Valentina Gravili, dopo aver vinto nel 2001 il Premio Ciampi col primo album “Alle ragazze nulla accade per caso”, ottimamente accolto dalla critica, ha scelto di autoprodurre il nuovo, “La balena nel Tamigi” e di renderlo scaricabile gratuitamente sul suo sito oppure venderlo ai propri concerti. Il disco è prodotto da un nome importante, Amerigo Verardi, ex membro di una band che ho amato moltissimo, gli Allison Run e poi dei Lula, oltrechè responsabile della produzione, tra gli altri, dei Virginiana Miller e soprattutto dei primi due album dei Baustelle. Questo precedente ha fatto sì che Valentina sia stata paragonata alla band di Montepulciano, ma la maggiore somiglianza con quest'ultima la si può trovare nell'ironia presente nei testi più che nello stile musicale. Il primo brano, Avvenne ad un tratto, inizia con una romantica parte di archi, ma subito il ritmo si fa veloce e il pezzo assume armonie folkeggianti. L'uomo del bonsai è un brano d'atmosfera con chitarre e tastiere molto liquide e una spizzicata di tromba. Nel finale appare anche un sax. La title track, ritmata e impreziosita da chitarre effettate a tratti vagamente shoegaze e da un organo anni '60, si ispira a uno strano fatto di cronaca ma parla delle persone che non riescono a trovare il proprio posto nel mondo, tema ricorrente nei testi di Valentina. Nena alterna momenti quasi progressive, con flauto e chitarra arpeggiata e altri lounge con tastiere dissonanti: qui siamo vicini ai brani più affascinanti de “La moda del lento” dei Baustelle. Testo impegnato, che ci riporta a un passato mai veramente passato. La malafede ha ritmo beat e belle chitarre psichedeliche, è la canzone più vicina alle esperienze di Verardi musicista. Anche qui i fiati fanno da spezie. B.B. è lenta, con arpeggi di chitarra acustica e flauti, i più anziani tra gli ascoltatori ritorneranno a memorie anni '70. Cellophan parte con synth e un bel giro di basso terminando poi con un finale molto orecchiabile e propone un testo incentrato sui luoghi comuni. C'è stato un tempo in cui spesso ballava è malinconica ma molto ritmata, con chitarre anni '60, il testo piacerà a chi vive in un condominio. John & Yoko non parla solo dei personaggi del titolo ma in generale degli idoli di gioventù. La casa nel bosco, lenta aspra e incalzante, chiude un album riuscito, molto fresco e cantabile, magari troppo pop per chi ama solo il rock più estremo, ma molto più interessante della muzak sanremese che passano le radio e le tv. I testi sono ritratti personali o momenti di vita, a volte ironici a volte più impegnativi, ma fortunatamente mai lagnosi. Un'altra dimostrazione di come nella scena italiana vi siano molti giovani talenti degni di nota trascurati dal grande pubblico. Valentina Gravili canta con voce cristallina, acuta ma dolce e suona la chitarra. Verardi, Silvio Tricuzzi e Mario Baldassare si alternano a chitarre, tastiere e percussioni.
Alfredo Sgarlato