mercoledì 1 dicembre 2010

SHORT REVIEWS - ULAN BATOR: Tohu-Bohu (2010, Acid Cobra/Venus/Lunatik)

Se si vuole cogliere in un sol colpo l’acme sonico del nuovo lavoro degli Ulan Bator di Amaury Cambuzat bisogna ascoltarsi subito Tohu-Bohu (il brano che dà il nome all’album), quasi nove minuti di tensione insopportabile come il vivere iper-stressato delle metropoli terrestri, disordine mentale totale declamato/urlato avvelenato dal lungo furioso devastante solo free del sax dell’ospite Terry Edwards.
Impossibile non farsi travolgere emotivamente dal nuovo incubo confezionato dal ‘principe’ del post-rock franco-italiano Amaury Cambuzat , perpetrato attraverso il suo morboso/decadente amplesso vocale nelle spire ipnotiche di Newgame.com (sconfessione della dipendenza telematica planetaria) e Regicide, in losco accordo con Johnston, Gioffredi, Pigneul: dopo la virata pop di "Nouvel Air", Ulan Bator sono sadicamente tornati alla causticità espressiva che li ha sempre caratterizzati attraverso "Rodeo Massacre", lo splendido EP "Soleils" sino a questo nuovo incredibile "Tohu-Bohu", capace di rimettere in circolazione i letali miasmi tossici esalati più di tre decadi fa dalla ‘danza moderna’ di David Thomas e dei suoi Pere Ubu.
Non basta l’abbandono finale di Donne per liberarsi del carisma oscuro e spietato dei quaranta minuti che l’hanno preceduta.

Wally Boffoli

Acid Cobra Records

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