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Joe Jackson é da sempre uno degli artisti inglesi da me preferiti: un vero genio musicale sbocciato in piena era punk (il suo primo album "Look Sharp!" risale al 1979, A&M) ma con presupposti e referenti mod, che ha saputo progredire attraverso una carriera lunga ormai più di 30 anni, dall'essenzialità anfetaminica dei primi tre albums alla rivisitazione di differenti scomparti dello scibile musicale.
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Intelligente, curioso, sensibile, come dovrebbero essere tutti gli artisti, ma anche sottilmente polemico e sarcastico nei testi; cantante, pianista, raffinato compositore, non si é mai curato di ciò che i fans ed il suo pubblico si aspettavano dai suoi dischi, rischiando
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L'ultimo ottimo disco in studio di Joe Jackson, "Rain", uscito per la Rykodisc, risale al 2008; del 2009 invece
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Da allora poche notizie e vi confesso che mi manca molto un nuovo lavoro in studio di Joe: le ultime nel suo sito parlano di una partecipazione al progetto "Music" di Andrew Zuckerman, un libro e film-ricognizione nella creatività ed ispirazione di più di 50 eterogenei artisti contemporanei.
Ho pensato quindi di comporre su J.Jackson un pezzo, nell'attesa di novità discografiche, unendo capo e coda: la mia recensione di "Rain" del 2008 con linkati alcuni tra i suoi brani migliori e la trascrizione/recupero ( rivisitare il passato non fa mai male!)
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Se leggere non é la vostra occupazione preferita potete fare una puntatina anche su uno solo dei pezzi di questo bricolage storico/musicale: mi auguro che anche a distanza di trent'anni gli straordinari brani di Jackson vi esaltino ancora come esaltano me.
Rain (2008, Rykodisc)
A cinque anni di distanza da "Volume 4", suo ultimo doppio album in studio Joe Jackson, l’eclettico geniaccio del pop britannico (solo Elvis Costello é al suo livello!) ritorna con "Rain", un lavoro che riesce a centrare l’obiettivo non facile di fondere energia ed eleganza compositiva. Jackson conferma un ennesima volta uno stile inconfondibile affinato in trent’anni di esplorazione di aree espressive a volte molto distanti tra loro, dal punk alla classica, dal jazz alle colonne sonore. Molti i richiami in Invisibile Man, Good Bad Boy, Citizen Sane, King Pleasure Time ai suoi primi indimenticabili albums fine anni’70/inizi ‘80 trasudanti aggressività mod, ma non ci credereste, le chitarre
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Complice uno combo straordinario comprendente il fedelissimo bassista Graham Maby, Jackson elargisce raffinate melodie simil Bacharach (Wasted Time) e continua nella sua affascinante ed ormai interminabile esplorazione dell’armonia e dell’arte pop.
Beat Crazy (Jan. 1980, A&M)
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Non si tratta certo di un episodio isolato nella produzione di Joe: sin dall'esordio fenomenale "Look Sharp!" molti brani contenevano forti coloriture reggae ed andamenti sincopati; l'artista stesso ha dichiarato più volte l'influenza che ska, reggae, rocksteady e tutta la musica giamaicana hanno avuto sulla sua formazione artistica.
"Beat Crazy" non smentisce
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Anche In every dream home (a nightmare) e Beat Crazy presentano cadenze reggae accentuatissime: della prima segnaliamo l'interpretazione di Joe sofferta ed accorata, alle prese con un 'guy' afflitto da problemi esistenziali; nella seconda si alternano alle voci Jackson ed il fido bassista Graham Maby: i toni sono distesi e concitati, il risultato pulsante come un cuore tachicardico!
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In "Beat Crazy" Jackson approfondisce il suo rapporto con le tastiere e fa delle cose egregie: ascoltate Crime don't pay, costruito sul suo suo organo corrosivo che viene su lentamente, il piano che vi si aggiunge nel finale, tutto molto bello. L'album precedente "I'm a Man" (1979, A&M) rischiava di farne a detta della stampa soprattutto un musicista da hits radiofonici: l'orecchiabilità di On Your Radio, Geraldine & John, Different For Girls, fece pensare a molti che Joe stava diventano un 'animale' da classifica: brani maturi e complessi come Biology e Fit in questo terzo disco dovrebbero mettere a tacere anche i più perfidi detrattori. Songs costruite con maestria esemplare: le interprepretazioni di Joe sono in crescendo, appassionate ed angosciate, roba da brividi!
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Ascoltare per credere Biology, tutta basata sul maledetto dualismo corpo-anima che ossessiona Jackson: ' Nothing to do with their hearts, with their heads, with their homes, with their beds ...it's just B-I-O-L-O-G-Y'. In Fit punta lo sguardo sull'omosessualità rimproverando il
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Someone up there pone l'interrogativo dell'esistenza di un essere supremo: 'Someone up there makes the sun and sea, brought my girl to me, makes the wind and rain...no messing with the hand of fate!'. Con Pretty Boys e The Evil Eye si torna all'artista mod nervoso che ci aveva sedotti con i due lavori precedenti, "Look Sharp" e "I'm A Man": straordinaria la coordinazione strumentale della band, così come in Battleground e Beat Crazy.
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Wally Boffoli