sabato 2 luglio 2011

AIRPORTMAN: “Nino e l’Inferno” (2011, Lizard-BTF)

Atmosfere rarefatte ed eteree per questo ultimo interessante lavoro degli Airportman. Una raffinatissima commistione di noise, vibranti inserti di acustico e caratteristiche di progressive intimistico e raccolto che riflette viaggi dell’anima tra le molteplici sfumature di stati d’animo ed emozioni. “Nino e l’Inferno” mette in musica l’omonimo racconto di Giovanni Risso (uno dei componenti del gruppo) presente anche in forma di videoreading nel CD (con le voci narranti di Stefano Giaccone e Peter Brett).
Una struggente storia di alienazione, di disperata fuga dall’ordinarietà, di nuova consapevolezza che porta la malattia ma anche un poetico raccoglimento con un sé smarrito e fragile, con la luce interiore che custodiamo, con la nostra più dignitosa parte inscalfibile, la nostra integrità. Un emozionante viaggio di esplorazione che indubbiamente non può lasciare indifferenti. Al trio storico che compone la band: Giovanni Risso, Marco Lamberti, Paolo Bergese, si affianca il contributo alla batteria di Francesco Alloa, con il suo tocco ovattato che insieme al piano ha un ruolo notevole di sottolineatura dei passaggi e di fluttuazione temporale. Dopo lavori di indubbia caratura come “The Road” - sempre in collaborazione con Stefano Giaccone (Franti)- che aveva tradotto in musica il libro di Cormac McCarthy e l’originalissima rivisitazione di “Weeds”, che insieme a Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione aveva riportato alla luce alcune dimenticate chicche del pop anni ‘80, gli Airportman tornano a darci prova di una limpidezza espressiva e di uno spessore interpretativo notevoli.
In Mr.E, l’intro ci catapulta direttamente nelle atmosfere oniriche ed inquietanti di “Electro-shock Blues” degli Eels e probabilmente la scelta non è niente affatto casuale. Il futuro è caratterizzato da un suono fluido che imbastisce una progressione articolata in cui possono ravvisarsi rumorismi (alienazione, senso di smarrimento e angoscia), attutiti da un piano morbido e da fruscii di batteria che evocano scansioni temporali molto suggestive. Lane non ti dimentico è un delicatissimo sussurro tra chitarra acustica e pianoforte, un intercalare suggestivo caratterizzato da coinvolgenti cambi di ritmo che tracciano figure evocative, danze in chiaroscuro, scintille di memoria, un folk d’atmosfera ineguagliabile.
E Lane diventa il nome di tutti gli amori perfetti custoditi nei cuori, il nome di un ideale che ci accompagna e che non può perdersi per strada. Chiedilo a Stefano ha dei ritmi più incalzanti, tratteggia tempi di tango magicamente sfumati dal piano. Un album strumentale che ci racconta una storia, che traccia a pennellate le ombre di un viaggio intimistico complesso e profondo, dandoci la possibilità concreta di vederci dentro tutto, di aggiungere ogni particolare e farlo nostro. La grande forza della musica è quella di parlare un linguaggio familiare che esige di essere posseduto dall’anima che sa penetrarla, da quel momento non esistono più varchi o percorsi da seguire ma solo sincronia e unisono. La sua Lane si conclude con un campanello dal suono ipnotico, la fine di un viaggio o semplicemente il suo inizio? Di nuovo le note della intro rubate agli Eels: la fine si ricollega sempre all’inizio, la proiezione del mondo dei sogni si svela anche nel nostro reale, basta saperla cogliere. Another Day per sperare diventa il centro più pulsante di una vita trattenuta a forza. Cercare la bellezza, cercare una via di fuga anche nel momento della fine è una forma di lotta e di sublime dignità. E' anteporre alla «solitudine forzata di questi cazzo di anni zero» un’anomalia di ostinata visione di speranza che è la visione di un’anima che rifiuta la superficialità della morte.
Romina Baldoni
Il Futuro
La sua Lane

Airportman

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