Ventisei anni dopo l’inascoltabile “She’s the boss”, che segnò l’inizio di una a dir poco imbarazzante carriera solista, ecco che Sir Mick Jagger riesce finalmente a offrirci un album degno del suo nome al di fuori delle inespugnabili mura del Regno di Pietra. Grazie al (non) piccolo aiuto di amici quali Dave Stewart, Joss Stone, Damien Marley e il compositore di colonne sonore e arrangiatore indiano A. R. Rahman, Mick e i suoi Superheavy
ci regalano un piccolo capolavoro. India e Caraibi in salsa Stones. Miracle worker, il primo singolo estratto dall’album, è leggenda. Never Gonna Change e Energy paiono schegge impazzite di “Sticky Fingers”. Rahman cesella arrangiamenti d’incenso, sitar e tabla (Unbelivable) e compone la straniante ed evocativa Satyamava Jayate (Verità senza trionfo) dove l’ugola degli Stones incontra il sanscrito(!). Ma la vera regina del disco è la bravissima e sensualissima Joss Stone (nomen/omen). Voce sublime e carisma tracimante.
Un sogno i suoi duetti con Mick, una meraviglia ammaliatrice il suo timbro, la sua passionalità da autentica soul sister, il suo fascino ormai più che degno delle grandi voci, nere e bianche, che hanno scritto la storia del rythm ‘n’ blues. Dave Stewart si supera ancora una volta nelle vesti di produttore e si riconferma in quelle (scomodissime) di miglior chitarrista “reggente” in assenza di Sua Maestà Keith Richards.
Vengono in mente le frequentissime incursioni nel reggae dei Glimmer Twins, specialmente quelle degli anni '70 e primissimi anni '80. Come non citare il bellissimo, ma purtroppo dimenticato “Bush Doctor” del compianto Peter Tosh e in particolare il felicissimo e trascinante singolo (You gotta walk) Don’t look back. Ritmo di Kingston, fascinazioni indiane e pulsioni rock’n’ roll. Questa è musica baby! Dance little sister, dance!
Maurizio Galasso
Energy
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