domenica 2 ottobre 2011

RAMONES MANIA! - LIVE REPORT: Queens Of New York (Ramones Tribute), Bari, Parkway Bikers Rock'n'roll Café, 1° ottobre 2011

Dedicato a tutte le RAMONES Tribute Bands del globo terraqueo!
Credete che suonare (o se preferite ‘coverizzare’) i Ramones sia cosa facile e scontata? Io posso, se serve, dire la mia, dopo aver assistito al concerto delle Queens Of New York - prima in assoluto ed unica Ramones tribute-band barese - il 1° Ottobre in quel di Bari: luogo del misfatto il Parkway Bikers Rock’n’roll Cafè, divenuto ormai da un po’ di tempo il rock club per eccellenza del capoluogo pugliese, nonché punto di ritrovo/riferimento dei bikers locali e non.

From left to right: Giuseppe, Alessio, Guido
Ho scambiato qualche battuta prima del concerto con Guido De Stisi, il non più giovanissimo batterista della band (drummer anche dei gloriosi hardcore-punker baresi Chain Reaction) e il chitarrista del trio Alessio Virno: l’idea di tributare la seminale band newyorkese è stata proprio del decano della scena punk cittadina Guido, e a pensarci bene è abbastanza strano che si sia dovuto aspettare tanto perché nascesse nella nostra zona una band del genere. A completare il trio il bassista Giuseppe Re Peronida, dal look decisamente rockabilly, e dal tiro strumentale micidiale.
Grande festa allora al Parkway Bikers per tributare ‘giustamente’ i fratellini Ramone, per celebrare - senza nessun bisogno di ricorrenze particolari - un’ennesima volta nel nostro orbe terraqueo un mito ormai divenuto intergenerazionale: al Parkway alcuni giovanissimi scatenati a ridosso della band,
bramosi di sano/sudato contatto fisico, facevano da battistrada ad un nutrito manipolo di trentenni, quarantenni, cinquantenni che conoscevano a memoria brani e parole, tutti insieme dentro un’atmosfera di sano, puro, innocente divertimento punk. Ci piace pensare che in quell’ora e mezza in cui i Queens Of New York hanno sciorinato una trentina, quarantina di brani (… non li ho contati!) contemporaneamente a Milano, Roma, Parigi, New York, Londra, Tirana, Mosca si consumava lo stesso rito orgiasticamente salutare ed altamente anti-depressivo, sia per i musicisti che per il pubblico! Mi diceva Guido prima del concerto che percuotere le pelli, senza intervalli, per una trentina di inni Ramonish è per lui ogni volta una bella ‘botta di vita’ che lo fa sentire un ragazzino: nonché una bella prova di professionalità aggiungerei, perché come sottolineavo all’inizio, l’apparente semplicità da due minuti delle songs dei Ramones ed il loro minimalismo armonico si basano in realtà su un preciso ed oleatissimo meccanismo ritmico (non credo di essere il primo a sottolinearlo) ad incastro tra chitarrista-bassista-batterista che per funzionare bene presuppone molta preparazione ed una notevole conoscenza dei brani. Da questo punto di visto Queens Of New York hanno fornito una prova superlativa, grande e godibilissimo impatto, senza inciampare in esecuzioni eccessivamente calligrafiche, arricchite invece da una salubre personale ironia (Alessio soprattutto, puntuale chitarrista e bravo intrattenitore), da efficaci variazioni non presenti negli originali e da una azzeccatissima corale vocalità. Hanno letteralmente saccheggiato i primissimi tre album incisi dai Ramones tra il 1976 ed il 1977, “Ramones”, “Leave Home”, “Rocket To Russia”, quasi un lapidario ‘quelli sono per noi i Ramones!’ o se preferite ‘la nostra visione dei Ramones’, con qualche puntatina in “Road To Ruin” (1978), “End Of The Century” (1980) sino ad una ‘Il Ku Klux Klan ha portato via la mia bambina’ da “Pleasant Dreams” (1981). E qui, cronologicamente, si sono fermati.
Non mi sento di dar loro torto: effettivamente la crema-bibbia del repertorio di Joey, Dee Dee, Johnny e Tommy si trova in quei primi cinque albums, lì hanno costruito la loro arte ‘unica’ suburbana, definito quel concetto seminale di ‘punk’ poi unanimemente professato dalle generazioni a venire, imitatissimo ad oltranza ma mai uguagliato. E così, tra sniffate di colla-droga povera, promesse poco credibili di diventare bravi ragazzi, téte a téte col proprio cuore, tenere dichiarazioni d’amore, reiterati inviti a ballare, sindromi di ‘peter pan’ rivendicate orgogliosamente ad un mondo di cazzo, senza pudori del cazzo, Queens Of New York hanno saputo far divertire tutti, che non é poco. Il brano che mi ha coinvolto di più? ‘Non voglio crescere’ (da “iAdios Amigos”, 1995, l’ultimo lavoro in studio) - firmato da un certo Tom Waits e sua moglie Kathleen Brennan - per motivi, indovinate un po’, strettamente personali!
Wally Boffoli

'A Sandro, Massimo, Pierangelo, Dario, che hanno pogato con noi anche se non c'erano!'

QueensOfNewYorkFacebook

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