Paolo Benvegnù, ex cantante e chitarrista degli Scisma, è giunto con “Hermann” al terzo capitolo del suo originale percorso solista. Questo disco è arrivato al secondo posto al Premio Tenco ma avrebbe meritato la vittoria, come già il precedente “Le labbra”(2008), che la giuria aveva colpevolmente ignorato. “Hermann”
non raggiunge la perfezione del disco precedente, uno dei capisaldi della musica italiana di questi anni, ma conferma lo stato di grazia di un autore maturo e significativo. Parlare di cantautorato per Benvegnù è fuorviante: questa è musica rock, e lo confermano le ottime esibizioni live. Non per nulla Benvegnù, che in un'intervista si dichiara con eccessiva modestia un musicista sopravvalutato, considera questo disco opera di una band, “I Paolo Benvegnù”, al punto di affidare il brano finale L'invasore alla voce del batterista Andrea Franchi. Dove Benvegnù si riallaccia ai cantautori nostrani è nella ricerca compiuta sui testi, poetici e polemici. La sua è musica di chitarre aspre e ritmi ossessivi. Certo non mancano le ballate, come l'iniziale Il pianeta perfetto, dolcemente segnata dagli archi. È proprio l'uso di archi e fiati, in arrangiamenti mai stucchevoli, accanto a chitarre taglienti la cifra caratteristica della musica di (dei) Benvegnù. Già dal brano seguente, la bellissima Moses i ritmi si fanno incalzanti, perfetti per accompagnare i testi visionari e feroci (vedi anche Love is talking o Io ho visto). Molto presenti riferimenti ad una spiritualità tormentata. In Good morning Mr Monroe! l'arrangiamento prende un inaspettata strada new wave, mentre Date fuoco azzarda uno strano ritmo in levare. Spesso basso distorto e chitarre arpeggiate riecheggiano l'alternative americano e tutti i brani sono articolati, con crescendo emotivi e cambi di ritmo. Non è un disco che seduce al primo ascolto questo “Hermann”. Ma che cresce costantemente quanto più lo si ascolta.
Alfredo Sgarlato
Paolo Benvegnù
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