Il londinese Richard Fearless é da sempre geniale mente e braccio del progetto DEATH IN VEGAS, fautore tra il 1997 ed il 2005 di cinque dischi non agevolmente classificabili e notevoli come “The Contino Sessions” (1999, Time Bomb Recordings): l’elettronica ne è sempre stata indelebile marchio di fabbrica, pur flirtando con notissimi nomi del rock come Paul Weller, Liam Gallagher, Hope Sandoval, Iggy Pop, Bobby Gillespie.
Leggo che nei sette anni in cui è mancato dalle cronache musicali internazionali Fearless non è stato con le mani in mano, facendo pratica a New York di fotografia e cinematografia, collaborando con bands locali e componendo materiale atto al ritorno dei suoi Death In Vegas. Nel 2009 torna in patria, dove produce albums per Dark Horses, Von Haze e cura remixes per Pains Of Being Pure At Heart, Hurts, The Kills e The Horrors.
“Trans Love Energies” è quindi frutto di una lunghissima pausa di riflessione, manufatto inquietante/mutante ed ancora una volta sfuggente. A far la parte del leone nei dieci brani di “Trans Love Energies” è sempre l’elettronica, nei suoi risvolti più ipnotici e minimali, a costante supporto del vocalismo morboso ed introverso di Richard Fearless (la raccolta messa profana Silver Time Machine, Black Hole greve di richiami Psychedelic Furs): un oscuro trionfo di sequencer, electronic drum, synthesizers ma anche di tastiere vintage (Savage Love), che non può non ricordare a chi ha ormai molte primavere illustri precedenti anglosassoni come Fad Gadget e soprattutto Throbbing Gristle. L’universo Death In Vegas/ Richard Fearless non é certo adatto a feste tra amici o impiegati di banca in libera uscita: “Il suono è etereo, notturno, talvolta tossico” dice Fearless della sua creatura, anche se, a clamorosa smentita, ci sono i sette e passa minuti sintetici di Your Loft My Acid, il singolo che ha preceduto l’album: dopo un minuto e mezzo iniziale di elettronica ‘misterica’ prende forma un bieco, martellante inno da dancefloor, siglato dalla voce di Katie Stelmanis, cantante degli Austra. Un’irrisolta ed ambigua contraddizione espressiva condiziona purtroppo pesantemente il giudizio finale di questo lavoro che - ribadisco - in alcuni tratti rimane fascinosissimo.
Wally Boffoli
Portobello Records/Death In Vegas
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