da un po' di note biografiche: i signori arrivano dall'Inghilterra, Londra, per la precisione, il che, visto come suonano, non è strano. Hanno alle spalle due album, usciti però parecchio tempo addietro (2006 e 2007), che hanno fruttato loro critiche molto positive e lanciato le loro esibizioni dal vivo. Per questa nuova uscita il leader, cantante e chitarrista Harry “Heck” Armstrong ha fatto un bel repulisti, sostituendo tutti i membri del gruppo, che attualmente annovera Roland Scriver alla chitarra, Peter Theobalds al basso e Neil Grant alla batteria. Ritorniamo allora alla storia dei King Crimson che incontrano i Kyuss: è una semplificazione che i nostri utilizzano probabilmente con l'intento di attrarre qualche ascoltatore distratto o lontano dal genere di riferimento. Però, se prendiamo la cosa nel modo sopra descritto, non andiamo poi tanto lontano dalla verità. Il suono dei nostri è oscuro e riverberato, come da buona pratica “stoner”, ma il buon vecchio 4/4 viene sostituito dai tempi dispari e stacchi vari dell'ottimo batterista, protagonista assoluto del sound del gruppo, ben in tono con il possente tono della voce di Heck Armsstrong e con il rifferama poderoso delle chitarre che in più occasioni orecchia la tarda produzione dei King Crimson, senza ovviamente raggiungerne i vertici tecnici, ma in modo assolutamente funzionale al risultato finale. La track list parte alla grande con la paradigmatica As The Earth Forgets Us, sei minuti abbondanti che chiariscono subito le idee su dove il gruppo voglia andare a parare, con il suo tempo dispari e un intro di chitarra “crimsoniano”. Le tematiche affrontate nell'opener hanno conferma nel prosieguo dell'album, come testimonia il quarto pezzo, Thee Absurd, del quale il gruppo ha messo in circolazione il video, molto “classico”, registrato in studio, che ci mostra i nostri capelloni molto gioviali. Oltre all'opener, prediligo la lunga Senescence, oscura e complessa, con il gran lavoro del batterista in evidenza, Blueshifts, molto “stoner”, con i chitarroni all'unisono e l'ultima, incalzante Red Grey Eye, ma è tutto il disco che, alle mie orecchie di “non metallaro”, è di notevole livello e riesce ad essere contemporaneamente piacevole senza essere troppo facile e ovvio.
Luca Sanna
Exile on mainstream/End of level boss
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