giovedì 24 marzo 2011

BOOK REVIEWS - BORIS VIAN: “Musika & Dollaroni - Contro l'industria della canzone" (2008, Stampa Alternativa)

BORIS VIAN  (Ville d'Avray, 10 marzo 1920 – Parigi, 23 giugno 1959)
La sincope è un’alterazione in medicina: il cuore smette di battere, i sensi ti abbandonano. In musica è il cambiamento, il tempo va dal forte al debole. Inizio questa recensione parlando della sincope perché è il termine che più facilmente e diffusamente si può accostare a Boris Vian. Non solo perché morì per il suo cuore sincopato, ma perchè trascorse tutta la sua breve vita ad un ritmo irregolare, frenetico. Lontano dal clichè dell’artista maledetto, morì a 39 anni in un cinema, maledicendo gli americani rei di aver travisato a loro piacimento la trasposizione su grande schermo del suo romanzo “Sputerò sulle vostre tombe”. Una morte carica d’ironia, visto il cammino parallelo tra Vian e la cultura americana. Vian ne era attratto visceralmente, sapeva cogliere il meglio di ciò che offriva l’America e sapeva essere un beffardo amico con lei. Un rapporto patafisico per eccellenza, prendeva i dettami americani e li rovesciava, li accettava e poi li esorcizzava. Si finse scrittore afro americano, Vernom Sullivan, e scrisse alcuni romanzi sulla scia dei noir-hard boiled facendo quasi una parodia degli stessi romanzi americani. Il primo ad uscire sotto pseudonimo fu proprio “Sputerò sulle vostre tombe”, romanzo in cui Vian gioca d’anticipo sulla mitizzazione dell’era adolescenziale dipinta su un telo nero. La vendetta di un nero sulla pelle bianca si gioca sul sesso, sulle macchine, sul ballo, sull’alcool, in uno stile asciutto, secco e crudo. Ma anche qui il tutto è il contrario di tutto, vista la finalità denunciatrice del razzismo che ha il libro. Esattamente come da perfetto ingegnere riesce a manipolare le parole e crearne di nuove (pianocktail forse vi dirà qualcosa), così riesce a manipolare e filtrare con perspicace ironia e sarcasmo i messaggi delle sue opere. Un comun denominatore della vita artistica di Vian sembra essere la critica sagace contro un mondo che si sforza di apparire perfetto dopo quel terribile virus conosciuto come seconda guerra mondiale. Prende in prestito la missione degli artisti Bebop, genere jazz che introdurrà in Francia, facendo suonare i suoi amici Duke Ellington, Miles Davis e Charlie Parker, scrivendo di jazz (celebri le sue critiche per la rivista Le Jazz Hot), suonandolo con la sua fedele tromba tascabile ("trompinette") nel Les Saint-Germain Club Tabou e producendolo come direttore artistico del reparto jazzistico della Philips prima e poi della Fontana Records.

“Musika & Dollaroni - Contro l'industria della canzone”
La simbiosi antropologica che ebbe Boris Vian con la musica era di una lucidità disarmante e prova ne dà l’ultimo saggio che scrisse “En avant le zizique”, pubblicato in Italia come “Musika & Dollaroni – Contro l’industria della canzone”. C'è un elemento che dovete tenere in considerazione quando iniziate la lettura di questo saggio: 1958, anno di stesura. Sarà un dato che metterete in dubbio quando terminerete. In un centinaio di pagine Vian regala una critica al vetriolo contro l'industria discografica, impegnata all'epoca a gettare le basi per edificare il suo potere. Quale futuro avrebbe avuto la canzone quando le logiche aziendali e commerciali sarebbero divenute le coordinate su cui dirigerla? La risposta non prefigge vincitori o vinti, ma solo variabili volte a contrastare la mediocrità, colpevole di piegarsi al volere della massa e non del pubblico. Un capitolo, una parte dell'ingranaggio intorno alla musica: interpreti, editori, disc jockey, musicisti, critici, tecnici di registrazione, nessuno sfugge al tiro di Vian. L'intero processo produttivo intorno a quei tre minuti schizzanti di note è passato al setaccio, deriso e analizzato con un occhio proiettato avanti di decenni. Il nostro scriveva già nei primi anni cinquanta un concetto straordinariamente d'avanguardia:

“(...) il pubblico ha diritto di esigere che gli venga fornita, se lo chiede, la registrazione dell'opera completa di Duke Ellington o di Fats. Ciò fa parte del patrimonio musicale umano, ed è intollerabile che se un tizio non vuole ristampare un disco non si possa mai più ascoltare quel disco. Insomma, viva i pirati; come nei film in technicolor, sono i più simpatici”
.

Inconsapevolmente, Vian aveva messo nero su bianco i nomi di coloro che avrebbero compiuto la vendetta contro il sistema discografico. Tra le pagine di "Musika & Dollaroni", condite di accenni sulla cultura e la società francese e sempre quel delizioso sberleffo, si respira la necessità di ridare libertà alla musica, sbarazzarsi del dettame “perchè si venda deve essere una m ...”.
La cultura dell'uomo incolto doveva stare lontana da processi fordisti, da ministri pronti a sbattere i musicisti nel gradino più basso della scala evolutiva, da

“un insieme di falliti, impotenti e cacasotto, che si basano sul disgusto che ispirano ai creativi e truccano le loro piccole combine con impudenza”,

da una stampa non libera sempre preoccupata di accontentare e non di rischiare pur di non perdere lettori, dai suoi critici che sprigionano ego autocelebrativo dalle loro penne, doveva invocare una rivoluzione in nome del microsolco. Questa era la fotografia scattata da Vian nella sua epoca, un obiettivo che sembra oggi puntato su una scala di tempo statico. Nonostante alcuni degli auspici invocati da Vian si siano avverati, come la creazione di congegni elettronici capaci di avvicinare espressioni musicali tra loro lontane o l'adozione della cultura del Do It Yourself da parte degli artisti, l'industria musicale non ha rinunciato a costruire le sue pentole d'oro, dimenticando i coperchi essenziali per non annegare. Sia chiaro, non è un messaggio utopico quello che troverete: Vian conosce troppo bene la vita per non sapere che i compromessi sono talvolta necessari. Ma il compromesso non è una giustificazione per gli errori e per la scarsa qualità di ciò che abbiamo tra le mani, piuttosto è il momento in cui mettersi in gioco e saper creare e vendere un prodotto discreto, ma ragionevole. Un po' come nella vita cerchiamo di adeguarci ai compromessi rimanendo leali a noi stessi. O almeno lo speriamo. "Musika & Dollaroni" è un promemoria essenziale per chiunque ami la musica e si innalza ogni giorno a novello Don Chisciotte in suo nome.
Crizia Giansalvo
Boris Vian

Selezione di brani di o scritti da Boris Vian:
Le Déserteur
La Java Des Bombes Atomiques
Les Joyeux Bouchers
Le Petite Commerce
Magali Noel – Alhambra Rock
J'suis snob
Live at Saint Germain At Presse

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