mercoledì 3 novembre 2010

METHOD OF DEFIANCE: "Nihon" (RareNoiseRecords, 2010)


L’assunto è: ascoltare "Nihon" significa rendersi conto che frasi come " ... nel rock, nella musica é stato già detto tutto" sono per fortuna a volte dei luoghi comuni: a compiere questo piccolo miracolo è un musicista di illustri trascorsi come Bill Laswell e non mi stupisce più di tanto; era da un po’ che non ne sentivo parlare.
Le note di agenzia mi dicono che nel corso nelle ultime due decadi ha prodotto e lavorato con musicisti di disparata provenienza come William S. Burroughs, Afrika Bambaataa, John Zorn, George Clinton, Mick Jagger, Rammellzee, Zakir Hussain, Paul Bowles, Hakim Bey, The Last Poets, John Lydon, The Dalai Lama, Ryuchi Sakamoto, Motorhead, Brian Eno, Tony Williams, Sting, Carlos Santana, Pharoah Sanders, Bootsy Collins: ho riportato pedissequamente questa lista impressionante affinché possa già illuminarvi (ci) sulla genialità del personaggio.
La prima volta che mi rapportai con questo eclettico bassista/produttore fu negli anni '80, quando faceva sfracelli con il suo basso dalle sonorità profonde e minacciose con i Material, dediti ad un genere transumante che attingeva dal jazz quanto dalle sonorità più estreme del rock: cosa che già allora poneva in seria difficoltà il solerte recensore alla ricerca disperata di etichette o neologismi che sapessero compendiarne i bollenti contenuti .
Ebbi poi l’opportunità di vederlo ‘live’ in Puglia quasi una decade dopo durante una delle primissime edizioni di Time Zones, benemerita rassegna di musiche possibili con i Praxis; il concerto fu un evento sonico che definire ‘heavy’ si avvicina alla verità: l’importante è non associare quest’etichetta a generi scontati come il metal, ma inquadrarla in una prospettiva decisamente non ortodossa e mutante.
Ritrovo (e mi ci crogiolo) i timbri cupi ed ammorbanti del basso di Laswell e la sua estetica dangerous nei brani di Nihon (ascoltate la trapanante performance in Dark Heat), creature inquietanti come Wootwo, Cosmic Slop e Dark Heat.
Si tratta del quarto disco del suo nuovo progetto Method Of Defiance, il primo nato in casa RareNoise, etichetta molto intrigante già resasi meritevole recentemente di prodotti tutto meno che ortodossi come il disco dei Brainkiller.
Anche nel caso di "Nihon" si sprecano i tentativi di etichettarlo: drum & bass, dub, avant funk, black noise, futurists rock, ambient, metal, roots reggae, mutant dance hall; la fantasia certo non manca a chi stila le info per cercare di indirizzare bene il recensore o addirittura di influenzarlo.
Chi è un po’ smaliziato all’ascolto però si rende subito conto dall’iniziale Woobou Volunteer Slavery che Method Of Defiance (oltre a Laswell, il tastierista Bernie Worrell, Toshinori Kondo trombettista giapponese, il batterista Guy Licata, i vocalists Dr. Israel, Hawk/Hawkman e DJKrush) sono impegnati a forgiare musica svincolata da qualunque etichetta limitante, ‘creativa’ la chiamerebbero Franco Bolelli e Riccardo Bertoncelli, utopisti indimenticabili (ed indimenticati) dei ‘70/’80, come scrissero in quegli anni a proposito di un manipolo di jazzisti fuori dai canoni che provenivano dai loft di New York. "Wildflowers" venivano definiti, come l’omonima serie di vinili che li magnificava: profumatissimi ‘fiori selvaggi’ sono anche Method Of Defiance, artisti provenienti dai quattro angoli del mondo, fieramente impegnati in meraviglie stordenti come Method Plan One, Black Rain , Chamber Seven a sfidare estetiche obsolete ed approntare bricolage sonici in studio e ‘live’ avvinghiati l’uno all’altro dall’unica labile/ferrea logica dell’improvvisazione (almeno in apparenza).
Le linee spossanti drum & bass di Laswell e Licata sono il ricettacolo nel quale gli eleganti ectoplasmi/intuizioni "Bitches Brew" di Davis (allora innovativi), Jon Hassell, i Weather Report di "I Sing The Body Electric" sino al Robert Wyatt visionario di "End Of An Ear", sono stritolati da soprassalti di rock cattivo ed elettronica mutante.
Si arriva così, tra spasmi jazz trumpet/keyboard ai tredici appassionanti minuti finali di Method Exit Dub, assediati da drum&bass ancestrale e tromba ritoccata, agonizzante a sfidare infine la dea musica in suoni strozzati e conturbanti, unica meta l’infinito.
Se amate ‘anche’ rischiare in musica siete (siate) i benvenuti: la vostra forza d’animo sarà ben ricompensata dai M.O.D., altrimenti continuate a rilassarvi con tisane brit-pop e confortevoli poltrone ‘sixties, nessuno vi serberà rancore.


Wally Boffoli


Cosmic Slop
Dark Heat
Method Exit Dub
Method Plan One
Black Rain


RareNoiseRecords
MethodOfDefiance

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