venerdì 28 ottobre 2011

PSYCHIC ILLS: “Hazed Dream” (release date: 18 ottobre 2011, Sacred Bones)

# Consigliato da DISTORSIONI

Probabilmente mossi da qualche rimorso per il metodo imposto, con il quale avevano infierito negli scorsi episodi, a base di un hypno-trance piuttosto intensivo, (quando non invasivo come nell’ep di remixes dell’anno scorso “Frkwys Vol. 4: Psychic Ills” che vedeva il contributo Juan Atkins, padre della 
scuola techno detroitiana, Gibby Haynes dei Butthole Surfers e Hans-Joachim Irmler dei Faust)

gli Psychic Ills si ripresentano con un album “terapeutico”, questa volta più volto a lenire le sofferenze che in evoluzione della malattia. Un coma farmacologico indotto, chissà se più per salvaguardare l'incolumità del paziente o la loro. Personalmente trovo apprezzabile il fatto che abbiano voluto cambiare direzione, anche se questa li ha portati ad essere sicuramente meno contagiosi. Pressochè assente la voce femminile di Elizabeth Hart e quasi abbandonati synth e ritmiche tribali che caratterizzavano il loro sound, questi newyorchesi si rivelano in una nuova identità. La loro psichedelia in genere fosca, rimbombante e tutt’altro che rassicurante, qui si arrende ai sintomi di una narcolessia calda e avvolgente. Come da titolo, di un viaggio onirico si tratta. La parte offuscata di questo sogno è soprattutto la sezione ritmica, inviluppata, poco incisiva, quasi in sottofondo, affiancata da un velo di tastiere, che anzichè sostenere, lasciano volutamente sprofondare gli undici brani di "Hazed Dream". L’unica garanzia di solidità a cui aggrapparsi rimangono le chitarre che ben lucide e presenti fluttuano in divagazioni cosmiche tra echi e wha wha, mentre è la voce a condurci in questo sonno ipnotico. L’iniziale Midnight Moon ci invita a metterci comodi, dondolandoci in una sorta di samba-space, mentre a seguire Mind Daze, pezzo più melodico della tracklist, si candida a singolo dell’album, anche se in tutta onestà sembra palesemente ritagliato da un classico brano neo-psych alla BJM & Co. Dal successivo Incense Head in avanti l’atmosfera si fa più morbida e profonda riuscendo ad evitare i clichè più prevedibili fino a farsi cullare da quell’anima gospel della psichedelia (in Ring Finger per esempio, o la bluesy Mexican Wedding con tanto di solo di armonica) già abbondantemente esplorata da quei pionieri che furono gli Spacemen 3 prima, e Spectrum e Spiritualized dopo. L’eccezione di Dream Repetition, il brano che più degli altri li riconduce alla loro consueta vena sperimentale. Approfittando di questa piacevole tregua che Hazed Dream ci concede, nello stesso tempo mi auguro si tratti solo di un preambolo, e che questi chirurghi della mente siano intenzionati a tradirci risvegliandoci con uno dei loro migliori incubi. Hanno strumenti taglienti, sanno come usarli, e le loro son cicatrici di cui andar fieri.
Federico Porta

Psychic Ills




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