L’anno che sta per arrivare segna il trentennale della nascita del punk o giù di lì : si sa, questa é materia controversa!
Il 1977 fu comunque anno cruciale per il punk, figlio degenere di papà rock, che nel bene e nel male continua nel nuovo millennio a resistere all’usura del tempo ed avere una sua attualità sonica e contenutistica.
Naturalmente dipende molto da come lo si gestisce.
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Ad esempio gli SDH, trio di Rieti guidato da Nazzareno Martellucci (lead vocal, cori, chitarra e synt), hanno con il punk un approccio tutt’altro che ortodosso, quello che preferisco !
ENGAGE, credo il loro primo cd contiene sette brani, cinque originali e due covers e mi è stato segnalato da Michele Ballerini, maitre-à-penser in materia : inizia con Black flag’s horde , dedicato a Penelope Houston degli Avengers, storico gruppo punk californiano della prim’ora ed è subito una chiara dichiarazione d’intenti.
Il sound punk strascicato, doloroso ma compatto degli SDH rivela chiare ascendenze americane, californiane per l’appunto, ma in questo brano iniziale echeggia anche qualcosa degli indimenticati newyorkesi Dead Boys : Nazzareno non ha un vocalismo violento, ma trasmette una quieta disperazione, quasi rassegnata !
La sua chitarra e quella di Daniele si integrano bene e creano un muro chitarristico spietato, anche nei brani successivi, Linda Blair, una cover dei Red Kross del 1986 tratta dall’album Born Innocent e Stop It, perentoria punk-song (dedicata ad amici persi per strada leggo accanto…!)
Quando dopo questo terzo brano credevo di averli inquadrati ecco Right Now, che mischia le carte in tavola con il suo andamento malato, quasi una punk-ballad : Nazzareno pare cantare per inerzia, indolente e dark, ed è contagiosa la malinconia metafisica che riesce a trasmetterti ; ed ecco entrare in scena il suo synth, che introduce nel sound degli SDH un mood decisamente inaspettato, dilatandone notevolmente lo spettro espressivo. Un omaggio speranzoso al nuovo millennio, così annunciano il brano gli SDH, ma a giudicare dall’atmosfera che vi si respira …. la vostra è chiara ironia, n’ést pas ?
I Hate R’n’R stars, un’oscuro psychobilly crampsoide, ennesima indefessa professione di fede punk ; la cover punkizzata di The Model dei Kraftwerk da The man machine del 1976, introdotta e percorsa da un fuzz tagliente, la voce di Nazzareno filtrata ed aliena…ma come, dei punks alle prese con gli inventori della fredda estetica sintetica kraut-rock ?
Decisamente intrigante, no… scusate, inquietante !
Ed infine i sette minuti sorprendenti di Ride it, polimorfa : inizio convulso ed allarmante, incitamento all’azione; poi il brano rallenta quasi perdesse colpi e lo strisciante synth di Nazzareno disegna oscuri arcobaleni decisamente poco rassicuranti, ancora una volta alieni, dialogando con la calda chitarra ‘umana’ di Daniele; la sua voce si lamenta…quasi implora !
Che dire : una vera rivelazione per il sottoscritto i reatini SDH.
La sua chitarra e quella di Daniele si integrano bene e creano un muro chitarristico spietato, anche nei brani successivi, Linda Blair, una cover dei Red Kross del 1986 tratta dall’album Born Innocent e Stop It, perentoria punk-song (dedicata ad amici persi per strada leggo accanto…!)
Quando dopo questo terzo brano credevo di averli inquadrati ecco Right Now, che mischia le carte in tavola con il suo andamento malato, quasi una punk-ballad : Nazzareno pare cantare per inerzia, indolente e dark, ed è contagiosa la malinconia metafisica che riesce a trasmetterti ; ed ecco entrare in scena il suo synth, che introduce nel sound degli SDH un mood decisamente inaspettato, dilatandone notevolmente lo spettro espressivo. Un omaggio speranzoso al nuovo millennio, così annunciano il brano gli SDH, ma a giudicare dall’atmosfera che vi si respira …. la vostra è chiara ironia, n’ést pas ?
I Hate R’n’R stars, un’oscuro psychobilly crampsoide, ennesima indefessa professione di fede punk ; la cover punkizzata di The Model dei Kraftwerk da The man machine del 1976, introdotta e percorsa da un fuzz tagliente, la voce di Nazzareno filtrata ed aliena…ma come, dei punks alle prese con gli inventori della fredda estetica sintetica kraut-rock ?
Decisamente intrigante, no… scusate, inquietante !
Ed infine i sette minuti sorprendenti di Ride it, polimorfa : inizio convulso ed allarmante, incitamento all’azione; poi il brano rallenta quasi perdesse colpi e lo strisciante synth di Nazzareno disegna oscuri arcobaleni decisamente poco rassicuranti, ancora una volta alieni, dialogando con la calda chitarra ‘umana’ di Daniele; la sua voce si lamenta…quasi implora !
Che dire : una vera rivelazione per il sottoscritto i reatini SDH.
Il loro ENGAGE, che non mi stanco di ascoltare, è un debutto che tasta più che bene il polso dell’oscurantismo dei tempi che viviamo.
Come non accennare anche all’ennesimo favoloso artwork di Prof. Bad Trip, che purtroppo ci ha lasciati prematuramente ?
Come non accennare anche all’ennesimo favoloso artwork di Prof. Bad Trip, che purtroppo ci ha lasciati prematuramente ?