mercoledì 16 novembre 2011

MIKE OLDFIELD: “Incantations Collection 2011” (Remastered Deluxe Edition - uscita: 2 settembre 2011, Mercury Records Limited)

Quarto in ordine di uscita tra i lavori di Mike Oldfield, “Incantations” vedeva la luce nel lontano inverno tra il 1977 e il 1978 sotto l’etichetta Virgin. L’album aveva il difficile compito di seguire la grande popolarità di “Tubular Bells” (1973), “Hergest Ridge” (1974) e “Ommadawn” (1975), ma soprattutto del primo, forse ineguagliabile grande successo del chitarrista inglese, grazie anche al suo utilizzo come colonna sonora del film ‘L’Esorcista’.
Sembra che il patron della Virgin, Richard Branson, avesse concordato l’utilizzo delle musiche di Oldfield per il film senza il parere favorevole del compositore. Forse da così lontano partivano i primi screzi tra i due inglesi. A distanza di oltre tre decenni, decaduti i diritti dell’etichetta di Branson e a seguire la rimasterizzazione dei tre album precedenti, la Mercury propone “Incantations” rivisto e rinnovato dallo stesso autore in una Deluxe Edition sia in CD&DVD che in vinile, con una nuova copertina rispetto a quella di Trevor Key del 1978 e con la proposizione, nel secondo CD, di materiale inedito e singoli rieditati, come la William Tell Overture e Cukoo Song.
Pensato come doppio album, il lavoro di Mike Oldfield si distingue per la divisione in quattro movimenti, non più in due come i tre dischi che lo hanno preceduto.
La prima parte si caratterizza per la voce portante del flauto per buona parte dei quasi venti minuti del brano. Poche le percussioni, dal battito elementare delle mani, ai sonagli, ai tamburi celtici. Al sesto minuto entrano le trombe con sottofondo di archi quasi sferzati più che suonati. Nessuna chitarra: Mike Oldfield, pur suonando la maggior parte degli strumenti, per questo lavoro va alla ricerca di altri suoni rispetto agli album precedenti. A metà partono le percussioni e i cori delle voci femminili del Queens College di Londra che accompagnano il tema principale.

Ancora i flauti, ma più potenti, aprono la seconda parte. I fiati introducono in modo molto simile tutti e quattro i movimenti del disco. Quasi timidamente e con piccole incursioni leggere la chitarra di Oldfield entra in scena a questo punto. L’intero lavoro per la prima volta non è basato sulle doti polistrumentistiche di Mike: è una composizione suonata con diverse collaborazioni e dove lo strumento “voce umana” acquista una propria specificità. Ma non sono i testi che interessano lo sperimentatore Oldfield quanto il suono che essa produce. Si racconta che nelle prime interviste l’eccentrico artista inglese sostenesse che con la musica si possono dire cose importanti quanto con un cantato, e che non facesse mai caso al testo delle canzoni ascoltate. Qui, nella parte finale del secondo movimento, su un tappeto di percussioni africane e tastiere la voce di Maddy Prior vocalizza testi tratti da “The Song of Hiawatha” di Henry Longfellow, in una lunga litania con i versi del poeta americano. Il risultato era allora come oggi un momento un po’ tedioso per chi ascolta. Finalmente irrompe il terzo movimento con l’entrata da protagonista della chitarra del compositore britannico, accompagnata dal glockenspiel e da qualche percussione. Il terzo elemento del disco non è caratterizzato da crescendo come nelle parti precedenti, ha un suono piuttosto “orizzontale”: questo comporterà un rimaneggiamento e parecchi minuti tagliati nella presentazione live del lavoro e nella successiva raccolta dei brani dal vivo in Exposed.

La terza parte si porta linearmente fino alla batteria (strumento che Oldfield non usava quasi mai nelle sue composizioni) che apre al suono distorto della chitarra elettrica. L’artista inglese suona la chitarra dall’età di otto anni, strumento che lo ha aiutato a venir fuori da una situazione familiare molto critica. I suoni distorti che si sperimentano in “Incantations” caratterizzeranno i successivi album del compositore britannico fino a culminare in “Guitars” (1999). Il quarto movimento ha un inizio quasi fiabesco con il tocco dell’arpa suonata dallo stesso Oldfield (ha imparato a suonarla per l’occasione), interrotto dal solo del vibrafono del percussionista Pierre Moerlen, cui si affianca un magistrale assolo di chitarra elettrica. Ancora una parte aggressiva, un delirio di chitarre che culmina nel finale con lo xilofono protagonista e un susseguirsi di strumenti che entrano in audio uno dopo l’altro, riproponendo il tema portante della composizione; la voce principale qui è di Sally Oldfield, sorella di Mike, che si accompagna al coro del Queens College. Definito da alcuni un album minimalista poiché Mike qui suona e assembla molti meno strumenti che nei lavori precedenti – in Tubular Bells ne suonava una ventina – qui la line up è più ampia ma si essenzializzano gli strumenti in campo. “Incantations” ha avuto la sfortuna di uscire in un periodo in cui il punk cominciava a strillare per farsi sentire e le lunghe suite, dal mood progressive rock, venivano etichettate come “vecchie”. Un album che segnava la rinascita, umanamente parlando, del compositore inglese, che proprio in quel periodo faceva i conti con la depressione e con problemi personali trascinatisi dall’infanzia in una famiglia non facile. Da questo momento in poi il giovane e timidissimo musicista concede interviste (prima scarsissime) e propone la sua musica dal vivo. Guilty, uno dei brani proposti nel secondo CD della Deluxe edition della Mercury, strizza l’occhio alla musica disco: il genio e il talento di Mike Oldfield si smarrisce per un periodo sin troppo lungo nelle discoteche, nella vita mondana di Ibiza e nei suoi eccessi. “Incantations” è un album che non si può non avere se si ama Mike Oldfield ed questo doppio CD ha il pregio di proporre uno spaccato più ampio del compositore Oldfield.

Marina Pinna

Mike Oldfield


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