il suono di “Blue Hour” si sviluppa necessariamente per sottrazione. Abbandonate quasi del tutto le sonorità dub and jazz, Danny Grody (chitarra/tastiere), Rich Douthit (batteria) e Trevor Montgomery (basso) accentuano il carattere ipnotico del loro sound attraverso ritmiche ossessive e dilatazioni esasperate. L’album inizia con il groove incalzante ed ripetitivo di Dark Passage che rievoca le immagini noir in bianco e nero dell’omonimo film con Humphrey Bogart e Lauren Bacall, mentre Bardo I (e successivamente Bardo II) sviluppano un ambient molto minimale ed ascetico, una sorta di esperienza intermedia tra due vite terrene. Le immagini cinematiche ed i ritmi martellanti sono ripresi in Horizon e successivamente in Continuum, mentre The Skull Hand Smiles/May You Fare Well e la conclusiva Fountain sviluppano sonorità diluite e spacey che sembrano fluttuare indefinitamente. Un album che non delude.
Felice Marotta
Temporary Residence
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