ma un buco che si porta dietro anni di storia del punk belga (fa specie nei negozi di dischi vedere esposto in vetrina ancora con orgoglio l’omonimo dei Kids, e fa un po’ sorridere vedergli di fianco i dischi dell’altra gloria “punk” belga, Plastic Bertrand).
Il DNA è un buco ma sembra volersi dilatare sempre più per contenere tutta la gente accorsa per assistere all’ultima data dei Lords of Altamont, reduci da un lungo tour che proprio prima del Belgio aveva toccato più di una città italiana. L’atmosfera nel club è rilassata, tutti conoscono tutti, tutti si salutano e bevono insieme (moltissima) birra. C’è anche qualche italiano tra il pubblico, forse rockers in vacanza. La cosa che mi colpisce è che tra il pubblico scarseggiano i giovani, e questa cosa un po’ mi fa stare bene – tanto da non sentirmi fuori luogo come spesso mi capita (testa bianca tra grumi di acne giovanile) – e allo stesso tempomi deprime un po’ perché i giovani avrebbero bisogno di conoscere e apprezzare cose come queste. I Signori di Altamont sgranellano quasi tutto il loro ultimo album, l’ottimo "Midnight to 666", Jake Cavaliere e la band non sembrano avere alle spalle un’estate di concerti, e non li ferma neanche la temperatura asfissiante che in un attimo si raggiunge nel locale. Il Farfisa martorizzato, maltrattato e anche cavalcato dal frontman la fa da padrone, le chitarre stoogesiane a far da contorno, il tutto
Luca Verrelli
Foto di Luca Verrelli
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