Comunque, eccoci pronti ad affrontare la seconda autoproduzione di questi quasi veterani della scena punk milanese, in giro dal 1994 con immutata convinzione. In effetti il gruppo ruota intorno alla figura del cantante e chitarrista Araya, unico superstite del trio originale, trasformatosi nel tempo in un quartetto, proponendoci un hardcore-punk veloce e piacevole, imparentato con gli amati Ramones e con certe sonorità Oi! d'oltremanica. Tredici pezzi monolitici, quindi, che, per noi superstiti del '77, rappresentano una boccata d'aria fresca e un salto nel passato: niente assoli e virtuosismi assortiti, solo chitarroni ai 100 all'ora, batteria in 4/4 e basso pneumatico, con l'unica caduta di tensione, a mio
parere, della cover di Battiato (Voglio Vederti Danzare), che, seppure adeguatamente velocizzata e distorta, rimane sempre quel che è. Al contrario, una menzione d'onore meritano l'iniziale, ironica, Milano, la fulminante Elicicoltura, le “politiche” Utopia, Multinazionali, No Nazi e Paura Di Reagire, nelle quali i nostri sfoggiano anche notevoli capacità dialettiche, con testi pieni di slogan efficaci e, permettetemelo, condivisibili. Meno efficaci dal punto di vista “letterario” sono le più “personali” La Mia Ragazza 3.20, Ilaria, Laura, ma, in fondo, quel che conta è la musica, il cui livello si mantiene alto per tutta la durata del disco. Ancora una menzione d'onore per la copertina in stile “wargames”, che ben si adatta allo stile combattivo degli Impossibili. Insomma, lode ai cuginastri padani, almeno questa volta.
Luca Sanna
GliImpossibiliMySpace
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