Christian Fennesz e Riuchi Sakamoto sono due musicisti che amano le collaborazioni. Per entrambi la più famosa è quella con David Sylvian, che è l'ideale trait d'union nel gioco dei sei gradi di separazione. Sakamoto è un artista che ormai non ha bisogno di presentazione, vista la sua lunga carriera nella musica e nel cinema, sia come attore che come compositore.
Molto più di nicchia l'opera di Fennesz, nato a Vienna il Natale 1962, autore di sei album solisti (“Endless Summer” e “Venice” i più indicati per chi non conosca il suo lavoro), in cui si esprime tramite l'uso di una chitarra trattata mediante computer. È una musica ostica la sua, tra l'ambient e il rumorismo puro e così, diciamolo subito, è un disco ostico, per i non appassionati del genere, questo “Flumina”. Le personalità dei due artisti a volte si fondono, a volte uno prevale sull'altro. L'iniziale 0318, il brano più immediato del disco, è quello in cui il pianismo neoromantico di Sakamoto è più riconoscibile, nel dipingere una melodia sommessa. Armonie orientaleggianti segnano 0409, sul secondo CD. Maggiormente ascrivibili a Fennesz i brani che aprono il secondo CD, 0405 e 0407, i più affascinanti: nel primo note atonali di piano su un magmatico sfondo elettronico, nel secondo veloci arpeggi mentre l'elettronica crea suoni enigmatici. I brani restanti seguono perlopiù una medesima falsariga: note minimali di pianoforte su sfondo elettronico tipicamente ambient. Un disco molto bello per gli appassionati delle avanguardie, forse inascoltabile per la maggioranza silenziosa.
Alfredo Sgarlato
Fennesz
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