giovedì 1 marzo 2007
mercoledì 28 febbraio 2007
THE JAM : la Reunion - Direction Reaction Creation Ear Books - Collaborations : Wellerism by Francesco Ficco
Gli indimenticati ed indimenticabili The Jam tornano in questi giorni agli onori della cronaca : Bruce Foxton (bass) e Rick Buckler (drums) a 25 anni dallo scioglimento della storica e fondamentale band neo-mod e pare per celebrare i 30 anni dall'esordio seminale di In The City hanno riformato la band. Si parla di un tour di 19 date dal 2 al 27 maggio in Inghilterra, ma in marzo saranno in Italia, per riproporre tutto il repertorio classico; il 22 al Jailbreak di Roma (che stasera ospita i grandissimi Chesterfield Kings!), il 23 al Velvet Rock Club di Giais (Pn), il 24 al Sonar di Colle di Val d'Elsa (Si).
WELLERISM : PAUL WELLER NEI TESTI DEI JAM .
La sincerità che traspare dalle liriche di PAUL WELLER è disarmante, schietta, diretta come un calcio nelle palle, ed allo stesso tempo malinconica, a tratti struggente in alcune delle pagine più personali.
Vale la pena citare subito alcune delle sue più belle canzoni, che affrontano svariati argomenti tutti di estrema attualità: Little Boy Soldiers, sulla guerra e lo stillicidio dei ragazzi soldato (la generazione dei nostri padri, per intenderci); The Eton Rifles, sulla sovversione politica come atteggiamento esteriore e di falsi ideali. Saturday’s Kids, sulla generazione di teenagers frequentatori di squallidi centri commerciali inglesi. Pretty Green, sulla consapevolezza che senza soldi non si può fare niente in una società come questa. La rabbia che esce da questi testi non è semplice spirito ribelle, è rabbia che ‘colpisce’, diretta a scuotere coscienze addormentate e automatiche, e aprire gli occhi di tutti noi. Proprio come le corde della sua chitarra, in perfetta corrispondenza tra quello che Weller canta ed il suo stile chitarristico, aspro, essenziale e sempre diretto, ‘sanguinante‘ di feedback .
Era il 1977 quando Paul Weller, Rick Buckler e Bruce Foxton vennero alla ribalta della scena musicale inglese col nome di Jam, dopo vari mesi passati a suonare nei pubs dei dintorni di Londra, precisamente a Woking. Lo stesso Weller ha ammesso che la svolta avvenne dopo aver assistito ad un concerto dei Sex Pistols, alfieri albionici del punk.
Ed è proprio sul suono punk, ma filtrato attraverso chitarre Rickenbacker, che i JAM stendono il loro tappeto sonoro basato su velocità, precisione e stile (parametri per eccellenza della cultura mod), azzeccando i primi singoli ed un album d’esordio che ha fatto scuola e rimane un caposaldo di tutto il periodo dell’esplosione del punk in Gran Bretagna.
Ma i Jam fecero molto di più per la buona tradizione del rock inglese: trasformarono il loro sound in qualcosa di raffinato, soprattutto a partire dal terzo album All Mod Cons del 1980 (lavoro fondamentale per la loro carriera, gradevole ed essenziale, con molti riferimenti ai padri indiscussi del genere, come Beatles, Who e Kinks, ai quali tributarono il brano David Watts), arrivando a fare emergere naturalmente il loro personalissimo stile compositivo e di grandi arrangiatori con capolavori come Setting Sons e Sound Affects, due album imprescindibili sempre presenti nelle migliori classifiche di musica pop.
Ma se la musica era di grande impatto sonoro, i testi di Weller ebbero un ruolo fondamentale nel contribuire al successo della band, e meritano un dovuto approfondimento utile ad apprezzare appieno il fenomeno Jam.
Quale altro gruppo suonava un eccellente power pop chitarristico e nello stesso tempo muoveva critiche dure e dirette alla borghesia inglese?Il periodo del debutto di In The City è contrassegnato da testi ribelli e anticonformisti, come la canzone che darà il titolo all’album successivo The
Modern World. Canzoni che parlano di storie personali e di gruppo vicine alla cultura dei mods, molte basate sull’insofferenza con la quale ogni ‘kid’ inglese poteva dire di avere qualcosa in comune, ma che colpivano dritte al ‘bersaglio’ sociale.
All’epoca Weller aveva 18 anni, ma nei testi di stampo giovanile già emerge una vena poetica non comune: la poesia come forma d’arte ha sempre affascinato Paul Weller.
Con il terzo LP All Mod Cons gli orizzonti si allargano ad una serie di tematiche dal tipico sapore inglese dolce amaro. Argomenti che possono trovarsi nelle liriche di un altro musicista inglese dei 60s che ha molto influenzato il giovane Weller nel modo di scrivere: Ray Davies, leader dei Kinks.
Chiari scenari di una società bigotta e arrivista descrivono personaggi nella vita quotidiana di sempre, che Weller senza giudicare racconta nella sua cruda e amara realtà: l’impiegato comune o la casalinga; il primo della classe o lo stesso adolescente immerso nella cultura mod, punk o skin che fosse.
Un tema molto caro a Weller è quello della diversità, del diritto di esprimere la propria individualità su tutto il resto della società, vista come piatta e bigotta, omologata ai costumi imposti come regole sociali. Non dimentichiamo che a quei tempi la censura inglese vietava l’uso di parole come ‘fuck’ o ‘shit’ in televisione ed alla radio (una volta, durante alcune registrazioni alla BBC recentemente pubblicate, i Jam dovettero cambiare alcune parole troppo esplicite di The Modern World) e se pure Londra sembrava essere il centro dell’universo, le leggi e la mentalità comune non erano così permissive. Town Called Malice, ad esempio, è ancora un quadro triste della provincia inglese, dove una certa classe sociale aspira ad una vita di falsa tranquillità, ed alle casalinghe che si sentono sole non rimane che prendersi una piccola fuga dalla realtà. Sempre dalla parte dei più deboli, Weller fa da specchio all’anima della società del suo tempo, mostrando dolori e difetti senza inutile retorica. Pronto a denunciare ingiustizie sociali e paranoie imposte dalla società britannica, ma anche pronto a sputare sul ‘music business’ o su come si può diventare ricco e famoso per poi essere dimenticato una volta passata la festa (To be someone) anche se il divertimento goduto è bastato a ripagare il protagonista (Didn’t we have a nice time).
La denuncia della violenza urbana cantata in Down in the tube station at midnight ha una portata visiva eccezionale, le sensazioni e le emozioni descritte scorrono davanti agli occhi dell’ascoltatore.
Bisogna infine ricordare testi di un’enfasi poetica non comune, come English Rose o Fly, dedicati alla sua fidanzata.
Nel 1982 Paul Weller scioglie i Jam dopo avere dato alle stampe il canto del cigno The Gift, album atipico per lo standard del gruppo, ma contenente canzoni molto belle e liriche sempre in sintonia con i tempi. Di lì a poco formerà gli Style Council, che gli porteranno una fama internazionale, ma questa è un’altra storia.
L’eredità che lasciano i Jam è enorme; le giovani band inglesi di oggi riconoscono di essere state influenzate musicalmente dal gruppo di Weller, Foxton e Buckler, e questo contribuisce, se ce ne fosse ancora bisogno, a non lasciare dubbi nel considerarli di diritto parte fondamentale della storia del rock inglese.
FRANCESCO FICCO
http://www.thejam.org.uk/
http://it.wikipedia.org/wiki/The_Jam