I cosentini Kartoons sono una delle band neo-garage italiane più longeve: sono in giro ed operativi dal 1992 - vent’anni quindi nel 2012 che sta per iniziare – a ridosso di quella incredibile stagione garage-revival che contò anche in Italia numerose e creative band. I Kartoons affondano le loro radici musicali ed artistiche nella mod culture, soprattutto grazie al (ancor oggi) leader Francesco Ficco, cantante, chitarrista e compositore: bastava assistere ad uno dei loro vibranti concerti (come è successo a chi scrive) negli anni ’90 o nei primissimi 2000 per toccarle con mano queste gloriose radici, e godersi splendide rivisitazioni di brani dei Creation, Who, Easybeats, Birds, Lower Third, Pretty Things. Notevole anche la perizia strumentale del chitarrista Johnny, del bassista Maurizio e del simpaticissimo batterista Victor. Ma voglio sottolineare che Francesco Ficco è sempre stato anche un attivo agitatore/addetto ai lavori musicale: mi piace ricordare il suo bel magazine cartaceo in lingua inglese Psychotic Web, ricco di preziose interviste ed approfondimenti su bands beat, freak beat e garage dai ’60 in poi, nonché il suo amore viscerale per il beat italiano ma soprattutto per gli anglo-italiani Rokes, di cui presto avremo l’onore ed il piacere di pubblicare suo materiale su Distorsioni. Dopo molti piccoli pezzi in vinile e partecipazioni a compilations garage i Kartoons incidono nel 1998 “Introducing …”, il loro primo lavoro full-lenght su rigoroso vinile per la For Monsters Records, ristampato qualche tempo dopo anche su cd. In questi solchi già si cimentano in squisiti brani di loro composizione, anche in lingua italiana, pur lasciando ben nitidi connotati ed ascendenze musicali. Il vero salto in avanti artistico Francesco e c. lo fanno nel 2005 facendo uscire dopo sette anni un secondo lavoro in studio, “Undelivered”, per Mania R./Now Sound di Massimo Del Pozzo: approfondiscono ulteriormente la loro vena ispirativa, apportando sensibili mutamenti in un’espressività espansa che abbandona sensibilmente gli approcci musicali iniziali, o sarebbe meglio dire li sublima. In occasione di un’intervista che mi concesse allora Francesco, alla fine affermava: ‘Per quanto riguarda la direzione musicale da noi presa posso dirti di sicuro solo che continueremo a sperimentare e scoprire nuove sonorità senza farci limitare dall’appartenenza a stili o metodi compositivi. Siamo liberi. Faremo quello che più ci piacerà fare, per farlo sempre meglio’.
Ed è stato di parola Francesco insieme ai Kartoons tutti, perché questo altrettanto pregevole “Where rainbows end”, uscito in Marzo 2011, continua esattamente dove Undelivered si era interrotto: otto brani in cui le delicate e nostalgiche liriche esistenziali di Francesco Ficco ('All my life i tried to find good vibrations for my mind …', from I can see through you) sono rivestite di un rilassato manto strumentale, nel quale le chitarre elettriche (mai troppo dirette) si lasciano affiancare senza forzatura alcuna dal ricco cromatismo di un synth analogico, di un mellotron, harpsichord, organo, piano nonché da un mandolino e gentili 12 strings guitar Rickenbaker ed Eko Ranger. Il canovaccio che i nostri privilegiano (come in “Undelivered”) è quello della ballata freakbeat pensierosa ed autunnale (Every rainy day, I am the universe, I will make you believe) impregnata di buoni e positivi sentimenti ma anche di un’inguaribile disillusione ('Now you wanna go and nowhere is the place', from Nowhere is the place). I tanto amati furori mod, ben calibrati, si possono rintracciare di sfuggita qua e là, ma soprattutto nell’epica I can see through you, introdotta dal sitar di Gianfranco Carofiglio (quel G.C.?), che sembra uscita dalla penna dei tardi maturi Small Faces di “Ogden’s Nut Gone Flake”.
I Kartoons amano sperimentare e di quali delicatezze/finezze ispirative siano capaci è lampante nello stupendo breve (purtroppo) strumentale Blossom Spring, che prevede i soli Francesco (acoustic 12 strings guitar, mandolin) e Johnny (mellotron), o nella finale Ride the rainbow, nella quale si continua e si ottimizza un lavorar di fino e di eleganti sfumature timbriche, con l’impiego di xilophone, brass arrangement, pizzicato strings. La sofisticata marcetta vaudeville Ride the rainbow non potrà non ricordare ai veterani in ascolto la lussureggiante estetica ‘Pepper – iana’ dei Fab-Four, sia (sfacciatamente) all’inizio che nel suo svolgimento, un sorta di trasognato mix tra Being for the benefit of Mr.Kite! e Something happened to me yesterday di Stones-iana memoria ('Riding, flying, and i feel like swimming in mist of time ...). Bella anche l'immaginifica Mister Livingston, interpretata dal bassista Mauri, dai distesi richiami esotici, anche parecchio radio-friendly direi.
‘“Where rainbows end” è uscito ufficialmente a marzo 2011 – mi spiega Francesco - registrato e mixato tra il 2009 e 2010. Il tempo che intercorre tra la registrazione e l'uscita è sempre lunghissimo, anche perchè si era tentato invano di farlo stampare ad un'etichetta. E' totalmente autoprodotto, infatti è un nolabel, il primo caso di autobootleg della storia forse!'.
E allora non si può non constatare ancora una volta come continui ad essere così difficile in Italia (stessissima cosa successa ai Loose del recente “Dodge This!” e chissà a quante altre bands nostrane) per artisti dotatissimi ed ispirati come i calabresi Kartoons la vita e la gestione dei loro manufatti. Si direbbe addirittura che sia in atto un ritorno massiccio all’autoproduzione (un ulteriore sintomo della crisi che attanaglia anche l’industria discografica?), cioè ad una situazione anteriore alla rigogliosa fioritura delle indie-labels. “Where rainbows end”, pur nella sua confezione artigianale, è disco che nobilita ed arricchisce lo scenario rock nazionale - e lo dico con tutto l’orgoglio meridionale di cui sono capace - quanto il nuovo album power-pop dei (più hype? più supportati?) Sick Rose e quello del clamoroso ritorno 'psichedelico' dei No Strange. Bentornati Kartoons!
Wally Boffoli
The Kartoons MySpace
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