
Nel panorama delle espressioni musicali contemporanee un ruolo altrettanto importante del rock lo svolgono le musiche elettroniche. Tra queste uno dei filoni più interessanti è quello del
"Dubstep". Si tratta di musica molto lenta, spettrale, con bassi profondissimi, batteria elettronica in battuta bassissima e con voci ed altre parti strumentali con pura funzione di contorno. É una musica molto evocativa, apocalittica, da fine del mondo. Il Dubstep si può considerare la continuazione del primo
trip hop, quello dei gruppi di Bristol (
Massive Attack, Tricky, Portishead), reso ancora più estremo e catacombale. Le prime incisioni del genere arrivano nel 2005 per l'etichetta
Hyperdub, fondata qualche anno prima come webzine da
Steve Goodman, che incide anche dischi

come
Kode9 in coppia con
Stephen Samuel Gordon alias
The Spaceape.
“Memories of the future” (2006) il loro disco più importante. Brani come
Black sun mantengono i ritmi spezzati della
jungle ma abbinandoli con atmosfere di tregenda,
2 far gone è minimale e ripetitiva. La solenne
9 samurai è più nelle coordinate del genere.
Le opere più interessanti dell'etichetta
Hyperdub sono quelle di
Burial, soprattutto
“Untrue”(2007). Burial, giovanissimo, è uno dei personaggi più misteriosi del mondo della musica.

Non si conoscono l'identità ed il suo volto, non rilascia interviste ma solo brevi dichiarazioni attraverso il libretto dei dischi. Brani come
Untrue, percussioni ritmate, voci lontane e ondate di tastiere descrivono un mondo in rovina.
Endorphine con le sue voci infantili o
Near Dark, appena più ritmata, sono ancora più inquietanti. Altri capisaldi del genere sono
“A mutual antipathy“ (2008) di
Scuba, alias
Paul Rose e
“Cloudseed” di
Vex'd, ossia
Jamie Teasdale e
Rony Porter, uscito nel 2010 ma contenente registrazioni dell'inverno 2006/7.

Un titolo come
Systematic decline di Scuba è già programmatico per chiarire la visione del mondo degli artisti Dubstep. La musica di Scuba, strumentale, è però meno deprimente e più melodica rispetto a Burial, vedi
Disorder o
Poppies, sempre però in battuta bassa e suoni plumbei.
Vex'd sono senz'altro i più originali del lotto. Ascoltate il loro remix del
Quartetto No° 2 di Prokofiev, trasformato in rumorismo quasi puro. Incubi tecnologici come
Killing floor o
Heart space con la voce sottile di
Anneeka, avvicinabile ai primi Portishead ma molto più radicale, non sono certo consigliabili per un picnic o una festa scolastica, ma hanno un innegabile fascino perverso.

Altre uscite interessanti, tra le più recenti,
“Consolamentum” (qui a sinistra) di
Richard A. Ingram, leader dei postrockers
Oceanside e
“Voices of Dust” (qui sotto a sinistra) dei
Demdike Stare (
Sean Canty e
Miles Whittaker). Con loro si sfiorano l'industrial e la musica atonale:
Forest of evil piacerebbe ai fans di
David Lynch,
Bardo Thodol ha inserti etnici,
Rain and shame evoca fantasmi.
Tutto sommato il Dubstep è la nuova incarnazione di quell'anima gotica, o dark, che permea tutta la musica inglese, dai
Black Sabbath alla
musica industriale passando per il post punk: si mantengono i tempi lenti e il predominio del basso, con suoni campionati al posto delle chitarre o dei sintetizzatori.

Dominano le atmosfere plumbee, da periferia industriale depressa, una rappresentazione del mondo come nella fantascienza più pessimista. Potremmo dire che il Dubstep è la perfetta rappresentazione artistica/musicale dell'
“idea di futuro come minaccia”, secondo la formula dello psicoanalista
Miguel Benasayag. Però ha un suo fascino morboso, quello di un horror in bianco e nero, o di una performance di arte contemporanea. Musica non per tutti, che richiede un ascolto attento, la più rappresentativo dei tempi in cui viviamo.
Alfredo Sgarlato"Dubstep" Discografia Essenziale:Kode9 : “Memories of the future" (2006)
Burial: “Untrue”(Hyperdub, 2007)
Scuba: “A mutual antipathy“ (2008)
Vex'd: “Cloudseed” (2010)
Richard A. Ingram: “Consolamentum”
Demdike Stare: "Voices of Dust”
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