In questi giorni di cambio della situazione politica italiana, di crisi economica, di aumento dello spread e altre amenità, si fa un gran parlare anche di pensioni: meglio lavorare tutti fino a 70 o anche 80 anni o meglio, piuttosto, che chi a 60 anni la sua carriera l'ha fatta lasci il posto a chi è più giovane, fresco, e ricco di idee e di energie? Ecco, quest'ultima soluzione si potrebbe tranquillamente
applicare anche alla musica. Sempre in questi giorni, infatti (ma quante cose stanno succedendo!) una figura storica del cantautorato italiano come Ivano Fossati annuncia di avere avviato il suo ultimo tour, dopodichè parla di ritiro dalle scene. E per un Ivano Fossati che sceglie la pensione, ecco emergere un giovane Francesco Ferrazzo pronto a sostituirlo egregiamente. Il paragone non è affatto campato per aria: nel bell'album di Ferrazzo, intitolato “Goccia dopo goccia”, si trovano interpretazioni vocali, melodie, atmosfere, soluzioni metriche che possono in qualche modo, evocare un’ imponente figura come l'Ivanone nazionale. Ma come dicevamo all'inizio parlando di pensioni e di nuove generazioni, Ferrazzo è più fresco, più innovativo. Il suo stesso sound, ricco di artifizi elettronici, di batterie filtrate, di ritmiche effettatissime, è figlio in qualche modo del trip-hop, o di bands come i Moorcheeba all'estero o i Tiromancino in Italia, per non parlare di certe soluzioni di arrangiamento care a Max Gazzè. Tutte queste sonorità così ricercate sono ben valorizzate da una produzione sonora eccellente, la prima cosa che salta all'orecchio nell'ascolto dell'album, in cui tutta la tavolozza timbrica è ben soppesata in modo che ogni cosa si collochi al suo posto. Su tutto svetta, ovviamente, Ferrazzo, nei suoi molteplici e impegnativi ruoli di cantante, tastierista, autore, arrangiatore. I testi non sono mai banali: intimisti senza scivolare mai e poi mai nel melenso o nel patetico, e spesso venati di una godibilissima, pungente denuncia sociale, come in Di cosa ha bisogno la gente, uno degli episodi più azzeccati e accattivanti del disco, senza per questo far di lui il classico cantautore politicizzato.
La canzone che più vi catturerà e vi entrerà subito nella mente e nel cuore è Stai sereno, ma l'episodio più commovente, che vi toccherà nel profondo è Tranne che a te. La conclusiva Departure è poco più che una coda strumentale del brano precedente, nella quale Ferrazzo esibisce poche note di un delicato ma sicuro pianismo dalle mille sfumature, capace di evocare dal minimalismo nymaniano a certi strumentali di Elton John. Concludendo: mezzoretta spaccata di musica per sole 7 tracce che vi lasceranno il desiderio di ascoltarne altre. Quindi, parafrasando uno dei titoli: di cosa ha bisogno la gente? Sicuramente di buona musica, e quella di Francesco Ferrazzo merita un posto in questo elenco.
Alberto Sgarlato
Francesco Ferrazzo
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