Ricorrono i quarant'anni esatti in questo 2011 della loro pregiata ed impagabile attività artistica, e me ne accorgo solo ora mentre sto scrivendo queste righe di introduzione: un'altra strana coincidenza, ottimo motivo in più per celebrare con una corposa monografia, da vecchi e fedeli fans quali siamo, gli STEELY DAN, la meravigliosa creatura partorita da Donald Fagen e Walter Becker nel 1971 dalle parti di New York (Wally Boffoli)
sabato 11 giugno 2011
venerdì 10 giugno 2011
SPARITI I GRUPPI SU FACEBOOK DISTORSIONI VIDEO E MEETING POINT
per gli iscritti ai gruppi facebook distorsioni video e meeting point che non se li vedessero piu' comparire tra i propri: i gruppi non sono stati cancellati su iniziativa degli amministratori, sono spariti probabilmente per malfunzionamenti del sistema di facebook.
l'attivita' di distorsioni sul blog continua ovviamente, in attesa del ripristino dei gruppi medesimi per comunicazioni si possono lasciare commenti sui post del blog oppure via facebook tramite wally boffoli o claudio decastelli oppure tramite la mail distorsionibox@yahoo.it
WIGHT: “Wight Weedy Wight” (2011, Wightism@GMX.DE)
Trattasi di un trio nato intorno al 2008 e formato da Rene Hofmann - voce e chitarra, Michael Kluck - drums e Schierhorn e Peter-Philipp - Basso & Sax. Provenienti dalla Germania, per l'esattezza da Darmstadt, hanno rilasciato a inizio anno questo album di esordio che si sta facendo conoscere grazie al passaparola su internet attraverso vari blog.
All'ascolto del disco non potrete non pensare a nomi come Black Sabbath, Hawkwind, Sleep e Colour Haze. "Wight Weedy Wight" é un disco autoprodotto (almeno per ora difficile da reperire nei negozi), un fresco mix di doom, stoner rock e rock psichedelico, composto da sei tracce in gran parte strumentali che percorrono lo spazio come una meteora incandescente.
All'ascolto del disco non potrete non pensare a nomi come Black Sabbath, Hawkwind, Sleep e Colour Haze. "Wight Weedy Wight" é un disco autoprodotto (almeno per ora difficile da reperire nei negozi), un fresco mix di doom, stoner rock e rock psichedelico, composto da sei tracce in gran parte strumentali che percorrono lo spazio come una meteora incandescente.
GIORGIO TUMA: “In the Morning We'll Meet” (2011, Elefant Records)
Datemi un posto dove far rilassare la mia anima. Lasciatela fluttuare, disperdetela e dimenticatela. Assicuratevi che non conosca il suo destino, non coltivi speranze e abbia con sé la musica di Giorgio Tuma. L'artista originario del Salento sa perfettamente come tessere le note tra loro e ricavarne un intreccio melodico che, ascoltandolo, si ha quasi paura di spezzare per quanto delicato. Una delicatezza che non deve essere confusa con fragilità o semplicità, il bagaglio culturale di Giorgio è dei più solidi e variegati che possiate incontrare, spaziando tra jazz, folk, pop, bossa nova.
giovedì 9 giugno 2011
FRANCO BOLELLI/LORENZO 'JOVANOTTI' CHERUBINI “VIVA TUTTO!” (2010 Add editore)
Lorenzo Cherubini da Cortona, cantante, Franco Bolelli da Milano, filosofo. Nove mesi di e-mail in cui il racconto quasi quotidiano di pensieri ed esperienze scivola fluido e naturale, sincero e onesto dando corpo e vita a un diario epistolare in continua evoluzione, quella biodiversità in evoluzione tanto cara a Franco Bolelli che in Lorenzo vede concretizzarsi, contatto dopo contatto, il concetto taoista di filosofia evoluzionista. Non solo compiere l’azione, ma essere noi stessi l’azione. La crescita quotidiana di un nuovo disco, il suo lento e a tratti frustrante divenire squarciano il velo sul progredire della vita stessa nei suoi aspetti minimi e meravigliosi, come il gioco di una bimba o un giro in bici nel bosco o la sofferenza di una madre nel suo lento distaccarsi dalla consapevolezza e dal mondo, e il comprendere come questi siano non solo parte della spirale naturale, ma essi stessi nello stesso istante vita e morte, luce e buio, yin e yang.
NADIE': "Questo giorno il prossimo anno" (2011, Seahorse Recording/Lunatik)
Confesso che inizio ad ascoltare questo disco con un pò di distacco visto i miei ultimi approcci sonori. Il gruppo di Misterbianco propone “Questo giorno il prossimo anno”, il loro disco d’esordio realizzato come autoproduzione nel 2009 ma ora riproposto sotto la distribuzione Seahorse, e prodotto in collaborazione con Massimo Roccaforte (chitarrista e collaboratore di Carmen Consoli, già con Max Gazzè e Mario Venuti). Il titolo dell’album trae ispirazione da un brano dei Karate (band USA crossover tra indie-rock, punk e alternative) e già al primo ascolto delle dieci tracce del disco si manifesta subito un lavoro vissuto e personale, intriso di foga espressiva mista a spleen esistenziali.
JOSH T. PEARSON: “Last of the Country Gentlemen” (2011 Mute Records)
Ritorna Josh T. Pearson musicista texano che sconvolse nel 2001 la scena musicale underground col suo gruppo Lift to Experience, con un solo e grande disco all'attivo, il doppio "The Texas Jerusalem Crossroads" largamente acclamato da critica e pubblico. In quel fantastico debutto il nostro si faceva accompagnare dal bassista Josh Browning e dal batterista Andy Young e realizzava un' opera tra le migliori del decennio zero con un uso della chitarra davvero particolarissimo, ricco di effetti ma soprattutto in virtù di una voce che al tempo aveva ammaliato e messo d'accordo tutti.
mercoledì 8 giugno 2011
DROPKICK MURPHYS: “Going out in style” (2011, Cooking Vinyl)
In Italia sbarca con la consueta promozione da Paese dei Cachi e me ne dolgo perché il settimo album dei Dropkick Murphys è l’ennesima chiamata alle armi per quanti amano il punk vestito col tartan. E stavolta c’è un soldato in carne ed ossa a presenziare alla nuova uscita del gruppo di Boston: si tratta di Cornelius Larkin, sangue irlandese che gira da 78 anni dentro il corpo di un veterano della guerra di Corea. "Going out in style" è dedicato interamente a lui: una marcia fiera e solenne di cornamuse, fisarmoniche, banjo e chitarre sporche come fusti arrugginiti di Guinness al triplo malto. Tredici mitragliate di combat rock sparate da sotto il kilt.
AFRICAN HEAD CHARGE: "Songs of praise" (1990, On-U Sound)
L'Africa è un posto di una bellezza violenta e violentata. L'Africa è da sempre il secchio dove il mondo occidentale mette la sua merda. La terra dove ci macchiamo dei peccati più infami e dove cerchiamo di lavarli con le adozioni a distanza. Dove spediamo armi e cibo, spesso sulle stesse navi. L'Africa è quel Continente che ci toglie la fame mentre stiamo stravaccati sul divano a ingozzarci di patatine e cereali ai grassi idrogenati. L'Africa è un Continente scomodo che ci fa comodo. Io non ho i soldi per andare nemmeno all'Idroscalo, figurasi in Africa, che poi si spartiscono tutto le ASL per i vaccini e l'agente di viaggio con le Hogan ai piedi e l' aria di chi ha girato tutto il mondo ma a spese tue.
COMMA: “Visionario” (2011, MK Records)
E’ singolare come anche in ambito indipendente si realizzino oggi dischi di genere pop-rock altamente professionali. La presenza in questo lavoro di Valter Sacripanti, batterista e produttore di Nek fra gli altri, la dice lunga sia sul profilo qualitativo che Comma ha voluto dare al suo disco, "Visionario", sia sulle sue intenzioni ed ambizioni artistiche. Suoni levigati e adatti a passaggi radiofonici, arrangiamenti in linea con quanto in quel settore circola in questo periodo. Senza pretese di innovare, ma badando a realizzare un album curato e di buon livello. Gradevole la voce di Comma, libera da certa inutile enfasi di alcuni suoi più illustri colleghi del settore.
THE GIFT: “Rebirth” (2011, Automatic Records/Protosound)
C'è una città italiana che è sempre stata un posto di passaggio. E' giovane, non ha particolari radici ed i suoi continui via vai sono stati sempre passi bianchi sulle coscienze di chi ci abita. Ha dato alla nazione un paio di letterati importanti e qualche talento lo produce ancora. Ci sono varie persone che tentano di non annegare nel suo provincialismo, ma l'ottusità di istituzioni e le centinaia di persone che disperdono i loro bruciori in una ribellione troppo silenziosa rendono ogni tentativo vano. In questa città negli anni ottanta si respirava qualcosa di diverso ma la mia età mi blocca dal raccontarvi cosa. I The Gift sono una band che quei tempi, in quella città, li dominava e ne stava ridisegnando i confini.
martedì 7 giugno 2011
REFERENDUM 11 E 12 GIUGNO: UN SI' CONVINTO E RESPONSABILE PER OGNUNO DEI 4 QUESITI
DISTORSIONI: un magazine musicale? Certo, ma non solo: chi ci legge e frequenta un minimo assiduamente, se ne sarà accorto da tempo! Proprio oggi, ad esempio, a riprova della non ortodossia editoriale che ci caratterizza, abbiamo pubblicato un articolo sul Big Brother profetizzato da George Orwell più di mezzo secolo fa, cosa che i cosiddetti ‘professionisti’ della musica, i giornalisti col tesserino, definirebbero con molto imbarazzo un suicidio editoriale. Ma - l’abbiamo detto più volte - l’unica linea editoriale che DISTORSIONI riconosce è quella improntata a una scellerata, imprudente, spericolata, velleitaria, utopistica continuità con le istanze anarco-libertarie, psichedeliche, ribellistiche in cui da sempre la cultura del rock (e le sue filiazioni) si è identificata a partire dagli anni ’50, dalla beat generation sino ai giorni nostri. L’unica filosofia che Distorsioni abbraccia è quella riassunta in poche parole e con modalità seminale-psichedelica cinque decadi fa da Allen Ginsberg: “Dilatate la vostra coscienza!”. La dilatazione psichica estetico-individuale indotta dalla cultura rock costituisce da sempre per i suoi adepti l’anticamera-incubazione di una sensibilizzazione a tutte le tematiche sociali, vissuta a volte anche con risvolti drammatici. Diciamoci la verità senza stupide ipocrisie: i referendum per i quali ci apprestiamo a votare tra qualche giorno sono probabilmente l’unica VERA forma democratica e anti-autoritaria che noi, popolo o gente che dir si voglia, abbiamo a disposizione per esprimere il nostro SACROSANTO parere su temi di scottante attualità: e non li stiamo qui a elencare perché ormai li conoscete tutti bene. Ecco perché DISTORSIONI, dalla redazione allo staff a tutti i collaboratori, invita lettori, amici, fan, artisti, a esprimere un SI’ convinto e responsabile su tutti e quattro i quesiti referendari.
31 KNOTS: "Trump Harm" (2011, Polyvinyl, Goodfellas)
Potremmo definirlo l'ennesimo caleidoscopio post-punk rock questo ultimo lavoro a firma 31 Knots. Bisogna ammettere che il trio di Portland ce l' ha messa davvero tutta per condensare al meglio un background davvero vasto dal quale emerge con forza l'influenza tanto della prima wave inglese quanto quella del college-rock e del math-rock di matrice nordamericana. Un disco sicuramente onesto, nel quale 31 Knots hanno investito senza dubbio in impegno e passione, ma che non sembra destinato a lasciare un segno indelebile nella storia della musica indipendente. L'avere adottato (ormai da qualche anno) l'uso del campionatore e un approccio più post-prodotto durante le fasi di editing e missaggio non appare sufficiente a rendere "Trump Harm" un buon album, vuoi per la poca originalità per quel che riguarda l'aspetto melodico e la struttura delle canzoni, vuoi per una sezione ritmica a cui mancano spesso doti di incisività e vuoi ancora per un sound mai pienamente convincente.
VISIONI DAL FUTURO - GEORGE ORWELL: "1984", The Big Brother + Soundtracks
VISITA ILNUOVO SITO DI DISTORSIONI:
Un quotidiano savonese di qualche giorno fa titolava testualmente un articolo di cronaca locale della zona in cui vivo: Il grande fratello sulle strade di Savona: telecamere in diversi punti della città. Avendo letto il giornale al bar, poco dopo lo abbandonavo su una sedia del dehor dove veniva fatto preda da un gruppo di ragazzi, due maschi e due femmine, che, seduti al tavolino accanto, cominciavano a sfogliarlo. Giunti alla pagina dell’articolo citato, lo stupore e l’incredulità di quei giovani diventavano maggiori del tasso zuccherino delle brioches e dei cappuccini che avevano davanti. Quei quattro non riuscivano a crederci: a Savona si sarebbero svolte le selezioni per partecipare al Grande Fratello.
lunedì 6 giugno 2011
BELONG: “Common Era” (2011, Kranky, Goodfellas)
I Belong, duo americano di New Orleans composto da Turk Dietrich e Michael Jones, presentano “Common Era” (2011, Kranky), a distanza di cinque anni dal precedente album di debutto “October Language” (2006). “Common Era” si presenta come un’affascinante sperimentazione pop che mescola assieme lo shoegaze più sognante con il post-punk più decadente, all’interno di un sottofondo radiante di elettronica drone e noise. A caratterizzare l’intero l’album è un canto lontano e irriconoscibile che cerca di emergere al di sopra di un rumore di fondo molto denso, ottenuto con una tessitura di synth e di chitarre, completamente nebulizzata e dilatata. Il risultato finale è un suono soffice come la neve, dilatato sino alla trasfigurazione, che diviene in molti casi invocazione, una sorta di litania dei tempi moderni, una forma di religiosità tipica delle epoche decadenti.
JOE LALLY: "Why Should I Get Used To It" (2011, Dischord Records)
Per chi ha vissuto l'epopea punk-hardcore nei tardi anni '80, il nome di Joe Lally è senz'altro noto e indissolubilmente legato ai grandi Fugazi, campioni di originalità e coerenza, al punto da dichiarare, nel 2002, invece di un definitivo scioglimento, una “pausa indefinita”. Essa è tuttora in atto, i componenti del gruppo si sono sparsi per il mondo (l'artista di cui ci occupiamo, infatti, vive a Roma, con la compagna e un erede) e continuano i propri percorsi personali. In particolare Joe Lally, nel periodo di “pausa”, ha prodotto tre album solisti. Questo, appena pubblicato dalla seminale Dischord, ha però una caratteristica peculiare: è il primo a non ospitare le collaborazioni di alcun membro del gruppo madre, essendo stato integralmente registrato a Roma, con due musicisti locali, la chitarrista Elisa Abela e il percussionista Emanuele Tomasi.
FILO Q: “Il Bordo del Buio” (2011, Micropop)
Filo Q, vero nome Filippo Quaglia, è un interessante cantautore genovese, per usare un termine caro alla migliore tradizione musicale italiana dei settanta, uno dei tanti del sottobosco indie: la Micropop in questo caso gli ha dato fiducia e lui si fa largo a gomitate tra decine di produzioni nostrane di questo decennio zero ed oltre. In questo lavoro registrato a Londra e prodotto da Giorgio Pona si avvale tra gli altri della collaborazione di validi strumentisti quali Max Morales al piano, vero fulcro nevralgico del disco oltre al rumorista Giorgio Pona e Pharoa Russell alle percussioni. Un primo ascolto denota immediatamente che il nostro ascolta ed ha ascoltato molto la vecchia gloriosa scuola cui accennavo sopra, lui è genovese come De Andrè e Fossati tanto per citarne due, senza peraltro avvicinarsi a quello stile: la voce infatti è debitrice del modo di cantare tipico di questi ultimi anni, sussurrata, lenta, non esattamente quella che si può definire originale o facilmente riconoscibile.
KRAUTROCK/KOSMISCHE MUSIK - KLAUS SCHULZE: “Blackdance” (1974, Virgin Record )
Qualcuno storcerà il naso. Prendere in esame un unico album di Klaus Schulze che non sia il pluriosannato "Irrlicht" (1972) o l’altrettanto premiato da pubblico e critica "Cyborg" dell’anno successivo, per molti potrebbe sfiorare il sacrilegio, ma poiché nel mio innato anticonformismo acquariano mi piacciono le sfide, la scelta è caduta su "Blackdance" album del 1974, scelta affatto casuale ma dettata da motivi ben precisi; il primo dei quali è che quell’apprezzato esordio del nostro corriere cosmico è una composizione per orchestra, mentre io ho preferito occuparmi dello Schulze solitario e impegnato dietro i suoi marchingegni e macchinari sonori, poi perché lo spirito che aleggia in questa danza oscura è quello della maturità e della “rivalità” coi Tangerine Dream (anche "Phaedra" di cui mi sono già occupato è del 1974), gruppo dal quale Schulze divenne un fuoriuscito dopo avervi militato, e poi perché in questo album c’è anche un po’ d’Italia che non fa mai male.
domenica 5 giugno 2011
ADAM AND THE ANTS: "Kings of the wild frontier" (1980, Epic)
Fra le tante truffe perpetrate da Mr. Malcolm McLaren una delle più famose riguardò quella ai danni di Stuart Leslie Goddard ovvero Adam Ant, all’indomani dell’ uscita di "Dirk Wears White Sox", l’ album di debutto della sua band. La sua band sono gli Ants, le formiche. McLaren è il formichiere. Matthew Ashman, Leigh Gorman e Dave Barbarossa vengono risucchiati in toto dalla tana di Adamo la Formica e costretti a formare una nuova band che sia la copia del gruppo madre, ma con una voce femminile a fare la differenza. Una voce e, soprattutto, un corpo. Perchè quello che il Sig. McLaren ha in mente è un gruppo porno-wave. Nascono così i Bow Wow Wow. E così nascono pure gli Adam and The Ants di "Kings of the wild frontier".
GANG OF FOUR: "Entertainment!" (1979), "Solid Gold" (1981)
Entertainment (1979)
Se associamo al dopo-punk inglese un termine quale "rigore formale", allora forse nessun' altra band al pari dei Gang Of Four è riuscita nell' intento di fondere il severo punto di vista accademico con la musica rock. I quattro di Leeds, provenienti dal dipartimento di Belle Arti dell' Università della città, elaborarono (è proprio il caso di dirlo) sul finire dei 70's una sorta di rock concettuale e freddo, ispirato tanto dall' essenzialità dei Dr. Feelgood, quanto da Stevie Wonder(!): schegge di funk chitarristico glaciale e nervoso, supportate da una sezione ritmica precisa e dal controllo quasi matematico. Il bassista Dave Allen, "costretto" dalla band a "limitarsi", suonando meno della metà del numero di note che sapeva suonare, ed il batterista Hugo Burnham con il suo meccanico incedere (loop di batteria ridotti all' osso, uso limitatissimo dei piatti) contribuiscono alla "costruzione" di un sound crudo e severo, lontano anni luce dalla tipica atmosfera rock.
SUBWAY SECT: "1978 Now" (1978-79) (2007, Overground)
1979: Inghilterra, l'eco del punk si è quasi del tutto smorzato e diverse bands sono ormai oltre (PIL, Gang Of Four, Pop Group e compagnia): il caro vecchio rock'n'roll prende forme sempre più evolute e complesse, aprendosi e ibridandosi con altri generi. I Subway Sect, punk, non lo sono mai stati sul serio, nonostante il tour del '76 a fianco di Clash, Sex Pistols e Banshees.
Non hanno il look adatto, nessuna posa, nè curati nè trasandati: troppo normali, perfino timidi e di certo mai sfrontati.
Non hanno il look adatto, nessuna posa, nè curati nè trasandati: troppo normali, perfino timidi e di certo mai sfrontati.
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