“Glimmer” è il settimo album di Michal Jacaszek, che fa seguito ai precedenti “Pentral” (2009) e “Treny” (2008) ed oscilla ancora una volta tra una ricerca di una estetica classica ed una sperimentazione più moderna. Jacaszek è sempre stato convinto che dietro il mondo materiale vi sia una realtà da svelare. Ridare luce a questo mondo nascosto: è questo il progetto di Jacaszek. E’ indubbia la capacità di fascinazione che il barocco esercita sul compositore polacco.
Ne è testimonianza la ricerca quasi maniacale di un equilibrio naturale tra le sonorità ottenute con il clavicembalo, il clarinetto ed altri strumenti antichi e le sonorità elettroniche realizzate attraverso texture drone molto frastagliate e frattali, che ricordano per certi versi le sperimentazioni di Tim Hecker. Il risultato di questo “Glimmer” è davvero incredibile e mostra un Jacaszek in una fase di grande ispirazione. Come detto, il barocco costituisce il baricentro di questo lavoro. Il barocco non visto come l’esaltazione dell’ornamento o della decorazione, ma al contrario come l’esaltazione dell’eccesso, dell’inesauribilità delle cose. “Glimmer” è una sorta di lente che consente di vedere la bellezza vertiginosa ed inesauribile delle cose. L’album inizia con il respiro leggero di Goldengrove. Subito dopo Dare-Gale si sviluppa con un incedere pesante e misterioso, il cui il fluire del tempo è cadenzato dagli scricchiolii di oggetti sottoposti a tensione. In Pod Swiatlo il clarinetto impone atmosfere molto cupe. Ma l’effetto disgregante e frattale del barocco esplode pienamente in Evening Strains to be Time's Vast, brano in cui una marea sonora acquista progressivamente energia sino a degradare in un’onda frastagliata di rumore. Even Not Within Seeing of The Sun esprime un’inquietudine sottile che fatica a prendere forma, mentre Windhove è una luce fievole che porta con sé una bellezza appena accennata e sfuggente. Questo “Glimmer” è un lavoro davvero enorme, certamente una delle cose più significative ed ispirate del 2011. “Ho provato ancora una volta a creare una bellezza fragile e luminosa dietro l’apparenza della realtà”, rivela Jacaszek. Come non dargli pienamente ragione.
Felice Marotta
Ghostly International/Glimmer
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