e con il pop elettronico dai suoni aspri e sporchi della title track. I ritmi sono sempre ballabili, anche se non mancano le ballatone strappacuore come Not anymore o Stars in your eyes ma i tre (a Nomi si aggiungono i produttori e strumentisti Andrew Raposo e Morgan Wiley) non abusano della cassa in 4, anzi azzardano ritmi funkeggianti come in Freak the night, con voci filtrati vintage.
In Prisoner of love appare la magica voce di Antony, che un duetto non lo nega a nessuno. Good to go è latina ma non kitsch.
Questo disco probabilmente per chi ascolta musica commerciale sarà già troppo sofisticato; per chi ascolta avanguardia sarà troppo leggero. Per chi ascolta di tutto è una serie di canzoni piacevoli e non banali, sebbene non esprimano una ricerca formale. Molto nostalgico, ma come lo è gran parte della musica di oggi, più credibile del cosiddetto Hipnagogic pop (Ariel Pink e simili) musica che sembra davvero, come è stato scritto, trasmessa da una radio low fi sintonizzata sul 1985. Qui lo spirito della New york pre-AIDS sopravvive.
Se Lady Gaga, che fa lo stesso genere ma molto molto più noioso, vende milioni di copie Jessica 6 possono sfondare, ma temo non abbiamo allo spalle lo stesso marketing. Non abbiamo di fronte i nuovi Soft Cell, ma Nomi Ruiz ha una gran voce e il disco merita la vostra attenzione.
Alfredo Sgarlato
Peace Frog Records
White Horse
Prisoner Of Love
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