giovedì 5 maggio 2011

THE SICK ROSE - "Shaking Street + The Double Shot EP" (2011, Area Pirata)


Era solo questione di tempo. E di tempo ne era trascorso tanto: ventidue anni. Più di quelli che dividevano la nascita dei Sick Rose dai loro padri putativi. Esiste dunque
un’ intera generazione che ha frequentato le fiere del disco e i siti per collezionisti cercando di recuperare il tempo che non fu loro concesso. Una intera generazione cui però il destino sta offrendo la possibilità di recuperare le pepite della seconda corsa all’oro della garage music, quella degli anni Ottanta. Miniere ricche un po’ ovunque, anche qui in Italia, dove il filone aurifero scorreva proprio sotto il letto del Po, a Torino. Qui, all’ombra della Mole, nascevano i Sick Rose, dapprima fanatici teenager invaghiti del sound acido e compresso del Texas Punk e poi diventati capaci linotipisti di ogni carattere rock‘n'roll più autentico, in grado di spostare con abilità le assi di lavoro per potersi muovere con agio su intelaiature power pop, Motor City sound, proto-hard e raffinando le iniziali influenze sixties-punk che tuttavia torneranno a far capolino più e più volte durante tutta la loro storia. Dopo le allucinazioni texane di "Get Along Girl!" e "Faces" dunque i Sick Rose cominciano ad allargare gradatamente le maglie del loro suono.

Il primo passo è il doppio 7” "Double Shot", uscito nel 1987 per la Electic Eye, che se da un lato ribadisce l’amore della band per le teen band dei sixties (in questo caso sono due cover di Golden Dawn e Ugly Ducklings ad avvalorare il concetto), dall’altro traccia una via un po’ più personale di rielaborazione attraverso il beat saltellante e colorato di Hammond di When the sun refuses to shine (che verrà successivamente rielaborata col supporto di Beppe Crovella sull’album "Floating", NdLYS) e l’audace impennata di It s hard dove l’elemento Farfisa che ha caratterizzato, assieme all’uso pesante del fuzz, la prima fase del gruppo comincia a stemperarsi, mascherandosi dietro l’assalto delle chitarre. Il cambio di rotta avviene con il secondo album, con l’innesto di un secondo chitarrista a sottolineare la scelta di voler impennare il proprio guitar sound allontanandosi da scelte estetiche troppo vincolanti. Lo scatto di copertina rivela già la mutazione in atto: l’immagine del gruppo è adesso meno rigidamente vincolata dall’iconografia teen-punk delle copertine dei primi dischi, una alterazione confermata sul piano artistico dalle dieci tracce di "Shaking Street", un fulminante concentrato di Saints, Flamin’ Groovies, MC 5, Droogs, Real Kids che, malgrado negli anni seguenti venga poi considerato da Luca Re come un disco di transizione verso l’approdo hard di "Renaissance", ridimensionandone la portata storica, rimane una diapositiva sconcertante dell’abilità inattesa mostrata dal quintetto piemontese nel tenere le redini di un suono che ha geneticamente fagocitato la spirale proteica del rock‘n'roll classico e ne ha assorbito le sue caratteristiche strutturali.


Un documento che certifica la stagione di muta che sta caratterizzando la scena neogarage storica mondiale, di cui i Sick Rose fanno parte a pieno titolo ma che non è ancora del tutto stata accettata dal vecchio pubblico, tanto che "Shaking Street" registrerà una flessione delle vendite incrementando invece il numero dei concerti, prima limitati dalle attività lavorative di Rinaldo Doro che non permettevano assenze prolungate per affrontare il calendario dei concerti. Ed è qui, sul palco, che i Sick Rose fanno crollare le diffidenze residue con uno spettacolo appassionato, dove i nuovi pezzi hanno modo di scuotere la platea e di esplodere senza le limitazioni che in fase di missaggio penalizzeranno la carica di molte canzoni. Little Girlie Pearl, Like the other kids, She‘s got, A kiss is not enough, Little Sister, Teenage Nightdrive, alternate alle cover di Up is Up, Shaking Street, Raining Teardrops e a un lentaccio torbido come Don‘t keep me out (che urbanizza e aggiorna il linguaggio degli Animals) diventano per un po’ il nuovo alfabetiere del rock‘n'roll costruito in Italia su progetto americano. La ristampa Area Pirata arricchisce la scaletta di "Double Shot" e "Shaking Street" con un paio di inediti risalenti a quel periodo: una versione acustica del classico degli MC5 molto vicina alla versione di "Babes in arms" e una cover di Yesterdays Numbers da quel "Teenage Head" che proprio allora gira ininterrottamente sui piatti di Diego Mese e Luca Re. Non so a quale generazione apparteniate, ma se non avete ancora sostituito tutta la vostra riserva di testosterone con quella della somatostatina, finirete in un modo o nell’altro appiccicati qui dentro.
Franco “Lys” Dimauro
Sick Rose - 99th Floor
(live at "La Mecca Club", Florence Jan. 8, 1988)
Area Pirata

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