mercoledì 12 gennaio 2011

LIVE REPORT - "Nightmare Before Christmas" Festival - Butlins, Minehead, Somerset (UK) 3-4-5 dicembre 2010

Nightmare Before Christmas

Quando nell'aprile del 2010 i canadesi Godspeed You! Black Emperor hanno annunciato il ritorno all'attività a distanza di quasi 8 anni dal loro ultimo concerto, i numerosi fan sparsi per il mondo hanno provato un balzo al cuore. I Godspeed You! Black Emperor sono generalmente conosciuti per aver portato il rock strumentale post-moderno (comunemente noto anche come post-rock) alle espressioni più alte e più cariche di fascino. Album come “f#a#∞ (1997)” e “Lift Your Skinny Fists Like Antennas to Heaven (2000)” sono considerati unanimemente tra le cose più intense e più influenti che il rock strumentale sia mai stato in grado di produrre, certamente un punto di passaggio obbligato per chi voglia comprendere il cambio di rotta del rock avvenuto a cavallo del millennio. Ne è testimonianza l'infinita quantità di band post-rock che attualmente affollano il panorama musicale.
L'occasione della reunion è stato l'evento ATP (il festival britannico All Tomorrow's Parties) organizzato a dicembre proprio dai Godspeed You! Black Emperor. Ne è risultato un festival davvero incredibile, fatto di sperimentazioni ed improvvisazioni, denso di sonorità barocche e postmoderne, sicuramente il più interessante, imprevedibile ed eclettico festival degli ultimi anni.

Venerdì 3 dicembre
Un mix di elettronica, IDM e melodia questo concerto dei franco-statunitensi Berg Sans Nipple che tuttavia ci ha lasciati completamente indifferenti.


Sabato 4 dicembre
I Bardo Pond sono una band psichedelica nata nel 1991, caratterizzata da sonorità costantemente alterate e ruvide, con forti influenze shoegaze e noise. Il loro concerto basato quasi completamente sui brani dell’ultimo album è piaciuto molto nonostante abbia lasciato deluso chi sperava di riascoltare le sonorità allucinate di capolavori quali “Tommy Gun Angel“ o di “Destroying Angel”. Ma era impossibile non rimanere incantati di fronte alla bellezza di una fascinosa Isobel Sollenberger, davvero in grandissima forma.
Mike Watt, conosciuto per essere stato il fondatore di band influenti quali Minutemen e fIREHOSE e per aver suonato anche nei riuniti Stooges, dimostra (con i Missingmen) di essere ancora un grandissimo bassista e ci diletta con un'ora e mezza di rock sempre denso di suggestioni punk.
Non basta invece all'eccentrico giapponese Maher Shalal Hash Baz intenerirci con tutta la famigliuola al seguito, figlioletta compresa ai tamburelli, per convincerci di una proposta che ci ha lasciati completamente indifferenti.
In un auditorium molto dispersivo e di fronte ad una platea numerosa che non consentiva forse di creare un'atmosfera più intima e raccolta, la bella Scout Niblett ha conquistato tutti con la sua grinta ed il suo forte fascino. Molto belli i brani voce e chitarra, con una strepitosa versione di Nevada. Gli inglesi Tindersticks hanno vissuto nel 1992 un periodo di grande successo, che tuttavia non ha consentito loro di superare del tutto l'immagine di una indie-band di nicchia. Un gran bel concerto quello dei Tindersticks, gentlemen romantici sempre in grado di affascinare.
I newyorkesi Oneida hanno presentato una jam-session di dieci ore, denominata Ocropolis. Sonorità minimali, ripetitive, contaminate di eclettismo sono l’effetto di una sperimentazione barocca che ricerca nei pattern lentamente variabili nel tempo le chiavi dei meccanismi inconsci. Grande band e grande session!
L'ultima ora della session è stato un impressionante viaggio senza ritorno. Il loro non è barocchismo autoreferenziale, ma una ricerca delle strutture più profonde del reale. E non è certamente un esercizio fine a se stesso questa jam-session di dieci ore densa di sperimentazioni ed improvvisazioni, di strutture sonore che variano lentamente nel tempo, che deviando impercettibilmente dalla strada tracciata consentono alla lunga di esplorare regioni lontanissime. Certamente tra le cose più seducenti ed estreme di questo festival.
Gli olandesi The Ex , conosciuti per avere rivoluzionato il punk-rock degli anni '80 non hanno di certo deluso le attese. Il loro anarco-punk non sarà forse quello delle origini, ma è ancora vivo e pieno di energie. Con Maybe i was the pilot sono ancora in grado di far scatenare gli animi. Grande classe.
Non è facile riuscire a far ballare il pubblico all'una di notte dopo dodici ore di festival. Ci sono riusciti i californiani Thee Oh Sees con il loro psych-garage, che con i brani dell'ultimo "Warm Slime" hanno fatto scatenare il pubblico in un pogo esagitato. Gran bella band.

Domenica 5 dicembre
E’ difficile spiegare il balzo al cuore che abbiamo provato quando i Godspeed You! Black Emperor (che hanno suonato anche venerdì e sabato) hanno iniziato a suonare Storm.
Non è facile comprendere cosa vi sia alla base della capacità con cui insistono sul nostro inconscio, con cui sono in grado di trascinarti in quegli spazi in cui le sensazioni sono un tutt’uno con l’emotività.
Sullo sfondo scorrono immagini che evocano scritture in linguaggi che spesso non conosciamo, che raccontano una storia, una successione di momenti più o meno nitidi. Un film senza immagini, un paesaggio sonoro, un flusso di vaghe e persistenti impressioni, che non riusciamo completamente a comprendere, figure di una realtà smisuratamente distante dalla nostra mente. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a qualcosa che ci sovrasta.
Quando ascoltiamo Monheim vediamo la nostra esistenza scorrerci davanti, sovrastarci, sfuggirci. Ogni momento del presente si porta appresso una infinità di sensi passati e futuri, ma non è nel passato o nel futuro che si prova gioia o sofferenza, ma in quel presente che scorre come una cesoia, che taglia.
E' lo scorrere del presente il tema costante di tutta la produzione dei Godspeed You! Black Emperor. Questa monumentalità ci attrae e ci inquieta, genera stupore e paura, accede alle regioni più profonde del nostro inconscio. Questa è la grandezza ed il fascino dei Godspeed You! Black Emperor.
I Godspeed You! Black Emperor si sono concessi in 3 concerti durante le 60 ore di festival. Una esperienza che si ha difficoltà a dimenticare.
Yomul Yuk acerbi e poco convincenti.
L'art-punk degli scozzesi Country Teasers è stata letteralmente indigesta. E' il momento di apprezzare la storica formazione tedesca dei Cluster, pionieri dell’elettronica sin dal 1971, che si sono concessi in una vera e propria ‘lectio magistralis’, a metà strada tra una esibizione di arte contemporanea ed un concerto di musica d'avanguardia.
I Neurosis (avevavo suonato anche sabato): ci posizioniamo alla sinistra del palco proprio sotto il grande amplificatore con un risultato assolutamente devastante per le nostre orecchie e per la nostra mente. La brutale violenza in decibel degli amplificatori e le luci blu stroboscopiche miscelano i suoni in una forma d’onda vibrante di rara potenza, coinvolgendo il pubblico in una ipnosi profonda e pesantissima. La versione finale di Through Silver in Blood con cui chiudono il concerto, sarà capace di dar vita ad un energico ed ipnotico pogo collettivo.
Sebbene il nostro Keiji Haino sia sulla soglia dei 60 anni, dimostra ancora di avere idee e passioni straordinariamente vive. La sua chitarra psichedelica è un sorprendente generatore di ‘attrattori strani‘ dalla potenza davvero strabiliante. Keiji Haino riesce manovrare macchinari che riproducono suoni al solo seguire dei movimenti del corpo, il che rende il suo show una straordinaria performance di arte e musica. Un'esperienza estrema.
The Sadies con il loro country rockabilly hanno chiuso il festival, ma forse eravamo troppo stanchi per accorgercene.
Felice Marotta
(fotografie di Felice Marotta)

Deerhoof
HangedUp
Marissa Nadler
NoMeansNo
Mahjongg

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