lunedì 27 giugno 2011

THIS WILL DESTROY YOU: “Tunnel Blanket” (2011, Monotreme Records)

C'è un vento gelido e tagliente che soffia in "Tunnel Blanket". Un disco del genere potrebbe tranquillamente provenire dalla zona più fredda del pianeta terra. E invece non è proprio così. I This Will Destroy You arrivano da una delle zone più calde degli states, il Texas. Il gruppo, formato da Chris King e Jeremy Galindo, Donovan Jones al basso e tastiere, Alex Bhore alla batteria, si riunisce intorno al 2004 per pubblicare l'anno successivo un eccellente EP dal titolo "Young Mountain" che li metterà subito sulla giusta strada.
Il primo album arriva nel 2007 e dopo ben quattro anni di attesa tornano oggi con questo nuovo lavoro. Siamo nel magico ma soprattutto complesso mondo del Post-Rock. Complesso perchè sin dalla sua nascita il Post-Rock è stato un genere tanto acclamato ma tanto discusso. Per molti oramai risulta un genere quasi morto e in tanti forse potranno dire che un disco come questo oggi forse non ha senso di esistere.E invece "Tunnel Blanket" dimostra di portarsi dietro le ambizioni di un disco speciale. La sfida da parte dei This Will Destroy You è di andare oltre il semplice concetto di post- rock per scaraventare l'ascoltatore in paesaggi sonori tanto densi quanto scarni e sheletrici. In questo senso la traccia iniziale Little Smoke ne è esempio lampante. Al limite tra l'etereo e il devastante, negli ultimi minuti mette quasi paura con la sua violenza sonora. Le sette tracce presenti in "Tunnel Blanket" si muovono lente come iceberg ed aggrediscono l'ascoltatore con vere e proprie ondate sonore che si alternano a momenti più onirici come accade in Glass Realms, Reprise e Killed The Lord Left For The New World. Come una tempesta di neve Communal Blood travolge tutto e tutti mentre Black Dunes sembra ricongiungersi con l'infinito. Si tratta di un lavoro quasi del tutto strumentale, tanto glaciale da gelarti il sangue nelle vene.Tra doom e shoegaze, tra epico e solenne. Non un disco rivoluzionario ma degno sicuramente di un ascolto attento.
Michele Passavanti
Monotreme Records

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