
L’album è un concept, nella migliore tradizione del progressive rock, che trae spunto da una massima dell’illustre astrofisico statunitense Carl Sagan: “Se davvero fossimo soli (nell’universo, sottointeso) si tratterebbe di un grande spreco di spazio”. E le musiche che ci guidano attraverso questo tema sono ariose, eteree, rarefatte, cosmiche almeno quanto l’emozionante antefatto. More life forms evoca fin dalle prime pennate

La delicata To write me a song, uno dei momenti più toccanti dell’album, vede le limpide pennate pulite della chitarra acustica, gli archi del Mellotron e un tremolante, instabile synth che evoca un vecchio Theremin fare da semplice supporto a una splendida interpretazione vocale

Ma attenzione, non si pensi assolutamente che “We are not alone” sia un semplice compendio di 40 anni di prog-rock, art-rock e sperimentazione nelle sue forme più nobili! Niente affatto: Santanna mostra di aver metabolizzato con sentimento, gusto e sobrietà le influenze dei Vati che hanno costituito il suo percorso di crescita artistica e le rilegge con personalità, con intelligenza ma, soprattutto, con la grande capacità di permeare l’album di una toccante atmosfera, coerente, omogenea e costante in ogni dettaglio, che rapisce l’ascoltatore, lo coinvolge, lo accompagna dall’inizio alla fine in un vero e proprio viaggio ai confini dell’universo. Non resta quindi che aspettare con ansia “Layers of stratosphere”, l’album che consacrerà definitivamente Samuele Santanna nell’Olimpo dei più interessanti autori di prog-rock moderno.
Alberto Sgarlato
Lizards Records
We Are Not Alone Preview
Infinite Lactean Seashore
More Life Forms
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