giovedì 2 ottobre 2008
Live - BEAT GENERATION : with The Flowers, by P.B.
Ecco The Flowers cimentarsi nuovamente con la dimensione teatrale!
BEAT GENERATION, in scena a cura de IL BORGO DELLE ARTI il 7 ottobre 2008 al Teatro Royal di Bari con la regia di Pino Cacace e le scene di Valeria Pinto, li vede impegnati ad inframezzare la prosa di Gregory Corso, Allen Ginsberg, Charles Buwkosky con brani di Barry McGuire, Rolling Stones, Animals, Buffalo Springfield, Bob Dylan.
Un'incisivo mèlange di recitazione e musica folk-rock per rinnovare i fasti di un periodo artistico indimenticato.
Lo spettacolo é all'interno delle iniziative dell'VIII circoscrizione di Bari: l'ingresso é libero.
BEAT GENERATION va in replica il 10 Ottobre (ore 11:00) alla scuola superiore Calamandrei di Ceglie(Bari).
venerdì 13 giugno 2008
NEWS : THE RUSTIES. New record and summer concerts
RUSTIES
Neil Young Tribute Concerts
www.myspace.com/rustiesband
I Rusties celebrano il loro 10° compleanno a suon di feedback,
presentando il loro nuovissimo ultimo album di cover younghiane
"LAST RUST... THE BEST & THE REST" (distr. I.R.D.)
Sabato 14 Giugno 2008
PEIA (BG) – Teatro Oratorio
Concerto elettrico nell'ambito della prestigiosa rassegna "6 & 12 corde: Rassegna internazionale di chitarra"
della Primavera Musicale della Valgandino (organizzazione Frame Events).
Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Inizio ore 20.45.
Sabato 21 Giugno 2008
TORRE DE' ROVERI (BG) – Centro Sportivo
Acoustic Rusties in duo. Flower-power & wooden Neil music.
Ingresso libero. Inizio ore 21.30.
Sabato 28 Giugno 2008
OGGIONO (Lecco) – Villa Caccia Dominioni
Concerto elettrico in villa.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Inizio ore 21.
Live in Germany - Tour 2008:
Giovedì 10 Luglio - LANGENAU-ULM - Cafè Kapilio
Venerdì 11 Luglio - LEINFELDEN - EdenlessBar
Sabato 12 Luglio - STUTTGART - 12° Annual European RustFest
Sabato 16 Agosto 2008
TORRE BOLDONE (BG) – Festa di Liberazione
Ingresso libero. Inizio ore 21.30
www.myspace.com/rustiesband
http://www.rusties.135.it/
martedì 3 giugno 2008
LIVE / ITALIANS / THE TEMPONAUTS at The Cavern Club, Liverpool -- 2008, May 24-25 by PIBIO
Venerdì 23 maggio
Circa 2 mesi fa un bel mattino apro la posta e trovo questo messaggio:
“ Hi Temponauts, would you like to play at the Cavern Club, in Liverpool?”
Così venerdì notte , dopo un breve volo piombiamo sulla città sulle rive del Mersey, e la troviamo impegnatissima nei bagordi del venerdì sera. Ma è un po’ tardi per aggregarsi, sono le 3 o le 4 e la giornata è andata.
A letto, che domani si suona.
Sabato 24 maggio
La questione è: le 2 a.m (che è l’orario del nostro primo set) è po’ tardi per suonare, anche se si tratta di sabato sera. Ma ci mettiamo poco a scoprire che è il Bank Holiday, una festa british che al momento non ho ancora messo bene a fuoco, ma che credo sia festa nazionale. Così, già dal primo pomeriggio, passeggiando per le vie di Liverpool sembra di essere nella copertina di Strange Days dei Doors: ragazze vestite da Wonder Woman, da acrobate, da diavole, da tutto quello che vi viene in mente. Gli uomini anche. E Matrimoni dappertutto, di rito cattolico, anglicano, indiano… E tutt’ intorno un’aria frizzantina, gentile e ubriaca.
Mathew Street è suppergiù come pensavo: i Beatles osservano tutto sorridenti da cartelloni, posters, murales. Ma non è mai una presenza massiva o invadente, sembrano osservare, sorridere e basta. E il vento dell’oceano ti porta in giro per la città, ti spinge a destra e a sinistra, ti fa girare come una trottola e fa cozzare le custodie delle Rickenbacker, e noi ridiamo e beviamo qualche birra. Mi ritaglio un piccolo black out personale, vedo l’Inter in TV prenderle dalla Roma, mi riunisco ai ragazzi e via al Cavern Club!
Due foto di ordinanza all’ingresso, e un adesivo TEMPONAUTS compare d’improvviso galeotto sul supercartellone con la storia delle bands che hanno suonato lì (giusto tra Chuck Berry e i Kinks se non sbaglio, che se ci beccano ci ammazzano!), un tuffo giù per le scale ed eccoci al cospetto dei londinesi Higher State (tra l’altro anche loro escono in Italia per TEEN SOUND) che stanno tirando giù i muri del locale a botte di Byrds sound.
Un cenno di David Bash (l’one man festival) un saluto ed eccoci chitarre in braccio sul palco del Cavern, con David davanti a noi che ci presenta: “They come from Italy, they play jangle, paisley & loud…they are the TEMPONAUTS!”. Si sposta e ci troviamo davanti a un muro di gente urlante. Guardo a destra, a sinistra, è tutto a posto.Via!
“Men of dangerous maybe” è il primo pezzo e intanto penso “Oh cazzo! Il Cavern… Oh cazzo!”.
La canzone finisce e giù applausi!David sorride, le ragazze ci fanno le foto, la gente beve, la nottata va avanti e il set anche.
Alla terza canzone le 4 sedie rimaste in mezzo al locale spariscono e un po’ di tizi si mettono a ballare, ridono, ci dicono cose (che io non capisco molto, è uno strano inglese quello di queste parti), ma tengono il pollice in alto ed è una festa! Il set vola via felicissimo, scendiamo dal palco e una ragazza si avvicina e ci fa: “Ragazzi, vi andrebbe di suonare domani al Lennon’s Bar?”
“Ma domani dobbiamo suonare ancora qui!” ---- “Si, ma la sera, domani pomeriggio passate al Lennon’s…”
Realizziamo che suoneremo tre concerti in meno di 24 ore. Cosa chiedere di meglio?
E intanto sotto con 2 birre, mentre alcuni vengono a scambiare 2 chiacchiere con noi (sempre gentilissimi e cordiali da queste parti, anche da sbronzissimi!), e si informano, e dicono “ma fate ‘sta roba in Italia?!”
E’ tardissimo, saluto i ragazzi e vado in albergo a scrivere le scalette per domani e a godermi un po’ il momento e i miei pensieri. E un attimo prima di addormentarmi mi viene in mente Paul Weller che dice: “you can’t touch the Beatles”.
Tutto vero.
Domenica 25
E il vento, il vento di Liverpool, dopo un po’ ti sembra di sbandare anche in camera d’albergo, è bellissimo, ma santoddio che mal di gola stamattina.
Ma anche quello passa magicamente poco dopo. Un breve giro per la città, memorabilia e 2 ricordini ed è gia ora del nostro set al Lennon’s Bar.
Un posticino delizioso, una piccola vecchia taverna sempre in Mathew Street, 20 metri dopo il Cavern dall’altra parte della strada.
Entriamo, gli svedesi Airwawes stanno tenendo il loro set.
Grandissimi! Simone (il nostro chitarrista a 12 corde) dice: “cazzo, ma questi suonano la colonna sonora dei film mid 80’s di Italia 1 del sabato pomeriggio!!”
Ed è vero, sono semplicemente fantastici.
Finiscono e tocca a noi. Un fonico gentilissimo e in gamba (che ci accompagnerà per tutto il concerto battendo il piede e le mani a tempo e che incontreremo l’indomani per scoprire che lui e i suoi amici hanno tutti preso il nostro cd) in 2 minuti ci arrangia, io tiro fuori la scaletta e…sorpresa!!
Non è quella giusta, è quella della sera prima, ben più psichedelica e “notturna”.
Allora guardo i miei e dico”gente, si va alla cazzo!”
Una song, 2 song e ci troviamo il pubblico più eterogeneo dell’universo davanti. Ragazzi e ragazzi, gente un po’ più grande, qualche nonnino e qualche bambino.
Mi giro e Pablo seduto ai taburi saluta contento. Dietro di lui la gigantografia del giovane John Lennon sorride, il fonico schiaccia l’occhio e sorride anche lui. Tutti stanno ballando la nostra “Animal”.
Non ci credo.
Mi lascio andare e viene fuori un concertino memorabile. Alla fine scendiamo dal palchettino tra 2 ali di persone che ci battono il 5 e ci fanno “HEY TEMPONOZ! YOU GUYS ROCK!”. Li invitiamo al set successivo, di nuovo al Cavern, e molti di loro li rivedremo.
Mi si avvicina una tipa sui 45, sorride e mi dice qualcosa nell’inglese di Liverpool che io continuo a non capire. E io “Thank you, thank you…”Ripete, e io “thank you, thanks a lot…”
Ma quella voleva andare al bagno e io stavo proprio contro la porta con la custodia e tutto, così alla fine uno mi ha preso per le spalle e sorridendo mi ha messo da parte allo stipite…
Un panino, una coca ed è già l’ora dell’altro set al Cavern.
Entriamo, è domenica sera e sono le 8, ed è ancora pienone.
Ci vediamo un live incredibile degli Squire, appena prima suonava Paul Bevoir, avevo programmato di godermelo, ma ce lo siamo persi per via del nostro set supplementare al Lennon’s.
Arriva il fonico, un ragazzo giapponese o anglo giapponese, ci dice 2 parole, sparisce dietro agli ampli un attimo, riappare alla consolle, ci fa fare 2 schitarrate a testa e ci da l’ok. Tempo 1 minuto e 15 secondi per i suoni più belli della nostra carriera!
Iniziamo “Toxic & Lazy” e il Cavern è già caldo. E molti capito il ritornello “Toxic & lazy, Psychotic, outcast, amazing” lo cantano con noi seduta stante a tutta voce!!
Mi scappa l’occhio e ci vedo sulla TV a circuito chiuso del locale. Cazzo che bel rosso televisivo la mia Rickenbacker! Inizio a fare un po’lo scemo sul palco, faccio un paio di pose da sfigoz e va tutto bene – the beat goes on!
Ad un certo punto rientro un briciolo in me e penso: ' Santo Cielo, ma come ho fatto a finire qui sopra? '
Guardo Bob, sta sparando un solo bellissimo, il Simo macina jangle a mitraglia con la Rick 12, i cori di Andrea spingono i pezzi quanto il suo basso e Pablo suda e ride sotto i faretti dietro ai tamburi, mentre la gente guarda (naturalmente continuando a bere…) e David continua a tenere il tempo con la testa mentre abbraccia sua moglie e il mondo non è mai stato a posto come stasera.
Chiusura come gli altri 2 set con la nostra versione di “How strong my love is” di Otis Redding e siamo giù dal palco. Subito arrivano ragazzi che ci stringono la mano, uno mi fa “ Hey, you really sound like the Rain Parade!”
Cerco di dirgli che non immagina neanche che piacere mi fa sentire una cosa così.
E’ americano e mi dice (più o meno) “ah you got THAT sound, when the 80’s was looking at the 60’s!”
Ci sediamo un attimo, mi gira un po’ la testa, e ci vediamo i live di Anydays (micidiali) e Private Jets (favolosi, con su le camicie da comandante d’aereo!) e realizzo che per noi l’International Pop Overthrow è finito.
Ed è stato un momento fantastico, una scommessa che noi abbiamo accettato, ma che a vincerla è stata la musica, che con la sua potente magia ancora una volta ha compiuto un miracolo, e dalle rive del Po ci ha portato su quelle del Mersey a respirare la storia e nell’ infinitamente piccolo dei nostri 3 magici giorni, a farne parte.
For
A Day in Life
venerdì 30 maggio 2008
RECENSIONI / ITALIANI / THE DOORWAYS : GLAD RAGS ( 2007- Indie) by Pasquale 'Wally' Boffoli
Sfido chiunque ad individuare nel panorama musicale barese e pugliese due musicisti così coerenti in quanto a scelte musicali ed estetiche quali Gino Giangregorio (chitarrista a 360°) e Gianni Porta (lead singer, songwriter ed armonicista oltre che chitarrista acustico), già compagni di viaggio dal 1977 nella leggendaria Via Del Blues, mitica formazione inaugurata sin dalla fine dei ‘60 dallo stesso G.G e dall’armonicista Dino Panza, ancora oggi operante ed autrice di due validi cd.
Mentre La via del blues ha sposato la causa di un robusto e variegato rock-blues, G.Giangregorio e G.Porta hanno coltivato dagli inizi del nuovo millennio l’esplorazione più intimistica del country, del folk e di un efficace cantautorato americano, in pieno spirito indie, con la collaborazione preziosa di un piccolo manipolo di amici.
Tre cd tra il 2006 ed il 2007, Friends, The Doorways e l’ultimo, GLAD RAGS, realizzato presso lo studio della Via Del Blues, tutti originali e realizzati in autonomia.
GLAD RAGS conferma la vena dei due, a metà strada tra ballate colme d’atmosfere nostalgiche e crepuscolari (Precious to me, Sunny Kitchen, Black Shawl…..speranze, quadretti quotidiani, delicati episodi d’amore) e sketches country festaioli ( Walking Down The Road, Take Care Mama).
Abilissimo ed eclettico alle corde Gino Giangregorio: chitarre, banjo, dobro, mandolino oltre che alle voci e all’organo. E’ lui ad assicurare il variegato cromatismo di GLAD RAGS, tessendo senza sosta tra una strofa cantata e l’altra delicati e godibilissimi soli e trame discrete armoniche.
Sicuramente, a parere di chi scrive, il suo lavoro incessante doveva essere posto in sede di missaggio in rilievo maggiore rispetto ai vocals, risultando troppo spesso in secondo piano rispetto ad essi : a meno che questa sia stata una scelta precisa dei DOORWAYS.
KEEP ON COUNTRYN’!
PASQUALE ’Wally’ BOFFOLI
http://www.thedoorways.it/
www.myspace.com/thedoorways
www.myspace.com/viadelblues
www.myspace.com/ginogiangregorio
giovedì 8 maggio 2008
News: 1° ROTTEN CITY PUNK FESTIVAL
MI-DECAY (independent music promotions)
Presenta:
1° ROTTEN CITY PUNK FESTIVAL
999 (uk)
SpizzEnergy (uk)
The Lurkers (uk)
AstroZombies (fr)
Stardom (ita)
MUSICDROME – Milano
(via Paravia 59 – ex Transilvania)
Mi-Decay è lieta di presentare il Rotten City Punk Festival, una manifestazione musicale che rende omaggio al punk ’77 attraverso il coinvolgimento diretto dei suoi protagonisti.
A inaugurare la prima edizione saranno i veterani 999 accompagnati da cinque nomi di tutto rispetto: The Lurkers e SpizzEnergi, i francesi AstroZombies e i nostrani Club27 e Stardom che faranno da open act.
Sei esibizioni tra sonorità punk, psychobilly e new wave in un’unica serata a Milano sul palco del Musicdrome.
info e richiesta accrediti: ale_kamo@hotmail.it
http://www.mi-decay.org/
www.myspace.com/alex_kamo
999
www.spizzenergi.com
THE LURKERS
www.thelurkers.co.uk
THE ASTROZOMBIES
Il trio psychobilly francese è nato nel 1996. The AstroZombies con i loro show divertenti e selvaggi, con il giusto dosaggio di r'n r e psychobilly “uptempo”, hanno velocemente conquistato la risorgente scena rock'n’roll. Al loro attivo hanno quattro album, sono stati in tour sia in Europa che negli USA e per l'estate è previsto il rilascio del nuovo album.
www.theastrozombies.com
CLUB27
Apparsi l'anno scorso nel cd tributo Punk 77-07, i Club27 sono probabilmente l’unica nuova formazione musicale dell’area milanese prosecutrice dell’attitudine punk settantasettina. Non a caso, i componenti trovano origini da lontane esperienze personali, coltivate tra le mura del memorabile centro sociale Virus e il circuito rockabilly milanese degli anni '80. Un album all’attivo, hanno suonato ai punti estremi dello stivale. Ora sono in procinto di preparare il secondo capitolo.
www.myspace.com/club27
STARDOM
Gli Stardom nascono nel 2005 e propongo, in chiave aggiornata, sonorità dark/new wave con liriche in italiano. Anche se la formazione è recente, i componenti hanno tutti alle spalle precedenti esperienze musicali, in Italia e all’estero, agli anni ‘80 e ‘90. Apparsi con tre brani nella prestigiosa compilation “United Forces of Phoenix vol 2” (Nomadism Records), gli Stardom pubblicano un promo di otto tracce e vengono subito apprezzati da pubblico e critica. La band sta ultimando i provini per il primo album.
www.myspace.com/thestardom
Comunicato di: MI-DECAY
Ufficio stampa: Tre Accordi Press – press@treaccordi.commartedì 22 aprile 2008
Recensioni / Esteri / R.E.M. : Accelerate (W.B.-2008) -- La band di Athens sigla un capolavoro --
Tuttavia a partire dalla fine degli anni ’90 con Up (1998), dai tratti quasi ambient, i loro dischi, dispensati molto parcamente, hanno cominciato a privilegiare nel nuovo millennio la costruzione di atmosfere malinconiche e l’esplorazione di armonie profonde e stratificate.
Reveal (2001) abbagliava con i suoi cromatismi solari e le performances sognanti di Michael Stipe recuperando i Beach Boys meravigliosi degli anni ’60 ma il languido Around the sun (2004) è finito con l’essere strapazzato eccessivamente dalla critica nostrana e non.
La stessa critica che troppo spesso dimentica che gli artisti, in questo caso i musicisti, nel corso degli anni e della loro carriera non sono e non possono essere uguali a se stessi, poiché la loro ispirazione riflette stati d’animo e fasi esistenziali cangianti.
Insomma la logica ed aggiornata prosecuzione di Lifes riches pageant, Document, Monster e New adventures in hi-fi, per la gioia della critica che non ama i Rem più meditativi.
La formidabile terna iniziale Living well is the best revenge, Man-sized wreath e Supernatural superserious torna a quella dinamica lucida e serrata che li ha resi famosi ed amati sin dagli anni ’80: tema principale subito coinvolgente ed inciso ancor più fascinoso su urgente ed essenziale sezione ritmica, capacità di sintetizzare in tre minuti una pop song perfetta.
Le finali Horse to water e I’m gonna DJ insistono su tale estetica tagliando il nastro dei due minuti o poco più.
E’ la parte centrale del disco ad affascinare maggiormente, ascolto dopo ascolto, quella in cui il carisma interpretativo di Michael Stipe dimostra di avere a tutt’oggi pochi rivali: l’obliqua ‘politica’ Houston, con organo e basso deraglianti, l’elegiaca Until the day is done, la sofferta Accelerate, le mutanti, chiaroscurali Mr.Richards e Sing for the submarine che dimostrano di quali picchi compositivi siano ancora capaci i R.E.M..
Penso questa volta si sia tutti d’accordo, senza critica divisa: Accelerate é un capolavoro di poco più di mezz’ora, ed anche se il 2008 è cominciato da solo 4 mesi sarà sicuramente nella mia Top Ten.
http://remhq.com/index.php
PASQUALE ‘ Wally’ BOFFOLI
martedì 15 aprile 2008
Interviste : THE NARCOTICS, ottimo pop-garage nostrano
Ho realizzato per e-mail questa mini-intervista con Ramblin' Flep, chitarrista degli italiani THE NARCOTICS, artefici dell'imperdibile ALL THE PURPLE PUSSIES, uscito di recente per la Teen Records di Massimo DalPozzo e da me recensito proprio qualche giorno fa in questo magazine.
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Ciao Flep, mi raccontavi di aver apprezzato l'accenno della mia rece a Dylan invece che agli Stones.
Il succo del discorso è però che la maggior parte delle persone, quando sente le chitarre lavorare in intreccio, senza abuso di power chords, non sa paragonarti ad altro che a loro..
Si sa che dei gusti non si discute e che la musica non ha regole (o meglio barriere), però ho 29 anni e suono rock'n'roll da quando ne avevo 13.
Tuttavia per quanto ci riguarda (a costo di essere chiamati "stonesiani-snob", come già un pò succede ahahah !!!),
non rinunceremo mai all'ispirazione di gruppi come Byrds, Flamin Groovies, Big Star, Mc5, Thee Hipnotics, Long Ryders, Gun Glub, Make Up, Primal Scream o alle mitiche sonorità della Chess prima e della Stax e Motown poi.
Certo...i Miracle Workers. Il loro Overdose poi é per noi un punto di riferimento assoluto!
Insomma Fuzz e Fuzztones tutta la vita ma non stiamo facendo la gara a fa la Steppin' Stone ai 3000 all'ora.
Beh adesso sai sicuramente un pò più di noi...non ti resta che vederci dal vivo, speriamo presto così ci presentiamo di persona. Non capita tutti i giorni di poter scambiare un'opinione con una persona competente ed interessante come te. Complimenti sinceri per tutte le recensioni sul tuo blog concordo pienamente con i contenuti ed apprezzo molto la tua prosa.
Ancora mille grazie per l'attenzione. A presto!
domenica 13 aprile 2008
Recensioni / Esteri / WILLY DEVILLE : PISTOLA (Eagle Rock /2008)
Willy dopo nefaste dipendenze ora beve solo vino (ma sara' vero?), anche durante i suoi concerti.
Ma l'allievo supera il maestro se e' vero che uno dei brani di Pistola s'intitola '...sto per fare qualcosa che il diavolo non ha mai fatto'. Di certo negli ultimi trent'anni ci ha familiarizzato, come Robert Johnson, come i vecchi bluesman del delta del Mississipi che ai crossroads gli vendevano l'anima in cambio dello shining per suonare la chitarra e cantare.
Te ne accorgi a secondo, terzo ascolto, fatalmente: in I'm gonna do something the devil never did Willy canta il blues con fare reiterato e minaccioso, come una reincarnazione di John Lee Hooker. Ed e' ancora blues virato gospel in You gotta the world in your hands, profondo, insidioso, muddy come solo DeVille ha saputo fare nei suoi ultimi dischi; in modo diverso ma non inferiore all'impareggiabile Tom Waits.
Le sorprese vere di Pistola sono nel finale, due brani dove Willy sfodera un parlato-recitato che lascia senza fiato: The stars that speak, spagnoleggiante e con i violini vero wall of sound spectoriano: '...c'e' un parco da qualche parte a New York dove gli artisti possono ascoltare le stelle parlare' . Romantico, visionario!
E The mountains of Manhattan, solo ipnotiche percussioni e bamboo-flute, una danza indiana che disegna una metropoli ancestrale, il sangue 'nativo' che scorre nelle vene di DeVille che si risveglia.
Per il resto un magnifico eclettico Willy DeVille che rivendica il suo inconfondibile dna: dal rock&roll strascicato di So so real (una Savoir faire addomesticata) ad I remember the first time, ennesima rielaborazione della classica Stand by me, dalla delicata ballata folkeggiante When i get home all'unica cover di Pistola, la nashvilliana incantevole Louise, cartina al tornasole dell'amore di Willy per il country.
Commosso l'omaggio dell'artista ('... so i lost New Orleans') ad una citta' amatissima e ferita nel profondo, la funeral-march fiatistica The band played on.
Solo Been there done that, un r&b non molto originale, non riesce a sostenere il livello eccellente del resto del disco, una Pistola che ci lascia stesi sul pavimento vittime compiaciute.
http://www.willydevillemusic.com/
PASQUALE ‘ Wally ‘ BOFFOLI
lunedì 7 aprile 2008
Italian garage-beat : tre nuove uscite della TEEN RECORDS (Misty Lane) : THE NARCOTICS / THE TEMPONAUTS / THE CAVEMEN by P.' Wally' Boffoli
La Teen Sound Records di Massimo Dalpozzo, divisione di Misty Lane, pare aver lanciato da tempo una sfida con se stessa sfornando periodicamente nuove produzioni e nuove bands naturalmente sempre in un ambito oscillante tra il sixties-beat italiano ed estero, il garage e la psichedelia.
Raro possa sbagliare un colpo: anche tra fine 2007 e l'inizio di questo 2008 ha pubblicato tre piccoli capolavori, per versi diversi, tre bands italiane, che vanno a rimpinguire l'ormai vastissimo catalogo della Misty Lane Appreciation Society, un patrimonio discografico ed artistico italiota unico nel suo genere che e' riuscito a gettare un prezioso ponte tra il panorama garage nostrano e quello internazionale.
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Di italiano questi 4 ragazzi hanno proprio poco a dir la verita': si stenta a credere siano bolognesi. A partire dalla straordinaria grinta 'americana' del lead vocalist Muddy George nell'iniziale dylaniana/strascicata All the purple pussies, giu' nelle 'garagistiche' Fuckin' shootin' star, Stuck in the station, Troubles (give me a hard on), Vanishing, ballata ricca di chiaroscuri, cosi' come (my) Death party.
Sembra di riascoltare in queste songs eseguite con rigore e passione, giocate sui duetti serrati dei chitarristi Juan Ventura e Ramblin' Flep, i Miracle Workers degli anni '80, quelli di albums gloriosi come Overdose (1988), senza sapere che in fondo all'album si cela una martellante cover proprio della band di Portland, Love has no time, tratta dalla loro prima opera .
Muddy George ha qui la possibilita' di sfoderare al meglio i suoi timbri vocali animaleschi, davvero molto affini a quelli dell'indimenticabile leader dei M.W. Gerry Mohr.
Spruzzi dei padrini di Rochester The Chesterfield Kings e di Fuzztones in Jenny ma anche nei titoli suddetti: in Narcotic mess-a-round Muddy si spinge ancora piu' in la' ; come non ravvisare nella sua vigorosa performance le corde dell'Iggy Pop piu' maturo?
Un'impeccabile Take me to the streets, giocata su un mirabile equilibrio elettro-acustico, sigilla una mezz'oretta di hard-garage senza tempo, di quello che non ti lascia riprender fiato neanche per un attimo.
www.myspace.com/xxxthenarcoticsxxx
http://www.mistylane.it/
www.myspace.com/teensound
THE TEMPONAUTS : A MILLION YEAR PICNIC
Il piacentino Simone Modicamore, alla guida dei bravi Rookies, aveva siglato tra il 2004 ed il 2005 anche due interessanti lavori acustici con gli Warm Morning.
Ribadisce ora la sua ecletticita' vocale e di chitarrista partecipando a questo nuovo progetto di The Temponauts, una 'straordinaria' creatura sonora guidata da Stefano 'Pibio' Silva, autore di 11 brani su 12 di A million year picnic, completato dalla cover del classico soul di Jamison That's how strong my love is.
Straordinaria perche' da perfetti Temponauti i nostri 5 riescono ad innestare attraverso gli stupendi intrecci vocali e chitarristici di Silva, Ferrari, Vascelli e Modicamore su una sensibilita' ritmica e compositiva moderna, decisamente personale, una lezione che viene da molto lontano: Byrds, Beach Boys, ovvero i maestri in assoluto dell'estetica adottata dai Temponauts in A million year picnic.
Melodie ed armonie spaziali, aeree elargite a profusione in Captain frustration, Toxic & lazy, Come back saturday, The down bums, Atomic fire sister, dense di fascinosi ed avvolgenti incisi : ricordate gli australiani Church, quelli piu' sognanti?. Persino la cover suddetta subisce un 'trattamento' speciale perdendosi tra le nuvole, nel blu dipinto di blu!
The Temponauts sanno comunque diventare piu' incisivi e graffiare con chitarre aggressive nelle sorprendenti Operation: Coroner e Not in the morning.
Ma se volete coglierli al massimo dell'ispirazione dovete ascoltare le intricate Men of dangerous maybe e la finale The return of Josie Wales, pura aerea psichedelia, trionfo cerebrale di quella che pare una concept-opera messa a punto sulla loro navicella spaziale, proiettata nel nuovo millennio con perfida dolcezza, a delineare sbalorditivi nuovi orizzonti espressivi!
http://myspace.com/temponauts
http://www.mistylane.it/
THE CAVEMEN : FIORE NERO
Ha senso nel 2008 comporre un album nella piu' pura tradizione del beat italiano dei sixties?
Ad un primo ascolto di questo Fiore nero, secondo album dei non piu' giovani The Cavemen per la Teen Records si rimane un tantino perplessi davanti a versi come ' ...tutti x uno balliamo lo shake!'.
Ma poi, quando ci riprovi, rimani conquistato dall'aggressivita' e sincera attitudine con cui Michele Biondi, Matteo Lamargese e c. riescono nell'ardua impresa di riattualizzare una materia cosi' stagionata, soprattutto a causa della lingua madre.
E' soprattutto l'incisivita' delle fuzz-guitars e dei soli a compiere questo piccolo miracolo, i languidi a tratti rabbiosi vocalismi dei due in Fiore Nero, Io sto qui, Non mi odiar, L'ora delle streghe, nelle lente amare e nostalgiche Sogno e Il lungo addio (con tastiere d'annata in bella evidenza), tra i picchi del disco.
Decisamente gustoso lo strumentale Mexicali, sorta di hard-surfin' con la tromba di Diego Frabetti.
Tre covers dei lontani sixties completano Fiore nero: la piu' nota La lezione del capellone di Michel Polnareff, Il treno della morte (The Jaguars) e Prima c'era luce (New Trolls), tutte reinterpretate con quella decisa impronta personale che permea tutto il disco.
PASQUALE 'Wally' BOFFOLI
martedì 18 marzo 2008
Alcuni magnifici primi del 2008: NICK CAVE & THE BAD SEEDS, THE GUTTER TWINS, THE MAGNIFICENT BROTHERHOOD by P.Wally B.
Da tempo aspettavamo il lavoro della coppia Greg Dulli-Mark Lanegan, THE GUTTER TWINS. SATURNALIA non delude certo le nostre aspettative, anzi le sublima: in molte occasioni chiari i retaggi grunge. Quasi un monumento al suono dark ed introverso che lo caratterizzò, soprattutto grazie all'egregio lavoro di un team formidabile di collaboratori. Idle Hands, The Stations, All Misery/Flowers, si stagliano possenti con le voci dei due grandi songwriters che si sovrappongono delicatamente (come nella maggior parte delle songs). Rassegnata disperazione e cauta speranza si alternano nella vena compositiva dei due, sino a fondersi come per incanto, come le loro voci, profonda e nera quella di Lanegan, delicata porcellana quella di Dulli.
Diversità sfocianti in preziosi ed impagabili equilibrismi stilistici: magnifico Lanegan nel blues trasfigurato di Who will lead us ? e Seven stories underground, sussurri strappati ad una resa esistenziale quasi incondizionata. Inarrivabile Dulli in Front St., ballata intrisa di acuta nostalgia; I was in love with you, ricca di strings quasi barocchi : ancora rimpianti! Un'opera prima sorprendente per ricchezza cromatica, attanagliante per ispirazione.
Sul versante garage (a me sempre caro) ottimo disco degli esordienti tedeschi THE MAGNIFICENT BROTHERHOOD, segnalatomi dalla cara amica sarda Slania. Dopo il fulminante episodio iniziale Cracker 11 tracce versatili e non ortodosse, a volte dagli accenti jazzy che evitano di cadere nei clichés di un genere spesso un pò angusto e ripetitivo. Il furore di Cracker torna con lo stesso impeto solo in Old Tattoo . Il resto risponde ai dettami di un suono ben controllato, organizzato intorno a mille ricordi sixties: dominato dalle tastiere di Erik Haegert, memori (con sommo piacere delle nostre sinapsi!) di Doors, Question Mark & the Mysterians ed..udite, udite...Stranglers. Ma ad essere evocata é anche la San Francisco dei Quicksilver, attraverso i penetranti vibrati del chitarrista Kiryk Drewinski ed i suoi soli efficaci. Spero la Magnificent Music continui su questa strada regalandoci da Berlino altri gustosi dischi come questo.
http://www.nickcaveandthebadseeds.com/ http://www.mute.com/ http://www.myspace.com/theguttertwins
http://www.themagnificentbrotherhood.de/ http://www.magnificentmusic.de/
PASQUALE 'Wally' BOFFOLI
mercoledì 12 marzo 2008
GET HIP RECORDINGS special, by Pasquale 'Wally' Boffoli
Sto parlando dell’Estrus, della In The Red, della Sympathy for the record industry e tra le altre della Get Hip Recordings di Pittsburgh, PA.
Qualcuna esiste ancora nonostante notevoli problemi economici ed episodi spiacevoli come l’incendio che interessò gli uffici/deposito della Estrus un po’ di tempo fa, altre negli ultimi anni hanno subito il contraccolpo del boom del garage europeo, quello scandinavo in particolare delle labels svedesi White Jazz e Low Impact, ma in primis della danese Bad Afro che si è dimostrata (a tutt’oggi) particolarmente vitale ed aggressiva.
Ciò nonostante etichette americane come la Get Hip Rec. continuano a rivestire con le loro ultime produzioni un ruolo fondamentale, dimostrando che gli USA in generi come il garage, il power pop, la psichedelia hanno diritto di prelazione.
La Get Hip Recordings fu fondata in sordina nel 1985 da Gregg Kostelich, Michael Kastelic e Bill Von Hagen, tre membri della garage-band THE CYNICS, proprio per pubblicare i loro albums da sé, senza restrizione alcuna di majors.
Erano quindi prima di tutto musicisti ed appassionati di musica che intendevano creare per appassionati di musica. La sua estetica indie ha portato la Get Hip ad essere un’etichetta e distributrice di oltre 20.000 titoli di musica indipendente, punk, garage, soul, doo wop e buon vecchio rock&roll.
Una label pioniera quindi, per spirito alternativo al grosso business, per la sua eticità e genuina passione per la musica di qualità.
Partita per produrre dischi di artisti locali e nazionali, si è arricchita strada facendo di bands provenienti da tutto il mondo, operando in tutti e quattro i continenti.
Nel 1993 è stato creato, anche grazie alla costanza e coerenza di Gregg Kostelich, il Get Hip Archive Series to the world, che prevede esclusivamente ristampe di bands classiche degli anni ’50 e ’60, un punto di riferimento essenziale per ogni collezionista di vero rock&roll.
20 anni dopo la visione e la brillantezza di Kostelich rimangono le stesse; e la Get Hip non scende a compromessi nel produrre solo musica di qualità, e distribuire etichette simili ad essa , cd, lp, 45, magazines, dvd e videos. In tal senso l’attuale catalogo parla da solo.
Tra le sue più recenti valide produzioni DT’S, Uglybeats, Paul Collins (Beat), tutti dischi recensiti in questo magazines, Resonars, Breakup Society e l’ultimo The Cynics.
(Un sentito grazie a Natalie Sweet, senza le cui note questo profilo della Get Hip non sarebbe stato possibile!)
http://www.gethip.com/
www.myspace.com/gethip
Pasquale ‘Wally’ Boffoli
lunedì 11 febbraio 2008
Recensioni / Esteri : JOE JACKSON : RAIN (Rykodisc-2008)
Jackson conferma un ennesima volta uno stile inconfondibile affinato in trent’anni di esplorazione di aree espressive a volte molto distanti tra loro, dal punk alla classica, dal jazz alle colonne sonore.
Molti i richiami in Invisibile Man, Good Bad Boy, Citizen Sane, King Pleasure Time ai suoi primi indimenticabili albums fine anni’70/inizi ‘80 trasudanti aggressività mod, ma non ci credereste, le chitarre in Rain sono completamente assenti: a farla da padrone ed a tessere tutte le linee armoniche é il pianoforte dell’artista, strumento che già da tempo Jackson aveva mostrato di prediligere e nel quale si è perfezionato.
Esso in Solo (So Low) accompagna addirittura in perfetta solitudine la performance vocale di Joe priva di sbavature.
Complice uno combo straordinario comprendente il fedelissimo bassista Graham Maby, Jackson elargisce raffinate melodie targate Bacharach (Wasted Time) e continua nella sua affascinante ed ormai interminabile esplorazione dell’armonia e dell’arte pop.
http://www.joejackson.com/index.php
Pasquale 'Wally' Boffoli
domenica 10 febbraio 2008
CINEMANIA - Il meglio del cinema in DVD, n°.16, a cura di Antonio Petrucci
Il film racconta in quattro distinti episodi storie che hanno come protagonisti i fantasmi, tematica per tradizione culturale e religiosa molto presente in Giappone; la cosa che rende questo film veramente unico é l'atmosfera onirica ma anche carica di tensione che pervade l'intera opera, e in ogni fotogramma si può scorgere un dipinto di rara bellezza.
Questo è il risultato anche di un'imponente scenografia e delle essenziali, ma anche di grande impatto, musiche di Toru Takemitsu.
Voglio sottolineare l'importanza di questo film, ricordando che un altro grande regista Akira Kurosawa ha voluto fare un "omaggio" all'opera di Kobayashi nel suo altrettanto bel film Sogni del 1990 (di cui in Italia manca ancora una edizione in DVD), anche questo diviso per episodi pur affrontando tematiche differenti.
KWAIDAN è sicuramente un film non per tutti, in ogni caso un esempio di grande cinema più vicino all'arte che all'intrattenimento.
domenica 3 febbraio 2008
2008: speriamo vada meglio! I magnifici ultimi del 2007 ed i primi del 2008... n° 2 by Wally
Che l'apice del fenomeno hippie/psichedelico sia stato raggiunto ad Haight Ashbury, San Francisco nel 1967 non e' un mistero per nessuno: protagonisti principali Grateful Dead, Jefferson Airplane, Big Brother & Holding Company, Moby Grape, Quicksilver Messenger Service, Santana, Beau Brummels, Country Joe & Fish.
Ma questo cofanetto/libro, prodotto da Alec Palao, uno dei massimi esperti in materia, forte di un inserto interno di 120 pagine, con saggi dello stesso Palao, Ben Fong-Torres, Gene Sculatti, foto assolutamente stupende delle bands contemplate, riproduzioni di pubblicazioni cartacee specializzate-flyers di quei 5 anni favolosi, ed analisi approndite di ogni brano ed ogni band,
esaurisce il periodo storico e musicale sino in fondo dividendo l'argomento in 4 cd di diverse tipologie estetico-cronologiche: Seismic Rumbles, Suburbia, Summer of love e ' The man can't bust our music'.
Ecco allora, accanto alle bands suddette piu' famose una incredibile sequela di brani/groups meno o per nulla noti come Mystery Trend, Mourning Reign, The Sons of Champlin, Otherside, Immediate Family, Harbinger Complex, We Five, Syndicate of sound etc...
Uno scrigno pieno di gemme sconosciute!
Se riuscite a farlo vostro e a studiarvelo pian piano non avete bisogno di niente altro sulla San Francisco di quella rivoluzionaria seconda meta' anni '60.
...continua !
PASQUALE 'Wally' BOFFOLI
sabato 2 febbraio 2008
The Flowers with The Beatles - Live, Fonte delle Muse / Bari - 8 Febbraio 2008 -
CINEMANIA: il meglio del cinema in DVD n°.15, a cura di Antonio Petrucci
Regia: Yoshihiro Hoshino
Genere: Horror
DVD edizione: One Movie
Immaginate un piccolo negozio in cui si vende di tutto ma in cui abitano inquietanti e vendicative presenze, che portano verso una morte violenta tutti i clienti che vi entrano, e capirete che questo è un curioso esempio di horror made in Japan.
Nella sua semplicità sia di contenuti che realizzativa riesce in modo egregio a creare momenti di terrore: in pellicole come queste si evidenzia la maestria con cui in particolare in Giappone si riesca a immaginare la paura anche nelle cose quotidiane.
Questo credo sia la cosa che rende il nuovo cinema horror del Sol Levante quasi una catarsi della difficoltà di vivere nella collettiva nevrosi delle città, dove non si comunica e si vive pensando solo al profitto.
Altro punto di forza della pellicola risultano le originalissime trovate di grande effetto inserite in modo egregio dal regista.
Se siete stanchi della solita zuppa non perdetevi questo film!
(A.P.)
domenica 27 gennaio 2008
2008: speriamo vada meglio! I magnifici ultimi del 2007 ed i primi del 2008... n° 1
Poi mi ha risucchiato il tormentone o vicolo cieco del Natale, del capodanno e della befana e poi una maledetta pigrizia sconfinante in una sottile depressione mi ha bloccato la mano.
Non so se di tutto questo si é accorto qualcuno, qualche lettore di questo magazine, ma é ora che mi dia una mossa!
Lo faccio segnalandovi succintamente (ne parleremo meglio in seguito!) alcune belle uscite discografiche di questo lasso di tempo, la fine del 2007, e le prime (a mio parere! ) notevoli del 2008.
Anch'io considero Petty un'icona del rock degli ultimi trent'anni e più.
Si tratta di due dvd che narrano l'epopea e l'iter artistici del nostro con scene e vari inediti, purtroppo senza sottotitoli, e questo rappresenta un grave handicap!
Il terzo dvd invece contiene per intero il grandioso concerto per il trentesimo anniversario della nascita degli Hearbreakers nella sua Gainsville e vi assicuro che da solo vale l'acquisto del cofanetto.