quando però negli ultimi vent’anni si è lasciato volontariamente soffocare dalle spirali del blues ha dimostrato di avere ancora parecchie frecce al suo arco. Parliamo di album notevoli come “From The Cradle” (1994, Reprise) e l’ottimo omaggio acustico-elettrico a Robert Johnson “Me and Mr.Johnson" (2004, W.B.). Nella sua mai paga esplorazione delle varie forme del blues Clapton approda con questo nuovissimo “Play The Blues, Live From Jazz At Lincoln Center” all'originario blues-jazz anni 20, quello nato nelle bettole e nei bordelli di New Orleans.
Suo partner il titolato ottimo trombettista Wynton Marsalis: non ci è dato di sapere chi sia il vero artefice dell’operazione, certo è che i due si sono attorniati di un ricco combo di otto elementi -
Dan Nimmer (piano),
Carlos Henriquez (basso), Ali Jackson (batteria), Marcus Printup (tromba), Victor Goines (clarinetto), Chris Crenshaw (trombone), Don Vappie(banjo) e Chris Stainton (tastiere) – riproducente addirittura la formazione della primissima King Oliver’s Creole Jazz Band. Fatalmente la chitarra solista di Clapton finisce col perdersi un po’ nei lussuriosi arrangiamenti e nella folta sequenza dei soli di musicisti abilissimi, che vanno a ricreare grasse, ridanciane atmosfere dixieland e lente, dolenti funeral marchs.
Trattasi di un lavoro decisamente corale nel quale Clapton sembra sacrificare-sublimare volentieri le sue smanie di protagonismo: forse è proprio la giusta chiave per leggere questo disco, che sintetizza una serie di concerti tenuti nell’aprile del 2011 al Jazz At Lincoln Center di New York. Se non avete almeno un po’ di dimestichezza con i generi suddetti difficilmente apprezzerete questo lavoro, che per certi versi ricorda “Jumpin’ Jive” di Joe Jackson (1981), che ossequiava però molto di più gli splendori dell’era swing. Il momento più debole del lavoro coincide con l’ennesima rilettura del classico Layla, unico brano autografo presente: Clapton poteva risparmiarcela, vittima di un arrangiamento decisamente avvilente; prende quota nella fase finale solo grazie ad un ispiratissimo solo della trumpet di Wynton Marsalis. Così come era preferibile non ci tediassero ad oltranza con la solita banale Ice Cream, divenuta un frusto luogo comune del dixieland mood. Ottime invece le riletture di brani classici come Forty-Four, un blues di Howlin’ Wolf/Chester Burnett (che ad un orecchio esperto ricalca la Little Girl del celeberrimo album "Bluesbreakers John Mayall with Mayall-Clapton"), e Corrine, Corrina con alla voce l’inossidabile settantenne bluesman di colore Taj Mahal, anche in Just a Closer Walk With Thee con un indovinata performance al kazoo. Taj Mahal lo ritroviamo nella bonus track Stagger Lee (la rivisitò anche Nick Cave in “Murder Ballads”) inclusa solo nella versione DVD uscita insieme al cd. La domanda finale é: ha un senso un disco 'oleografico' - soprattutto nelle parti decisamente votate ad un dixieland da cartolina - come questo nel 2011?
Wally Boffoli
Rhino/Marsalis-Clapton
2 commenti:
Ma che cosa stai dicendo Leyla da sola vale il prezzo del CD tu di musica non ci capisci niente cambia mestiere
Alessio Lodesani
Caro sign.Lodesani ma ci conosciamo? Ha un tono molto confidenziale con me, io non la conosco, e la prego di moderare i termini: lei oltre che maleducato é arrogante ed ignorante perché non accetta un confronto e non si sforza di capire i motivi del mio giudizio critico.Cambi mestiere lei: da uomo diventi un sasso o una sedia così non offenderà più nessuno e starà zitto! Se si vuole confrontare io sono qua, se deve offendere lo faccia con qualche suo amico o parente ha capito?
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