Personaggio a tutto tondo, Silvia Bolognesi, a partire dalla scelta di uno strumento, il contrabbasso, tradizionalmente “maschile”, per proseguire con le qualificate collaborazioni (Tiziana Ghiglioni, Butch Morris, Tiziano Tononi e il New Nexus), e arrivare alle varie versioni del suo “gruppo aperto”, con il quale è giunta alla terza prova, che esce per l'etichetta discografica da lei stessa fondata
per dar seguito ai suoi progetti nella massima libertà. Dunque, questo lavoro, denominato “Large”, forse anche a segnalare l'aggiunta di tre membri nel “combo” originale, è stato registrato praticamente in diretta, in un teatro di Colle Val d'Elsa (la Bolognesi è toscana), con una formazione piuttosto inusuale, composta da quattro sax, trombone, due trombe, batteria, percussioni, vibrafono e, ovviamente, contrabbasso. Ne scaturisce un suono piuttosto peculiare, dentro il quale echeggiano Mingus, Carla Bley e certa avanguardia, tutte lezioni che Silvia e i suoi dimostrano di aver digerito assai bene e di saper padroneggiare in modo mai derivativo.
La Bolognesi non si riserva un ruolo preminente nell'economia del disco, anzi, lascia generosamente spazio ai suoi collaboratori, ottenendo un lavoro corale, in cui tutto il personale ha spazio per mettersi in evidenza. I brani presentano strutture armoniche piuttosto complesse, i temi sviluppati in modo corale dai fiati lasciano spazio ad assolo spesso dissonanti, mettendo in evidenza le attitudini “moderne” dei solisti. Insomma, le sonorità del gruppo riescono a conciliare l'approccio “free”, spigoloso dei solisti con la fruibilità dei temi e della scansione ritmica, offrendoci così un prodotto tanto godibile quanto affatto banale. La partenza è folgorante: Ernst è un pezzo che suona piuttosto tradizionale, con un ottimo assolo del trombonista Toni Cattano e uno, più “storto” di Piero Bittolo Bon all'alto sax.
Non è che l'inizio: “Large” ci conquista con una sfilata di brani potenti, tra i quali cito la corale What Was I Saying, Ansiosa, con il vibrafono in evidenza e il tema a sottolineare un'atmosfera in tema con il titolo, la lunga, swingante B.S.4 II b.s., la quasi bossa-nova di Buaah, che non si fa mancare momenti improvvisati dal tratto free. Non mancano, tuttavia, episodi più rarefatti, come Letto Grosso, con l'unico assolo della Bolognesi, l'ottima Dima, NOT The Ghost Trombone, in cui è ovviamente in evidenza quello strumento. Ma è inutile far classifiche, il disco si ascolta tutto d'un fiato e con soddisfazione.
Luca Sanna
FonterossaRecords
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