Gli Zen Circus da Pisa sono una delle migliori rock bands italiane, un collettivo formato nel lontano 1994 con una carriera musicale in costante e progressiva ascesa: sono nati per volere di Andrea Appino, voce inconfondibile oltre che chitarrista del gruppo, Ufo poi al basso e Teschio alla batteria. Si fanno chiamare inizialmente Zen poi mutato rapidamente in un più personale Zen Circus già dal secondo lavoro. I primi tre dischi sono cantati in inglese, le prime tracce in italiano si trovano nel quarto lavoro dal bizzarro titolo "Life and opinione of Nello Scarpellini, Gentlemen". L'arrivo di Karim Qqru al posto di Teschio segna un punto di svolta per la band, che grazie ad un intensa attività live si fa conoscere in lungo e in largo nella penisola, soprattutto per il tour di spalla ai Violent Femmes, il cui bassista Brian Ritchie conquistato dalle sonorità dei pisani decide di lavorare con loro producendo il quinto lavoro "Villa Inferno", probabilmente il vertice della loro produzione cantata in inglese, con ospiti deluxe come Jerry Harrison, Kim Deal, l'onnipresente Giorgio Canali e con il brano Figlio di puttana che li fa conoscere un pò dappertutto. Il linguaggio diretto e senza mezza misure dei tre fa intitolare anche il disco successivo con l'esplicativo titolo di "Andate tutti affanculo", con dentro brani forti come Ragazza eroina, con Brian Ritchie, e Gente di merda: qualche decennio fa avrebbero subito delle censure mostruose, adesso nonostante il governo fortemente reazionario dell'Italia dei giorni nostri questi termini linguistici non danno particolarmente noia a nessuno essendo entrati nel linguaggio corrente di grandi e piccini. Il disco, davvero notevole, consacra gli Zen Circus ad alti livelli, sia a livello di testi, crudi e diretti che di musica, più elaborata che altrove e con brani di lunga durata: molto bello tra gli altri Vuoti a perdere con Nada alla voce solista.
Il titolo del nuovo album "Nati per subire", potrebbe far pensare ad un ascoltatore distratto ad un disco punk, in realtà del punk gli Zen Circus hanno la stessa rabbia repressa ma non la velocità e lo spirito nichilista tipico ad esempio dell'hardcore, preferendo graffiare con le parole, crude ma ironiche al punto giusto, una struttura delle canzoni in puro stile cantautoriale degli anni d'oro italici, settanta e dintorni. Il gruppo infatti non è mai stato così melodico pur conservando la solita indole sprezzante e continuando a mandare tutti ed ogni cosa a quel paese. Appino e compagni dichiarano con orgoglio che finalmente sono riusciti a registrare un disco a casa loro, al Sam World di Lari, dintorni di Pisa, autoproducendolo oltre a farsi aiutare da una cifra di colleghi ed amici, Giorgio Canali, Dente, Ministri, Nicola Manzan e molti altri. Molto bella pure la copertina con bambini ostaggi delle madri, rinchiusi in carrelli-prigioni in uno dei tanti templi del consumismo sfrenato di questa triste e bieca società capitalista. Le 11 songs che formano il disco sono altrettanti ritratti dell'Italia di oggi e del decennio zero in generale, un' epoca che ha visto il nostro ex belpaese naufragare miseramente dalla considerazione mondiale, supportato da una classe dirigente sempre più vicina a certi modelli dittatoriali sudamericani, con l'aiuto di mass media compiacenti oltre che da elettori distratti, abbagliati da facili discorsi demagogici e da ignoranza indotta. E' così che sfilano le canzoni di questo brillante album, dall'iniziale Nel paese che sembra una scarpa, con un refrain davvero irresistibile, e l'accostamento/deterioramento dell'Italia che da stivale si è ridotto ad una scarpa appunto. L'amorale, il primo singolo tratto dal disco, è una altra splendida song, il ritornello è il personale giro-girotondo eretico dei pisani "dio non esiste, lasciatelo dire / è una morale per me, un'amorale / non ci pensare e continua a camminare / è una morale per me, un'amorale" ed in concerto immagino sarà richiestissima. La title track dall'incedere possente è un altro momento forte del disco, parole taglienti come rasoi:
"nato per usare gli altri a proprio piacimento / nato per restare a fissare il pavimento / nato già fregato, amato e poi dimenticato / con la camicia blu ed il colletto inamidato / sei nato per subire, te lo ricordano i bambini / già stronzi e come te, dei futuri soldatini / l'innocenza è dei bambini, la purezza degli dei / ma l'innocenza non esiste e gli dei siamo noi", 3'50" di grandissimo impatto, da brividi.
Non c'è un attimo di pausa in questo perfetto settimo lavoro degli Zen Circus, Atto secondo è una precisa e non troppo velata dedica-frecciata ai razzisti-xenofobi leghisti padani: "agli sceriffi di paese, con la casetta verde / che fa rima con "merde", poi l'altrettanto ironica
I Qualunquisti, ed il titolo spiega già tutto, il refrain è da pogo sotto il palco
"pensa poco e ridi scemo che la vita è un baleno / ridi scemo e bacia tutti, prima o poi son tutti morti / ridi scemo e di gusto che sei nel paese giusto / ridi pazzo e piangi forte / e tira a campare".
La democrazia semplicemente non funziona, titolo emblematico e realista è una splendida ed amara ballad, con parole pungenti e dirette
"il fascino indiscreto della mia pazzia" e "che bel momento per i miei coglioni" oltre ad un amara riflessione finale "mi dicevi che ero nato per subire", ed anche Il Mattino ha l'oro in bocca parla di nottate alcoliche e quindi "la tua libertà è tirare a far mattino". Franco è una canzone di rabbia con un testo importante, qui la vittima sacrificale è un Rumeno che lavora in uno dei tanti magazzini italiani, uno di quelli che certe persone al governo vorrebbero più volentieri al paese suo che a guadagnarsi il pane qui da noi, ed infatti: "lo prendono per il culo / perché è franco, è brutto come pochi / è vestito male, è gobbo ed è quattrocchi / dorme in macchina o in magazzino / dipende dalla stagione / per questo puzza anche parecchio",
parole tristissime e affilate come un rasoio. In questa canzone, ma non solo in questa, si ascoltano in Andrea affinità vocali non certo volute con certi noti cantautori milanesi dei 70', per intenderci l'Alberto Camerini degli storici dischi per la leggendaria Cramps di Gianni Sassi, quella degli Area per i lettori più disattenti, cito: "Cenerentola e il pane quotidiano", "Gelato metropolitano" e volendo anche il miglior Eugenio Finardi, sempre su Cramps, di "Sugo" e "Diesel".
Proseguendo l’ascolto, Milanesi al mare, con intro di chitarra in stile Verlaine/Television sbeffeggia un noto tormentone estivo di qualche stagione fa "che ora basta lavorare / tutti sotto questo sole / il sole del lavoratore / come milanesi al mare / che ora basta devo andare" e poi Ragazzo Eroe e Cattivo Purgatore chiudono alla grande il disco. La prima, musicalmente dalle parti degli amati Violent Femmes, contiene altri versi significativi "vieni con me / ti porto in un posto che / tu intanto picchia, bevi e sbava, sbaglia tutto mantenendo un certo stile / il belpaese ha bisogno di te" e "ragazzo eroe livornese / ti ci vedi a fare il portuale? ma vuoi mettere starsene al mare?" mentre l'ultima è un altra drammatica song senza speranza, da no future, con
"tua moglie è incinta e pulisce le scale / dai suoi ha ereditato la casa popolare / la tele vi aiuta a passar le serate / col megaschermo e le calze bucate / chissà che cos'è che non ha funzionato / il futuro te l'han pignorato, è andata così"
In coda al pezzo una hidden track con archi e violini più adatti ad un funerale che un disco rock, una giusta messa funebre per la nostra penisola sempre più inabissata verso una crisi non solo economica ma anche di idee e mentalità. Proprio per questo gruppi ed artisti come gli Zen Circus rappresentano una sincera speranza per il futuro, musicale ma non solo; con loro allo stesso livello Il Teatro degli Orrori, altra splendida realtà, nuovo disco in uscita ad anno nuovo, Bologna Violenta, la tremenda creatura del grande Nicola Manzan ed infine la magica Simona Gretchen, sicuramente la migliori tra le nuove cantautrici. Per gustarci al meglio l'album aspettiamo trepidanti anche la doverosa tournée invernale, il gruppo sa essere travolgente on stage come tutti sanno, con un curioso inizio per un gruppo pisano, il 5 novembre a Livorno, per poi toccare quasi tutte le nostre principali città.
Se tutto il rock nostrano scorresse a questi livelli meriterebbe un attenzione cento volte più grande, per il momento godiamoci questo "Nati per subire", sicuramente il miglior disco italiano di questo 2011.
Ricardo Martillos
LA TEMPESTA DISCHI/ZenCircus
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