodegliorrori.com
www.myspace.com/ilteatrodegliorrori
www.venusdischi.com
http://www.treallegriragazzimorti.it/tempesta.html
http://www.redpromopress.com/
www.fleisch-agency.com
PASQUALE BOFFOLI
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