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Rimanere attaccati a questa rivisitazione della rivisitazione non avrebbe certamente portato lontano il quartetto veronese che attualmente è composto da Daniel Corsi (voce e chitarra), Daniele Pasetto (basso), Michele Zamboni (chitarra), Marco Tronci (batteria). Nel 2009 nascono così i Greve, il loro rock alternativo si propone ora in una veste meno aggressiva e certamente più equilibrata e con grande coraggio decidono di cantare in italiano.
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In questo EP omonimo di esordio ci propongono sei tracce senz’altro interessanti e ci mostrano spunti coinvolgenti e una indubbia evoluzione nel dosaggio ritmico e nella ricerca di atmosfera, tuttavia questa nuova tendenza intimistica e questa ricerca di tensione introspettiva non è ben supportata dalla strumentazione rock classica (chitarra, batteria, basso) e da un canto abrasivo e irruento impostato ma poco modulato. I Verdena, che a tratti ci ricordano, avevano senz’altro una maggiore visceralità nei loro primi lavori e i Subsonica - con l’introduzione di tocchi di elettronica - spezzavano le linee di un alt-rock altrimenti troppo scialbo. Tutta la loro esperienza musicale si traduce nei buoni equilibri di Le Navi D’Aral e nell’accattivante melodia sostenuta da un groove energico e godibile.
In 148 Milano la profondità del testo fatica a farsi spazio in un muro sonoro senza respiro che trasforma il senso di rabbia in rumore e disperde l’emozionalità in un melodico banale e irritante. Plain Air torna a riproporre questo impatto assai poco credibile tra ruvidezza sonora e poetica del testo. Ciecaprossimità e Avremo lo stesso Sonno! cadono nella stessa pesantezza e ripetitività che non anticipa più nessuna sorpresa. Comodo Inganno ha un buon ritmo ed alcuni flash intuitivi che però non vengono sostenuti da un colore vocale e interpretativo capace di creare il giusto spessore. La pecca di questo disco non è tanto la percezione indiscutibile di un già sentito (del resto attingere dal
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Romina Baldoni
Le Navi d'Aral
IndieBox Records
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